Un vigile del comune di Milano in dono al sindaco di Pietrasanta di Arrigo Benedetti

Un vigile del comune di Milano in dono al sindaco di Pietrasanta Un vigile del comune di Milano in dono al sindaco di Pietrasanta " Attraversamento,, che inquieta le madri - La litoranea Viareggio Marina di Massa non è più una strada, ma una pista - Singolare idea di un industriale lombardo - Viene offerto un capelun che regoli il traffico - Il regalo non è accettato dal comune versiliese, e il fatto passerà forse alla storia come "il colpo di mano di Luigi De Lallo,, (Nostro servizio particolare) Camalore, agosto. Questo è un racconto dal vero, una pittura di costume. Maupassant ne avrebbe ricavato una novella sullo sfondo di Boulogne o di qualche spiaggia della costa normanna. Labiche vi avrebbe rinvenuto lo spunto d'una commedia. Oggi, a dire la verità, non so quale scrittore utilizzerebbe per una .sua composizione letteraria gli avvenimenti che racconterò. Forse i casi del vigile milanese che il sindaco di Milano, professor Ferrari, voleva regalare al sindaco di Pietrasanta, architetto Salvatori, accenderebbero la fantasia di Leo Longanesi il quale probabilmente non ne ricaverebbe un raccontino ma' un acquarello. Ma procediamo con ordine. Alcune settimane fa, mentre l'estate s'annunciava uggiosa a causa del continuo mutare dei venti, un giovane industriale milanese, che da anni trascórre le vacanze alle Focette, la Milano marittima del Tirreno, si rivolse al sindaco di Milano sottoponendogli un caso ch'era urgente risolvere. Il problema aveva caratteri tecnici ed amministrativi. Se avesse avuto una sfumatura morale, evidentemente, il villeggiante si sarebbe rivolto anche a Monsignor Montini, arcivescovo della Diocesi. Perchè questo è uno degli aspetti del carattere mi¬ a [ 111 ' '11111111 ' *111 ! 1f 1 ' '1 >1 ! 11 ■ J ! > J i f 11 ! r i 1111 ! 11 ! 11T111 lanese: dovunque si ritrovi, qualsiasi difficoltà debba affrontare, il cittadino di Milano pensa alla sua città come un inglese minacciato dagli egiziani volge la mente al console di Sua Maestà Britannica. E l'arcivescovo ed il sindaco riassumono nella coscienza d'un vero milanese un compiuto potere. Gli altri, il prefetto, il presidente della Corte d'Appello, il comandante del Territorio militare sono rispettatissimi, ma non ci si può rivolgere ad essi, in cerca di consiglio, con pari confidenza. Quando Sandro Bubboli (perchè questo è il nome del giovane industriale) si rivolse al sindaco di Milano, le sue relazioni con il comune di Pietrasanta si può affermare, senza esagerazione, ch'erano diventate difficili. Le trattative col sindaco della piccola città versiliese, che domina parte della marina lucchese, erano come si dice ad un punto morto. Pareva doversi concludere, così, una specie di polemica tra Rubboli e Salvatori cominciata un anno fa. Allora, l'industriale villeggiante s'era presentato all'architetto sindaco per sottoporgli un tema che inquieta le famiglie delle Focette. I bambini milanesi (e fiorentini, lucchesi, romani) di questo quartiere balneare, erano in pericolo. La litoranea che congiunge Viareggio a Marina di Massa non è più una strada 1 [ ! IMI i JI i 111 [ 11J ! 11111 ì I : I f ! IJI i 11 ; 11111111M i 111 ■ l 1 bensì una pista. L'attraversamento inquieta le madri. Il punto più rischioso, dove le automobili, sorpassato il semaforo della Bussola, si lanciano verso nord assetate di velocità, è davanti al Bagno Ambrosiano. Vi predominano i milanesi e figli di non milanesi che comunque, durante la villeggiatura, imparano a parlare lombardo. Un caso delicato Ma ora occorrono due parole per tratteggiare un ritrattino di Sandro Rubboly Ad esse sarà poi bene aggiungere le poche pennellate che servono per dare un'idea delle Focette, questo pezzo di via dei Giardini caduto in VersiZia. Rubboli è la contraddizione vivente dell'immagine ormai diffusa dell'industriale milanese. 0 meglio: forse la maggior parte dei medi industriali milanesi gli rassomigliano, sebbene oggi si creda che ogni lombardo benestante, il quale ricavi il suo benessere da qualche attività industriale, debba possedere yacht, far collezioni d'avventure galanti, finanziare partiti d'estrema destra. Sandro Rubboli ha circa quaranfanni, è piuttosto grasso, di media statura. Ama la pittura e sebbene prediliga Sciltian, il suo occhio è abbastanza esercitato perchè gli sia possibile apprezzare artisti d'indole diversa e per così dire, meno commerciali. Difficile 1 i i I ! ! 1 j i MI [ ( 1111 i I i 1 H f ì I [ 11S 5 ! I ] 111 ! r 11 i 1M [ ! I ] 11 vederlo senza la moglie ed i figli, che del resto gli rassomigliano. Non ha vizi segreti, ma ne ha uno notissimo a chùinque frequenti la Versilia: quel pezzo di pineta, tra il lido di Camaiore e la strada che da Motroni si spinge verso i monti: insomma, per dirla in breve, Le Focette. Vi capitò per caso nel dopoguerra, vi acquistò una casa che migliorò, un acquitrino che trasformò in campi da tennis, tra i migliori che vi siano in Italia. Gli piace presiedere grandi tavolate, sedersi davanti al mare al centro di vaste comitive. A stare alla fama, ogni cosa che fa, ogni bagno, campo da tennis, ristorante che costruisce, allarga la sua potenza. Il guadagno è come la fatale conseguenza degli stimoli della sua fantasia. Insomma, è un uonxo intraprendente, un imprenditore che avrebbe commosso l'estro narrativo di Balzac. Il suo sfondo è questo pezzo di pineta che ha alle spalle le azzurre montagne del marmo, abitato da una popolazione francamente borghese, dove la canasta avrà fortuna ancora per un pezzo. Un'isola tranquilla perfino durante i disordini del Ferragosto; il luogo più adatto per coloro che vogliono dimenticare, almeno per un mese, la partita doppia. Ma resta l'incubo della litoranea. Ormai è chiaro che il gior- M i M111111 i i ! I ! I ì [ t ! 111 ! 1111 i 111 ! 1 i 11MI r 11 i ì 11111 ! 1 * 113 no in cui Mario Rubboli si recò da Tito Salvatori, sindaco di Pietrasanta, per domandargli una guardia di città, da mettere davanti all'Ambrosiano, dicendo, con franca cordialità milanese, che avrebbe pagato lui divisa e salario, era fatale che dall'incontro derivasse un delicatissimo caso morale. Rubboli è uno dei miei cittadini esfi-ui più benemeriti, deve aver pensato il primo cittadino di Pietrasanta. Abbonato all'edizione versiliese d'un quotidiano fiorentino, quando mesi fa lesse che i ladri avevano saccheggiato 'il guardaroba dell'Ospedale Lucchesi di Pietrasanta, riempì un camion di lenzuoli, federe, asciugamani e lo spedì in Versilia. Le scuole delle Focette le ha fatte costruire lui; ora che c'è da allargare la chiesa, padre Alessandro può stare certo che, Rubboli, non si tirerà indietro... Insomma, proprio per queste benemerenze, Tito Salvatori restò in dubbio, passò alcune ore di tormento morale che avrebbero interessato un gesuita francese a cavallo tra' il diciassettesimo ed il diciottesimo secolo; e, riunito U consiglio comunale, dette Id sua risposta negativa. Appunto perchè Rubboli aveva beneficato il comune, non era il caso di rispondere favorevolmente alla sua richiesta. Così, Rubboli si rivolse al professor Ferrari. I bambini milanesi sono in pericolo, le loro madri non dormono; gli mandasse un vigile, un sorveliant, un capelun, insomma quello che si dice un ghisa coi- tanto di Croce e Biscione sul petto. Ma a questo punto cade una digressione storica. Pietrasanta, castello di confine della repubblica lucchese, fece per secoli la guardia ad una popolazione inquieta. Allora selve e stagni orlavano la costa, dove ora corre la pista che spaventa le madri milanesi delle Focette. Era un territorio selvaggio, ma, forse smaniosi d'arrivare al mare, i .Visconti non mancarono di avere particolari vedute sulla sua sistemazione. Una volta arrivarono fino a Carrara, un'altra volta, i milanesi, mentre la repubblica lucchese diventava protestante, vagheggiarono un accordo col Papa e coi Medici per far fuori lo stato eretico e anticipare di alcuni secoli quella marcia che ormai i mila?iest compiono ogni anno pacificamente attraverso il passo della Cisa. La parte dei fantasmi Questi fantasmi hanno avuto la loro parte nel no che il consiglio comunale di Pietrasanta ha opposto alla domanda del sindaco di Milano perchè fosse permesso al vigile urbano Luigi Di Lallo di regolare il traffico, con tanto di Biscione sul petto, davanti al Bagno Ambrosiano 1 E' difficile dirlo. Ignoro fino a qual punto i consiglieri comunali di Pietrasanta siano esperti di storia. Fatto sta- che non da ora il grande comune lombardo ha mire su questa costa. Probabilmente nel dir di no, i consiglieri pietrasantini hanno creduto di cedere alla spinta dell'orgoglio, forse alcuni si sono risolti per la risposta negativa dopo chissà quali tormenti morali; però lo storico di domani, come sempre succede, troverà giusto aggiungere un nuovo capìtolo alla storia delle relazioni tra Milano e la Versilia, dicendo che-non soltanto coi Visconti, i lombardi ebbero mire sulla costa toscana ma che, per un ritorno di antico spirito di conquista, perfino sotto il sindaco Ferrari tentarono un colpo di mano: il colpo di mano del ghisa Luigi De Lallo. Arrigo Benedetti