Istigò la moglie al suicidio per poter sposare un'altra donna

Istigò la moglie al suicidio per poter sposare un'altra donna Processato oggi ad Alessandria un manovale siciliano Istigò la moglie al suicidio per poter sposare un'altra donna Il "fidanzamento,, con un'infermiera, tacendo di aver già famiglia - Una impressionante dichiaratone scritta - Perchè verrà giudicato solo per maltrattamenti - La consorte è disposta al perdono (Dal nostro corrispondente) Alessandria, 10 agosto. Avrà luogo' domani al Tribunale di Alessandria 11 prò cesso a carico del ventlnovenne manovale siciliano Rosario Grasso, residente ad Alessandria in via S. Baudolino 3; deve rispondere di maltrattamenti in famiglia (con l'aggravante dei motivi abbietti) avvenuti nel confronti della moglie Erminia Zucca, di 29 anni, da Quargnento, « percuotendola (dice il capo d'accusa), sperperando denaro, minacciandola con un ferro da stiro ed un coltello e tentando di determinarla al suicidio». Si sposarono il 16 luglio 1949; hanno ora un figlio di 4 anni e uno di 16 mesi. La donna si prodigava per la famiglia, lavorando anche come domestica, presso la signora Ernesta Procchio In Rossi, abitante in via Vochieri 26. Il marito lavorava saltuariamente. Il Grasso, la sera del 31 dicembre 1953, conobbe a un ballo l'infermiera Luigina Turatti, di 34 anni, abitante allora ad Alessandria In via del Coniglio 3, e adesso residente a Vercelli. Se ne invaghì e si fidanzò tacendo la sua posizione di uomo sposato e di padre. La relazione durò circa un anno: la Turatti economizzava per il matrimonio che credeva prossimo; 11 Grasso Intanto spendeva il proprio denaro e quello della moglie per far regali alla « fidanzata»; inoltre contraeva debiti, acquistando mobili a rate. Verso la fine del 1954 la Turatti e il Grasso ai. giardini pubblici si imbatterono in Erminia Zucca, che portava a passeggio i due bambini: il Grasso fuggì via; la Turatti venne avvicinata dalla legittima moglie del manovale e da lei messa al corrente della realtà delle cose. Tuttavia l'uomo tornò dalla Turatti, cercando di riconquistare la sua fiducia e di suggestionarla. Un giorno, verso la metà dello scorso maggio, il Grasso si presentò all'Infermiera, asserendo che sua moglie era deceduta per una malattia di cuore: la Turatti si rivolse allo Stato civile, In Municipio, dove la notizia del decesso le venne smentita. Il manovale cercava frattanto di libeiarsi, in ogni modo, della moglie; 11 23 maggio, dopo una violenta discussione, la invitò a suicidarsi, per lasciarlo libero di sposarsi con la Turatti: la Zucca esasperata e In preda a disperazione, decideva di morire a patto di sottrarsi a quella tortura. Il marito la invitò allora a scrivere un biglietto in cui ella dichiarava di togliersi la vita di sua spontanea volontà; 11 Grasso fece ciò allo scopo di essere scagionato da eventuali sospetti sulla fine della moglie. La povera donna non sapeva cosa scrivere sul foglietto messole dinanzi; lo stesso Grasso le dettò cinicamente 11 preciso testo della dichiarazione. Poi il manovale si mise a esaminare scelleratamente i vari metodi di suicidio, per consigliare la moglie come sopprimersi: le suggerì — infine — di farsi investire da un'auto; il mattino successivo, quando la Zucca si apprestava ad uscire di casa, il Grasso la richiamò indietro: non per chiederle perdono di quanto accaduto, ma per dirle che ci aveva ripensato e che la morte per investimento non gli pareva troppo sicura: meglio se si fosse gettata dal balcone al secondo piano della sua padrona di casa, in via Vochieri: la fine sarebbe stata rapida ed inevitabile. La povera donna riuscì finalmente a sottrarsi alla-malefica influenza che aveva su di lei il marito: si decise a recarsi dai carabinieri ed a raccontare ogni cosa: Il Grasso venne arrestato: in tasca gli trovarono il biglietto che aveva fatto scrivere alla moglie. La denuncia iniziale a carico del manovale era quella di mal trattamenti e di istigazione al suicidio: in istruttoria la seconda Imputazione è caduta, non essendo avvenuto il fatto. Il giudice ha però ritenuto di aggiungere l'aggravante dei motivi abbietti circa i maltrattamenti (il che può aumentare di un terzo la pena, prevista da uno a cinque anni di reclusione dal Codice Penale). L'aggravante è costituita da questo penoso particolare: M marito raccontava alla moglie la sua relazione con la Turatti, facendo continui confronti tra le doti morali e l'avvenenza della <fidanzata» con quelle della moglie. La Zucca, pensando forse alle loro due creature, ha dichiarato di voler perdonare al marito; il Grasso dal canto suo ha detto di aver invitato la moglie al suicidio per ischerzo, e di essere pentito di quanto accaduto. E di questa rappacificazione vi è una prova certa: dal carcere il manovale ha fatto avere alla Zucca un elenco di oggetti suoi che si trovano presso la Turatti (e cioè un tavolino in ferro smaltato in bianco, che ancora non è stato interamente pagato, un ferro da stiro, un paio di pantaloni, una caffettiera, . alcuni indumenti, una macchina fotografica ed un ombrello); la moglie ha ottenuto dall'autorità giudiziaria un decreto di sequestro, a cui invano ha tentato di opporsi la madre della Turatti, Sofia Veronese. Tutti gli oggetti sono stati rinvenuti ed affldati in custodia alla padrona della Zucca, tranne la macchina fotografica e l'ombrello, introvabili. L'insolito processo è atteso con forte interesse ad Alessandria; La difesa del Grasso è stata affidata all'avv. Pagliano; la Zucca non si costituirà parte civile. m. o.

Persone citate: Erminia Zucca, Ernesta Procchio, Pagliano, Rosario Grasso, Rossi, Turatti

Luoghi citati: Alessandria, Quargnento, Vercelli