Sorrideva pure l'arcigno Molotov nella festa campestre di Bulganin

Sorrideva pure l'arcigno Molotov nella festa campestre di Bulganin Sorrideva pure l'arcigno Molotov nella festa campestre di Bulganin Nessuna dichiarazione politica ai diplomatici e giornalisti, ma un'atmosfera di cordialità mai veduta - Il Primo Ministro canta vecchie canzoni, Kruscev cerca fragole, la signora Kaganovic insegue il marito fra scherzose minacce n n o , e n a o é ò i o (Nostro servizio particolare) Mosca, 8 agosto. Le autorità sovietiche hanno abolito, a partire da oggi, la censura sulla trasmissione delle notizie di stampa ai Paesi di democrazia popolare e alla Jugoslavia. Subito i giornalisti occidentali hanno protestato contro questa misura discriminatoria ed hanno ottenuto l'assicurazione che altre misure verranno adottate quanto prima per « regolare » le trasmissioni delle corrispondenze stampa destinate ai Paesi non comunisti. Saranno rese più libere le trasmissioni t E sarà questa la prima conseguenza positiva del week end trascorso da diplomatici e giornalisti nella casa di campagna di Bui.ganinf - ... Youri Zukóv, che nonostante il cognome non è neppur parente dell'omonimo maresciallo e che ricopre la'carica di redattore-capo della Pravda, ieri sera, ritornando verso Mosca in automobile con altri giornalisti, fra cui un francese, metteva in evidenza con particolare entusiasmo la frase che Bulganin, espressamente richiesto, aveva indirizzato al popolo francese. Una frase normale, di prammatica: il Primo Ministro avena infatti dichiarato al giornalista francese: ali popolo sovietico desidera l'amicizia con il popolo francese. Ed io spero che il soggiorno a Mosca di Edgar Faure e di Antoine Pinay consoliderà ancor di più la tradizionale amicizia dei due popoli ». Al collega della Pravda sembrava che questa fosse la parte più importante della festosa riunione, che si era svolta da mezzogiorno fino alle prime ombre della sera nella cornice realmente suggestiva del parco della Datcha di Semenovko, con la partecipazione di tutti i diplomatici stranieri accreditati a Mosca e della pattuglia al gran completo dei massimi dirigenti sovietici. Questa e le frasi, pure di prammatica, che Bulganin aveva detto rispondendo a domande dei giornalisti americani relativamente al suo prossimo viaggio a Londra e ad un eventuale viaggio, peraltro non ancora progettato, a Washington: € Desidero conoscere il popolo inglese, il buon iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiMiiimiiiii popolo inglese >, ed ancora: <Non ho ancora il progetto di un viaggio in America, nè per ora sono stato invitato,ma spero che ciò avverrà presto ». Cordiali risposte, dette con volto sorridente, ma frasi in sostanza perfettamente consuete, assolutamente diplomati- dSLrnDcfBche, come è imposto dall'usan-'ri t a à e a rbi ene n » al o ve a a, pi a ann ao a a a aa al enal si il eali za e dalla convenienza. Ma non sono certo queste frasi quelle che maggiormente caratterizzano la giornata di ieri alla Datcha di Semenovko; più interessante è stato il tono generale della giornata, che non ha mai rivestito un carattere protocollare e che è stata davvero, e proprio per questo, eccezionale nella storia della Russia comunista, e forse del mondo attuale. Alla Datcha di Semenovko'1a Rùssia sovietica ha per una intera giornata lasciato cadere la maschera, già parzialmente scivolata dal viso tradizionalmente arcigno dèlia Rivoluzione d'ottobre sin dall'avvento al potere di Bulganin, e si è mostrata cordiale, sorridente, amichevole; o, se si preferisce, ha fatto salire sul proprio volto arcigno una maschera di cordialità e di sorridente amicizia. In ogni caso, { « contatti personali ed umani » che Bulganin e Kruscev, hanno sempre esaltato dall'inizio dell'anno ad oggi e che li hanno condotti ad intervenire, assieme con i massimi dirigenti della politica sovietica, ad ogni ricevimento ufficiale a Mosca e fuori, eia che prima non si era mai verificato; questi « contatti personali ed umani » sono ieri sfociati in un modo così completo, e diremmo esplosivo, da stupire tutti gli occidentali. Le prime partenze dei diplomatici a bordo delle rispettive auto private erano cominciate poco ■ prima di mezzogiorno. Ogni ambasciatore o incaricato d'affari aveva con sè, come aveva insistito il Servizio di protocollo, la famiglia: un totale di ZiO persone, tra diplomatici e familiari. Ed in più una ventina di giornalisti, tra i più autorevoli rappresentanti della stampa estera, più il capo della Delegazione jugoslava attualmente in. visita nell'URSS dott. Bakaric. Di contro, assenti — non invitati di proposito — alcuni dirigenti comxunisti francesi che si trovavano in questi giorni a Mosca, e più precisamente Jacques Duclos, Francois Billoux e Waldeck Rochet. Per arrivare alla Datcha — già appartenuta al conte Gregorj Orlov, favorito della grande Caterina di .Russia e teatro di grandiose feste nei sontuosi saloni, e di colossali riunioni campestri nell'immenso parco, di oltre 1*0 ettari — le auto de gli invitati /tanno imboccato la strada di Cachiki, a nord-ovest dT Mosca; poi all'Slf chilometro, un milite disarmato, rivestito di una candida casacca di taglia tradizionale russa, ha indicato una deviazione a destra, indirizzando le macchine verso la tenuta per una strada rigorosamente chiusa al traffico. Non un poliziotto in servi zio d'ordine, non un'arma visi bile. Al 103° chilometro, infine le macchine si sono trovate di fronte ad una solida costruzione, vecchia di un paio di secoli, illeggiadrita da festoni di edera. Il giardino era splendido. Nel parco, accanto a una fontana di pregevole fattura, Bulganin, circondato da Molotov, Malenkov e Pervukhin, attendeva sorridente gli ospiti, mentre Kruscev, Kaganovic e Mikoyan si dedicavano particolarmente ai giornalisti oiunti qualche minuto prima e facevano loro visitare i saloni della villa e i punti più suggestivi del parco e dell'attiguo laghetto, proprio alle spalle del Palazzo, L'ambasciatore degli StatUniti, Charles Bohlen, è arri vato per primo, salutato con grandi strette di mano da Bulganin e dagli altri dirigenti sosghsvcsoBkvdgtphdnced—srtfvzslqori. 1 vietici; gualche minuto più far i è stata la volta di Mario Di tefano, ambasciatore d'Italia. e prime cronache hanno già i velato come gli invitati hano trascorso le sei ore alla Datcha di Semenovko: le lecornie (compresi i gamberetti atti venire appositamente da ulganin dal Mar nero in ae- eo) che hanno mangiato, Pe¬ plosivo vodka e lo spumegiante champagne russo che anno bevuto; l'impeccabile ervizio eseguito dai cento seritori in livrea chiara; i giuohi predisposti nel bosco, sugli piazzi erbosi e sul lago per gli spiti; le battute di spirito di Bulganin, di Kruscev, di Mikoyan, ieri particolarmente viace e < in forma >, e perfino el severo Molotov. I diplomatici e le loro famiglie si sono divertiti realmene, sinceramente: messa da parte ogni perplessità iniziale, hanno veramente dimostrato di gradire la eccezionale giornata di Semenovko che — seondo le opinioni di tutti, spresse oggi a parecchie ore di distanza dall'avvenimento — ha indxibbiamente aperto la trada a una nuova èra nei apporti fra Russia e Occidene. Ma non sono state tanto ie rasi cortesi dei dirigenti sovietici, gli scambi di gentilezze, le amabili frasi rivolte alle signore dei diplomatici e alle oro figliole, che inducono a questa considerazione, quanto proprio il tono di Bulganin e dei suoi più diretti collaboraori: un tono che ha chiara mente dimostrato la loro intenzione di uscire dal tradizionale solamento. Amabili tutti, comprese nauralmente le signore; in primo luogo la signora Molotov che parla benino la lingua inglese e che si è trattenuta a ungo a conversare di moda parigina con la signora Le Roy, consorte dell'incaricato di affari francese; e la signora Kaganovic che, udendo il ma- ■llllllllllllllllllllllllllillllllllllltllllllilllllllllll rito confidare ad un giornalista il proprio desiderio, non- ostante l'età non giovanile, di « godersi » ancora la vita, lo ha rincorso a lungo per il parco, fra le divertite risate dei presenti. Poi, dopo che Bohlen aveva vinto il proprio incontro di canottaggio con Mikoyan; dopo che Kruscev aveva a lungo cercato fragole e- lamponi nel bosco con la figlia di un giornalista americano; dopo che Malenkov si era rifiutato di salire in barca con l'intera famiglia dell'incaricato d'affari britannico, adducendo a scusa la propria pinguedine, ma in realtà (come rivelava Kruscev ridendo) perchè non sa nuo-^ tare; ecco Bulganin fare udirà la propria voce, sonora e dbg', bastanza intonata, accompa% gnandosi al coro di canzoni po* polari russe iniziato dal ren-of re Kozlovsky e dal basso Reizen, invitati dal grande Teatro di Mosca, e subito imitato da Kruscev, Malenkov, Mikoyan e gli altri. E su queste note simpatiche, dolci, un poco romantiche, aveva fine la eccezionale festa, della Datcha di Semenovko. Spirava un'aria nuova, assolutamente diversa da quella pesante e faticosa che sentivamo fino a qualche tempo fa. a. f. p.