La squadra di Binda per i mondiali è la migliore che si potesse formare di Vittorio Varale

La squadra di Binda per i mondiali è la migliore che si potesse formare La squadra di Binda per i mondiali è la migliore che si potesse formare le varie fasi delle due prove di selezione determinate dalla salita che porta a Frascati - Preoccupazioni di Monti e Coletto per i duri traiti di selciato - Dubbi sulle condizioni di Magni - Proietti non ha ancora formato la squadra dei dilettanti (Dal nostro inviato speciale) | Roma, 16 agosto. Oltre ai corridori (dilettanti e professionisti) la parte di protagonista dei due campionati mondiali il £7 e SS corrente spetta anche alle salite del circuito di Frascati sul quale si disputeranno le gare. Se ne poteva avere iZ dubbio fino a qualche giorno fa, ma dopo quanto si è visto domenica e ieri nel corso delle due prove < indicative » per la scelta delle nostre squadre, ogni incertezza è scomparsa. È' stato nel tratto in salita dal bivio di Vermicino all'abitato di Frascati, che per ben quattro volte vi hanno preso inizio, e consistenza, le fasi determinanti della prova dei professionisti. E' qui, che nel quinto giro partì Fornara, andando a raggiungere i due modesti Zampieri e Fornasiero all'avanguardia, e cominciando quella fuga che doveva durare quasi cento, chilometri; è qui che nel settimo giro Magni si staccò una prima volta dal gruppo in cm .c'erano tutu i migliori, e da quel[momento, ad onta de' suoi coraggiosi tentativi di reazione, fu finita per lui; è qui che il giro precedente, dalla stessa compagnia era evasa quella pattuglia di sei (Fabbri, Sartini, Dall'Agata, Scudellaro, Ugliana e Martini, i cui primi tre nominati avrebbero fatto parte nella fase finale del manipolo frattanto ingrossatosi per il fulmineo arrivo, come di due falchetti sulla preda, di Monti e di Coletto); è ben qui che al nono giro parti il < romanino >, e subito dopo il nostro concittadino, tutti distaccando in un crescendo velocissimo, in capo al quale si portavano in testa, rimanendovi fino alla volata finale a conferma d'una superiorità che giustamente gli ha valso la designazione immediata nella squadra azzurra. Uguale constatazione per quanto concerne i dilettanti. E' stato nel ■ tratto di salita, che al primo giro il gruppo subì una setacciata iniziale, purtroppo resa vana dall'ostruzionismo decretato contro l'inutilmente volonteroso Mannelli, vittima della < ragion di Stato » che sovrintende alla gestazione della rappresentativa; è qui che al quarto passaggio, per iniziativa di Ceppi si formò il manipolo dei cinque che per tre giri insegui le < lepri » Bruni e Tommasin, alla fine riuscendo a raggiungerli e così dando vita all'episodio finale della gara, che culminava nel duello Ranucci-Bmiliozzi per i due ultimi passaggi in quel tratto, dove cedevano le ultime resistenze dei loro compagni di fuga (nell'ordine: Ronchini, Grassi, Godio, Ceppi, Bruni). E' su questo tratto che, evidentemente non in buona giornata, Fallarini accusava due giri prima della fine i primi sintomi di quella < crisetta » che di li a poco, aggiunti ad una caduta, lo inducevano ad abbandonare. Presentiamo, sia pur alla svelta ma chiaramente, il < personaggio > con il quale nei due campionati mondiali tutti i concorrenti dovranno fare i conti, per i < guai » che provocherà (non sembrino inattuali, nel senso che c'è ancora tempo per parlarne, questi particolari, perchè appunto la salita è stata quella, come abbiam visto, che in entrambe le prove ha chiaramente e severamente graduato i valori). Per uno sviluppo di circa cinque chilometri a partire dal bivio di Vermicino fino a duecento metri dal traguardo posto di fronte alla Villa' Torlonia, si tratta, all'ingrosso, di quattro scalini: il primo, di quattrocento metri di lunghezza con la pendenza del cinque per cento (asfalto); il secondo, di milleottocento metri con la pendenza del quattro per cento (selciato); il terzo, di ottocento metri (selciato e asfalto), pendenza del sette e mezzo per cento; il quarto, di un chilometro e mezzo, pendenza del quattro e ottanta per cento (selciato e asfalto). Domenica e ieri, la ripetizione di questi < scalini » con le gambe vieppiù, appesantite dagli sforzi della corsa si è palesata estremamente faticosa. Anche se Magni, alla vigilia, non si fosse confidato che quel pavé (a lui, dominatore per tre VoUe consecutive del famoso < muro di Grammont », puntochiave del Giro delle Fiandre) gli incuteva seria preoccupazione, bastano le dichiarazioni raccolte dai corridori dopo la gara per convincersene. Fra le tante, cito quelle di Coletto: < Non me ne parli. E' tremendo. Al decimo giro già si sentono le gambe come di piombo. Speriamo che riducano i giri da quattordici a tredici, altrimenti sarà una strage, soltanto tre o quattro corridori termineranno la gara ». Il giudizio di Monti non è dissimile da quello del torinese. In quanto a Coppi, squagliatosi alla svelta appena tagliato il traguardo, non so se sia ancora dell'opinione di sabato che, se dipendesse da lui, aggiungerebbe un giro di supplemento ai quattordici. Ormai la prova è fatta comunque, che si tratta di un percorso che non perdona. Guai a chi perde terreno sulla salita: potrà riprendere una volta, ma difficilmente alla seconda, e poi sconte-, rebbe lo sforzo. Ecco perchè la designazione degli < azzurri » professionisti fatta da Binda è stata accolta con generale soddisfazione, gli otto uomini, più le due < prime riserve > da lui indicati, salvo Magni per le note ragioni, riscuotono, con la sua, la nostra fiducia. Si starà a vedere nei prossimi giorni se l'indisposizione da cui domenica fu colpito il Campione d'Italia, sarà scomparsa senza traccia, e se nei promessi allenamenti sotto il controllo dello stesso Binda, Magni darà la prova d'essersi riportato almeno nelle condizioni che tante volte quest'anno gli consentirono di ben figurare, come nella penultima, decisiva tappa del Giro d'Italia. Non sembra che si possa fare a meno di un < lottatore » della sua tempra, semprechè egli si assuma la responsabilità di dire: < Si, mi sento di correre ». Per gli altri, dal bravissimo Monti a Coletto, da Coppi a Defilippis, da Fornara a Nencint, si tratta di uomini che, miglio ri, Binda non poteva trovarsi in mano al termine dell'< esame » di domenica. Anche Albani non avrebbe sfigurato nella compagnia se il disgraziato in¬ cidente di Maggiora non l'avesse obbligato a rinunciare a quella tanto desiderata maglia azzurra da poche ore consegnatagli. Stando alle prime, precise dichiarazioni del Commissario Tecnico, toccherebbe a Moser di occupare il primo vuoto formatosi nella squadra, ma successivamente Binda ha fatto un po' macchina indietro, lasciando incerta la scelta fra il veneto e Fabbri. Il generale convincimento che si trae dalla composizione della rappresentativa dei professionisti e che si tratta di una squadra che migliore non si poteva trovare, una squadra, se così posso esprimermi, onesta e logica. Altrimenti si può,dire dei dilettanti per i quali Proietti ha chiesto un ulteriore rinvio avanti di decidere quali i sei, degli otto rimasti a Castelgandolfo, riceveranno la maglia azzurra. Senza anticipare giudizi, penso che Ranucci, Fallarini, Godio e Bruni debbano senz'altro essere i preferiti. In ballottaggio: la < rivelazione » Emiliozzi, Chiodini, Grassi e Zamboni. Vittorio Varale La squadra dei dilettanti francesi prova 11 percorso del campionati mondiali. (Telefoto)

Luoghi citati: Frascati, Italia, Maggiora, Roma