La Francia teme che domani la rivolta divampi in Marocco

La Francia teme che domani la rivolta divampi in Marocco ORE DI INQUIETUDINE A PARIGI PER L'AGORA VARSI DELLA CRISI IN NORDAFRICA La Francia teme che domani la rivolta divampi in Marocco Ricorre il secondo anniversario della deposizione del Saltano - Il nuovo sovrano rifiuta di attuare le riforme; Parigi gli concede pochi giorni per mutare decisione - Altro sangue a Casablanca; un tabaccaio fiiofrancese bruciato vivo in piazza (Dal nostro corrispondente) Parigi, 18 agosto. Il Consiglio dei ministri si è riunito starnane sotto la presidenza di René Coty per decidere sulla posizione presa dal Sultano del Marocco a proposito dell'invito a formare un Ministero comprendente tutte le tendenze dell'opinione pubblica, che gli era stato rivolto la settimana scorsa dal governo francese. Al messaggio inviato al Presidente della Repubblica, Ben Arafa ne ha fatto seguire la notte scorsa un altro al Presidente del Consiglio, nel quale ripete press'a poco le stesse cose. Al governo francese, che attraverso il residente Grandvai gli aveva sottoposto una lista di personalità di ogni partito, nella quale avrebbe dovuto scegliere il nuovo Gabinetto di unione nazionale, il Sultano ha risposto che <per la scelta dei propri collaboratori, intende obbedire soltanto alla sua coscienza e al suo senso personale delle responsabilità > Valendosi delle sue innegabili prerogative sovrane, Ben Arafa ha perciò confermato ad Edgard Faure che è sua intenzione di formare un Ministero composto soltanto dai propri seguaci, lasciando agli esponenti degli altri partiti il compito dell'opposizione. Ha cioè ripetuto che ciò è conforme a quanto avviene in tutti i paesi democratici, nei quali c'è il governo, ma c'è anche l'opposizione. La situazione creata dall'ostinato atteggiamento del vecchio sultano è stata affrontata con estrema freddezza dal Consiglio dei ministri di stamane. Alla unanimità è stato confermato il piano proposto dalla Francia, ma è stato concessa una breve proroga a Ben Arafa, per un ultimo tentativo di farlo ritornare a più ragionevoli decisioni. Un messaggio urgente è stato inviato in questo senso — tramite la Residenza — al vecchio sovrano. • Ci sono però poche speranze che l'attesa possa modificare i dati di fatto di una situazione, a i à . o 1 e e e l o a a e e r tche si manifesta sempre più irreparabile. Anche ae Ben Arafa mutasse opinione all'improvviso, non ci sarebbe nessuna possibilità per lui di formare un ministero di unione nazionale. Delle tre grandi correnti dell'opinione pubblica marocchina — i tradizionalisti, i nazionalisti e ( moderati — soltanto i tradizionalisti sono disposti a collaborare con Vattuale sultano, che tutti gli altri considerano un usurpatore. Le grandi riforme politiche, economiche e sociali proposte dalla Francia non- avrebbero perciò nessuna possibilità di seria applicazione da parte di un ministero, formato dalla sola minoranza tradizionalista, ossia dai più accaniti avversari di ogni riforma. La posizione del sultano peggiora d'altronde di ora in ora, perchè anche . molti dei tradizionalisti, che finora lo avevano sostenuto, lo hanno abbandonato all'ultimo momento. Tale è il caso di numerosi « caiid », che erano considerati fino ai giorni scorsi i suoi seguaci più sicuri. A tutto ciò si aggiunga lo imminenza delle manifestazioni di protesta indette per domani l'altro, nel secondo anniversario della deposizione del sovrano legittimo. La tensione è cosi acuta che gli organizzatori di quelle manifestazioni non sono riusciti a tener calma la,popolazione neppure nelle 48 ore che mancano ancora per arrivare a quella data. Oravi incidenti* sono scoppiati la notte scorsa a Casablanca, con 4 morti e 8 feriti, e vi si sono ripetuti anche questo pomeriggio con altri 2 morti e una decina di feriti. Un polacco è stato salvato all'ultimo istante dal linciaggio; un tabaccaio marocchino, notoriamente filofrancese, è stato bruciato vivn in piazza su un rogo preparato con il tabacco della sua bottega. Cosi, pur accordando una proroga di qualche giorno alla scadenza che aveva fissato il sultano, il governo francese questa mattina non ha trascurato l'esame di altre soluzioni che potrebbe essere necessario adottare qualora si dovesse scavalcarlo. Fra l'altro, è stata considerata la possibilità di un confronto diretto francomarocchino, che avverrà probabilmente la settimana prossima a Parigi invece) che cNizza, come in un primo tempo era stato progettato. Rappresenteranno la Francia il Presidente del Consiglio Edgard Faure e i ministri July,. Pinay, Robert Schuman e Koenig; la pubblica opinione marocchina sarà rappresentata dagli esponenti di tutti i partiti. I cinque ministri francesi si riuniranno ancora domattina per decidere definitivamente la data dell'incontro, dopo aver conferito ■ col residente Qrandval che doveva arrivare stamane a Parigi, ma ha rinviato di Si ore la partenza dal Marocco a causa dei sanguinosi disordini di Casablanca. Le preoccupazioni delle autorità francesi per la giornata del SO agosto sono tanto più vive in quanto non sembra che la Residenza abbia potuto conoscere sinora le intenzioni dei nazionalisti marocchini. Sotto un certo aspetto, è innegabile che esiste uno spontaneo fermento, dovuto a motivi politici, religiosi, razziali ed economici: il proletariato indigeno di Casablanca è estremamente miserabile, e quindi pronto all'azione. D'altra parte vari sin tompsovgocadtaddinzprmsvsmnsednaIulllllllllillllHIMIIIIIIIIIIIIIlMlllllllllllllIMMIIIIII tomi fanno credere che già le manifestazioni di oggi, e forse più ancora quelle della notte scorsa, siano soltanto le preordinate avvisaglie di un più vasto piano, diretto dalle organizzazioni nazionalistiche più o meno responsabili. Oggi i disordini di Casablanca sono avvenuti in quartieri diversi e lontani, con una certa simultaneità: ciò sembra indi 'are che i dimostranti, obbedendo a ordini venuti dall'alto, intendevano disperdere le forze di polizia, che, per quanto potenti, non possono controllare allo stesso tempo l'intera metropoli. Inoltre i manifestanti dimostravano di muoversi con ordine, in gruppi di sessanta-ottanta, fra cui numeì ose le donne. Mentre alcuni gruppi fronteggiavano per strada la polizia, gli agenti erano bersagliati con pietre dall'alto, da terrazze e balconi, altri dimostranti adopera¬ aniiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiini vano le fionde per lanciare proiettili contro i militari. Sembra anche che ci sia discordanza di direttive fra le varie organizzazioni nazionalistiche. Tutti sono concordi nel giudicare Ben Arafa un usurpatore, nel chiedere il ritorno di Bel Yussef e nell'invocare il nome del legittimo Sultano. Ma mentre alcuni manifesti invitano la popolazione marocchina a restare in casa per le giornate del so e del SI, ed a tenere chiusi esercizi pubblici e negozi, in segno di lutto, altri manifesti — specie quelli firmati dalla « Mezzaluna nera* — chiedono che il popolo marocchino scenda in piazza e costringa le autorità a far tornare il Sultano con un'azione diretta. Il generale comandante la piazza di Casablanca ha, naturalmente, confermato il coprifuoco. Sandro Vo,ta iiiitiiiiiiiMiMiiiitiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiii:iiiiiiiiiiiiiii Il Primo ministro Faure (a destra) ed il ministro degli Affari nordafricani, Pierre July, escono dall'Eliseo (Telefoto) iiiiiiiiiiiiiiiii ii iiiii iiiiii iiiiiiii iiiiiniiiii il iitiiiiiiiiiisiiiiiiiimii iitiin in mini iiimi iiiiinir>

Persone citate: Ben Arafa, July, Koenig, Mezzaluna, Pierre July, Pinay, René Coty, Robert Schuman, Yussef