Sturzo critica Fanfani per gli sfrattati di Firenze

Sturzo critica Fanfani per gli sfrattati di Firenze Sturzo critica Fanfani per gli sfrattati di Firenze Il segretario della d.c. rimproveralo per il suo intervento nella polemica tra La Pira e l'on. Andreotli: "Sono questioni che riguardano il Governo,, - Un articolo di Saragal so Ginevra a o ¬ Roma, 8 agosto, li'ex-segretario del Partito Popolare don Luigi Sturzo, ha pubblicato oggi un editoriale sul Giornale d'Italia. E' un vivacissimo attacco al segretario- della D.C, che prende lo spunto dall'intervento di Fanfani nel dialogo telegrafico fra La Pira e Andreotti a proposito dell'utilizzazione di beni demaniali a vantaggio degli sfrattati. Osserva Sturzo che Fanfani si è indebitamente « interzato » nella vertenza, e lo deplora: «Non è la prima volta che l'on. Fanfani interviene pubblicamente, e quasi di autorità, negli affari che spettano al governo; e a me, bigotto del Parlamento, al quale per via di interrogazioni, interpellanze, mozioni e voti di fiducia spetta il controllo politico del governo, fa una non gradevole impressione ». DI qui Don Sturzo passa a ribadire i suoi fermi principi contro il regime della partitocrazia imperante, arrivando a definirlo con una caustica immagine: «Non può concepirsi una pubblica amministrazione come l'Opera dei Pupi, dove ci siano i paladini che combattono contro i saraceni tenuti e tirati con i fili da sopra le quinte; e neppure come un convitto di corrigendi, messi in Ala o messi in castigo dai prefettinl secondo gli ordini di un direttore >. La conclusione è chiara e duramente ammonitrice: «Io, e con me gli italiani pensosi delle sorti del Paese, vogliamo riaffermato e rafforzato lo Stato di diritto in democrazia parlamentare', e non vogliamo affatto lo Stato della partitocrazìa ». Il vicepresidente del Consiglio on. Saragat è intervenuto a sua volta nella polemica che va svolgendosi, dopo la Conferenza dei 4 Grandi, sia sul modo di intendere in generale lo spirito di Ginevra ed i problemi della distensione, sia sulla particolare questione della presenza di truppe americane in territori europei: ed a questo riguardo è appena necessario ricordare come il trasferimento di un contingente di ■.ruppe statunitensi dall'Austria in Italia, dove diventeranno truppe della N.A.T.O., abbia conferito alla polemica in corso un interesse di specifica attualità per il nostro' Paese, In un editoriale, pubblicato dalla Giustizia e intitolato « La presenza americana >, Saragat osserva che l'Unione Sovietica è una Potenza eurasiatica, e che, appunto dalle risorse di due continenti, trae una forza che sarebbe schiacciante nei confronti dei Paesi dell'Europa occidentale, se es¬ sssctecbnst si a propria volta non dovessero o non potessero contare sulle risorse dell'America. In cospetto ad un blocco eurasiatico, si ha dunque un blocco euramericano, e chi voglia considerare la situazione obbiettivamente deve appunto tenere conto della realtà di queste integrazioni intercontinentali. Così impostata la questione, l'on. Saragat ne deriva che la presenza degli americani in Europa sotto le bandiere della N.A.T.O. deve essere considerata nella sua luce reale, come una cosa ovvia che « solo gli avversari dell'equilìbrio delle forze, garanzia di progressivo disarmo e quindi di pace, possono fingere di non capire ». La conclusione è coerente: accettare o respingere la presenza americana in Europa, costituisce secondo Saragat (che cita al riguardo un analogo parere del laburista inglese Herbert Morrison) « la pietra di paragone per giudicare della buona fede di coloro che vogliono sul serio lavorare per la pace e di coloro che, invece, vogliono servirsi dello spirito di pace che si sta diffondendo nel mondo, unicamente per distruggere l'equilibrio delle forze e imporre la loro dittatura v. La tesi di Saragat è fondata sulle stesse proposte sovietiche Queste, infatti, prevedono per una prima fase il mantenimento dello status quo (onde la presenza di truppe della N.A.T.O. americane in Europa è una questione che Mosca in questa fase non si porle neppure) e per una seconda fase mirano alla costituzione di un sistema universale di sicurezza, i cui termini sono ancora da definire, che certamente saranno tali da innovare profondamente gli attuali dispospositivi, ma che comunque non potranno prescindere, appunto ai fini dell'equilibrio mondiale, dalla già riconoscili' ta integrazione euramericana. V. g. metpm