Ministri di Parigi e capi indigeni cercano ad Aix la via della pace di Sandro Volta

Ministri di Parigi e capi indigeni cercano ad Aix la via della pace Ministri di Parigi e capi indigeni cercano ad Aix la via della pace Aperta (forse troppo tardi) la conferenza convocata da Faure -1 dirigenti marocchini chiedono il ritorno del sultano deposto - il gen. Koenig contro i colleghi del Gabinetto francese (Dal nostro corrispondente) Parigi, 22 agosto. La « conferenza della conciliazione » si è aperta stamane a Aix-les-Bains.' Questo confronto diretto, che nel corso della settimana, metterà i cinque rappresentanti del governo francese (il presidente Edgard Faure e i ministri Pinay, July, Robert Schuman e Koenig) di fronte ad una quarantina di personalità, esponenti di ogni tendenza politica marocchina, si è iniziato in una atmosfera di estremo malessere, dopo le sanguinose sommosse di sabato nell'Africa settentrionale. Quelle sommosse dimostrano quanto siano pericolosi i rimedi presi alla ventiquattresima ora. Alcuni mesi fa Pierre Mendès-France, l'uomo che aveva riportato la pace e la collaborazione amichevole in Tunisia, venne rovesciato dall'Assemblea Nazionale perchè si proponeva di attuare la stessa politica anche in Algeria e nel Marocco. Anche il suo successore, Edgard Faure, avrebbe voluto fare altrettanto, ma gli esponenti della destra che fanno parte del suo Ministero glielo hanno impedito con una tenacia, che non si sarebbe piegata neppure di fronte alla crisi governativa. Si arrivò cosi alla vigilia della data fatale del 20 agosto, e soltanto allora il Presidente del Consiglio riuscì a far approvare la convocazione della Conferenza ci Aix-les-Bains: troppo tardi per arrestare il meccanismo insurrezionale preparato da lungo tempo. Il fatto che le grandi misure di sicurezza prese dai comandi militari (tutt'altro che indulgenti verso i nazionalisti algerini e marocchini) siano state impotenti ad impedire un'insurrezione a data fissa, che non era un mistero per nessuno, è la prova che la situazione non può più essere fronteggiata con la forza. Le trattative, che le destre hanno ostinatamente impedito finora, si sono rese ormai inevitabili, ed è ciò che ha affermato il min'stro Pierre July quando, nel momento che stavano per aprirsi i colloqui di l e e i o a e a a a i o a e i o e , r e e ry i Aix-les-Bains, ha detto che lessi segnano «la volontà del governo di cercare ogni mezzo per riportare la pace negli spiriti ». Il primo personaggio ricevuto stamane dalla delegazione francese è stato, per ragioni di protocollo, il Gran Vizir, El Mokri, un centenario che è la massima autorità nel palazzo del sultano, del quale può essere considerato l'interprete più fedele. Pare che egli abbia parlato della profonda delusione di Ben Arafa il quale, convinto ormai di avere contro tutto il popolo, sarebbe deciso alla abdicazione. Le fortune di Ben Arafa possono infatti considerarsi definitivamente tramontate dopo due anni di trono. Se n'è avuta la conferma quando, subito dopo il Gran Vizir, sono stati introdotti successivamente davanti alla delegazione francese gli altri personaggi della sua corte. Uno di essi, il consigliere di Palazzo Temsamani, un grande amico della Francia che da tre anni fa parte della delegazione francese all'O.N.U., ha detto senza mezzi termini che «Ben Arafa è un uomo finito». Ha aggiunto però che non vorrebbe la vittoria d'un solo partito, quello nazionalista dell'Istiqlal, ma una soluzione d'unione nazionale. Ai colloqui assisteva il residente Gilbert Gràndval, che ha potuto offrire ai membri del Governo francese la prova dell'assoluta precisione con cui aveva descritto la situazione marocchina nei suoi rapporti. Dei suoi avversari, il generale Koenig non ha voluto dichiararsi ancora convinto, mentre. invece Antoine Pinay sembrava seriamente scosso. Nel pomeriggio è stata la volta del Glaui, il Pascià feudale di Marrakex, principale nemico del sultano legittimo Moljamed Ben Yussef e delle sue tendenze progressive, contro il quale organizzò il colpo di Stato che ne provocò la destituzione due anni or sono. Oggi però sembrava che anche lui avesse perduto gran parte dell'antica albagìa. Mol¬ tellmAcgBnitrt o . n ¬ te delle tribù berbere che gli erano fedeli gli si sono ribellate, ed ormai egli sente che la sua potenza volge al tramonto. L'ultimo dei fedeli di Ben Arafa, lo sceriffo El Kittani. capo delle Confraternite religiose, si presenterà a Aix-lesBains soltanto giovedì perchè, non avendo voluto affrontare il viaggio aereo, si è imbarcato via mare. Domani il Comitato ministeriale dei cinque ascolterà l'altra campana, quella dei fedeli di Ben Yussef. Si presenteranno prima i capi del Partito democratico dell'indipendenza, un Partito modernista sullo stesso tipo del Neo-Destur tunisino. In origine essi erano repubblicani, ma sostengono ora Ben Yussef 'perchè considerano un sopruso la sua deposizione. Mercoledì sarà la volta dei nazionalisti indipendenti, capeggiati da Si Bekkai, ufficiale dell'esercito francese, grande mutilato di guerra, che svolse a Parigi la propaganda a favore di Ben Yussef. Infine, giovedì, verranno ricevuti 1 rappresentanti del maggiore Partito marocchino, l'Istiqlal, che è un Pertito più tradizionalista di quello democratico dell'indipendenza, e con tradizioni monarchiche più remote e più profonde. I tre Partiti, che sostengono il ritorno di Mohamed Ben Yussef sul trono, e che rappresentano la quasi totalità dell'opinione pubblica marocchina, si sono accordati su un piano di richieste comuni: 1) abdicazione di Ben Arafa e nomina d'un Consiglio di reggenza; 2) formazione di un Governo in cui siano proporzionalmente rappresentate tutte le tendenze dell'opinione pubblica; 3) trattative fra questo Governo e il Governo francese per un programma di riforme, comprendente la definizione di nuovi rapporti giuridici fra la Francia e il Marocco e la democratizzazione del Paese con l'elezione di una assemblea legislativa; 4) tale assemblea si pronuncerà definitivamente sulla questione del trono- Sandro Volta nppdeuc