L'energia della pila atomica americana accende le luci nel "Palazzo delle Nazioni,, di Enrico Altavilla

L'energia della pila atomica americana accende le luci nel "Palazzo delle Nazioni,, Prodìgi della scienza esposti al convegno nucleare di Ginevra L'energia della pila atomica americana accende le luci nel "Palazzo delle Nazioni,, Laura Ferrai tra i primi visitatori della mostra " L'atomo per la pace „ - Tremila esperti di 72 Paesi presenteranno più di mille relazioni; americani e sovietici riveleranno gelosi segreti - "Siamo appena all'inizio di una grandiosa rivoluzione industriale„ (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 5 agosto! Ad una ad una tutte le luci si spengono in una delle sale dell'esposizione atomica al Palaia des Natlons e, nell'oscurità, qualcuno ricorda il temporale che due settimane or sono fece mancare la corrente elettrica proprio mentre Eisenhower proponeva a Bulganin di consentire agli aviatori sovietici di fotografare 0 territorio degli Stati Uniti e a quelli americani di sorvolare le steppe e le tundre della Russia. Poi, lentamente, i cinquantamila litri d'acqua demineralizzata che fasciano il reattore atomico americano, immerso in un pozzo di sette metri, si accendono d'una luminosità spettrale — la « luce di Cerenkov » — diventano fosforescenti, irradiano chiarore come un diamante gigantesco e permettono, a noi che siamo a venti mètri di distanza, di leggere l'ora sul quadrante degli orologi. Ed ecco che si riaccendono tutti i lumi senza che nessuno abbia .toccato .gl'.interruttori sulle pareti. La corrente che fa brillare le lampadine non è più generata dalle turbine mosse dalle cascate del Rodano, ma dall'energia ottenuta bombardando nel reattore i nuclei degli atomi. Splende, nelle sale iiiiiiiiiiimiiiiiiiiiin iniiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiii della pace », la del € Palazzo luce atomica. Torno torno al gruppetto dei privilegiati che assistono all'esperimento — nuovo per noi, non certamente per gli scienziati — si profilano i modelli, in miniatura o a grandezza naturale, dei due sommergibili atomici, il Nautilus e il Sea Wolf, della centrale atomo-elettrica di Bhippingsport che fornirà l'energia a una città di centomila abitanti, degli apparecchi atomici per diagnosticare e combattere U cancro, degli strumenti atomici che « bombardano » le patate destinate agli equipaggi della Blarina da guerra britannica per non lasciarle germogliare, delle macchine atomiche che, utilizzando gli isotopi permettono di controllare quanto tabacco contenga ogni sigaretta in fabbricazione o l'aderenza fra le fasce elastiche e le pareti dei cilindri nel motore di un'automobile o lo spessore, ancora durante la lavorazione, d'un foglio di carta, d'una stoffa, d'una, pellicola, d'una sottilissima lastra metallica. E si accendono, sotto i nostri occhi, i disegni e i progetti del treno atomico, dell aeroplano atomico, dei gruppi eleitronucleari britannici che entro il 1965 produrranno ogni anno una energia equivalente a H mi- iiii o e e o u lioni di tonnellate di carbone, più di quante ne abbia consumato tutta l'Italia nel 195$. Si sta aprendo, « fra i bagliori della luce atomica», la porta del futuro. La mostra che verrà inaugurata ufficialmente lunedi sarà una introduzione al mondo del £000; sarà la mostra delle cose più grandi di noi che appariranno consuete ai nostri figlioli. Non è più fantascienza; ma è la scienza che muove, spinta dalla fantasia, oltre le colonne d'Ercole della stratosfera e del microcosmo. Vicino a noi prende appunti, stenografando ogni parola, una donna sui cinquantanni, i capelli già tutti bianchi, lo sguardo dolce e rassegnato dietro gli occhiali, la figura minuta inguainata in un tailleur di taglia rigido. Non porta gioielli, soltanto la fede. All'occhiello del tailleur ha, come gli altri delegati, un cartellino azzurrognolo indicante il suo nome e la sua qualifica. C'è scritto « Laura Fermi, historian ». La vedova dell'uomo che apri per primo la porta del « futuro atomico», è incaricata di scrivere la storia della prima conferenza atomica. Le domandiamo che cosa pensava Enrico Eermi degli usi pacifici della tremenda energia distruttiva e creatrici:; e se anch'egli, alla pari di Einstein, sia stato tormentato, prima della morte, dal pensiero degli spiriti evocati e non più controllabili, simili a quelli chiamati in vita dall'* Apprendista stregone ». « Non ponetemi domande personali, per favore » risponde con voce fredda e con l'accento degli americani che parlano l'italiano. Ma sicuramente anch'essa pensa che se Einstein fosse visiiuto ancora qualche mese, e avesse assistito all'inizio della pacifica collaborazione fra i popoli nel settore dell'energia atomica — e poco importa che alla collaborazione pacifica si sia arrivati soltanto perchè tutti temono le rappresaglie che seguirebbero l'impiego delle armi nucleari — non avrebbe forse lasciato a Bertrand Russell un testamento spirituale così disperato. La conferenza atomica, cui prenderanno parte i rappresentanti di settantadue Nazioni, verrà inaugurata il giorno del decimo anniversario del massacro di Iroshima: ricordo e mònito terribili, oggi, che la potenza delle bombe nucleari è, in media, venticinque volte superiore a quella della prima atomica lanciata sul Giappone. I tremila delegati che già affollano i corridoi del Palais des Nations e le strade lungo il lago — pur essendo abituata alle conferenze internazionali, Ginevra non aveva mai visto u—qfcldpqlsqmrei o l o a i a . s , o un simile bailamme di razze — sono arrivati dai Paesi al di qua e al di là della « cortina di ferro» e del « sipario di bambù» per domandarsi se, visto che non è possibile distruggerlo, non sia venuta l'ora di renderlo un po' migliore, un po' più comodo, un po' più civile, questo nostro vecchio mondo. Siamo all'inizio d'una rivoluzione industriate, e quindi sociale, molto superiore a quelle cui dettero avvìo la macchina a vapore o il motore a combustione o la dinamo elettrica; ma nessuno riesce a intravvederne la portata, c In quale anno siamo dell'era atomica t », domandiamo all'ammiraglio Lewis Strauss, capo della Commissione atomica americana e della delegazione degli Stati Uniti a Ginevra. Strauss risponde: cln un anno press'a poco corrispondente a quello in cui l'uomo, avendo scoperto che fregando due pezzi di legno poteva ottenere una fiamma, aprì un buco nel tetto della capanna per farne uscire il fumo. Poi, dopo moltissimi secoli, pensò a utilizzare il vapore per far muovere una locomotiva». E ad uh giornalista che vuol conoscere approssimativamente le proporzioni dell'atomo e del suo nucleo, Strauss dice; *Eate conto che l'atomo abbia la lunghezza di un filo teso sopra l'Atlantico da New Yorlc a Ginevra; e pensate a un passerotto posato sul filo: questa è la grandezza del nucleo ». E dice ancora: « Io cerco talvolta di immaginare la scena che si svolse il £ dicembre 194$ in un capannone vicino allo stadio dell'Università di Chicago. Quali furono le emozioni, quali i timori e i pensieri di Enricn vermi e dei suoi collaborate, quando misero in moto il , rimo reattore atomico t Si rivelò alle loro menti il futuro che stava per sgorgare da quella pila primitiva di uranio e di grafite t Sapevano già che una libbra di uranio — un pezzetto di minerale non più grande d'una palla da golf — potrebbe produrre un'energia pari a quella ricavata da 13 mila tonnellate di carbone. « A tredici anni di distanza, possiamo ricavare dieci milioni di Watt per la popolazione civile unicamente come prodotto sussidiario del reattore destinato a fare muovere le eliche del "Nautilus". Eppure soltanto cinquemila scienziati e ingegneri — l'un per cento degli scienziati e degli ingegneri americani — sono oggi occupati dalla nostra industria atomica. Non mi domandate che cosa potrà avvenire domani ». E' un interrogativo al quale, in parte, risponderà dall'8 al SO agosto la conferenza ato¬ mrarrtadgicmrhnpnz mica. Molti gelosi segreti verranno resi pubblici, saranno annunciate nuove teorie, nuovi risultati, nuovi metodi di lavoro; e tutti dovrebbero avvantaggiarsene. La conferenza si apre in un momento politico di euforia e di ottimismo. Inglesi e americani che daranno il buon esempio togliendo il cartellino < Top secret » da molte invenzioni; e anche i russi, ci dice un delegato che ha potuto dare un'occhiata alle prime relazioni — ne saranno presentate millecento — si preparerebbero a svelare alcuni gelosi segreti; fra gli altri, un nuovo metodo per proteggere gli scienziati dalle radiazioni. Intanto nella sala della stampa i giornalisti che dieci giorni or sono studiavano e discutevano le formule della pace, discutono e studiano adesso le formule della fissione nucleare. Al bar, dove durante la conferenza dfi « Quattro Grandi » venivano scambiate le ultime voci sulla riunificazione della Germania, si parla oggi di « uranio arricchito », di « torio irradiato », di « isotopi altamente attivi». Non affermeremo che la nostra scienza nucleare superi di molto la nostra logica politica; ma — francamente — ci sentiamo tutti atomizzati. ' Enrico Altavilla

Persone citate: Bertrand Russell, Einstein, Eisenhower, Laura Ferrai, Lewis Strauss, Strauss, Watt