In una notte drammatica dichiarò che avrebbe riempito le vie di morti

In una notte drammatica dichiarò che avrebbe riempito le vie di morti PERCHE' PER E' ANCORA AL POTERE In una notte drammatica dichiarò che avrebbe riempito le vie di morti Com'egli intende pace, libertà e vita tranquilla • Le sue forze: la stampa e la piazza • Storiella del "censore,, che deve andare in pensione - 1 sostenitori: legami palesi e occulti con gente che teme la democrazia - Insperato aiuto dell'America a proposito del petrolio e delle basi nel Sud • L'atteggiamento degli ecclesiastici - Il dittatore resiste con tenacia (Dal nostro inviato speciale) Buenos Aires agosto. Il primo sintomo della pacificazione promessa da Perón e dai suoi ci fu offerto dal nuovo sottosegretario alla stampa e propaganda in una conferenza concessa ai giornalisti stranieri. Dopo i cambiamenti del ministero l'arcigno Apold era stato sostituito da un direttore di innocui rotocalchi, certo Bouché, uomo affabile e,, dicevano, di sinceri propositi democratici. Bouché non volle smentire la sua fama, fu gentile, cordiale, sorridente con tutti, censurò solo in privato l'opera dei giornalisti italiani, a suo dxre tutti ec| cessivamente avversi al regime peronista, ma fece osservare che essi avevano potuto svolgere il loro lavoro senza alcuna molestia da parte delle autorità argentine. Affermò che dalla rivoluzione del 16 giugno in poi chi voleva mandare notizie in patria poteva farlo senza alcun timore e con la maggiore libertà,. A questo punto un collega gli chiese perchè a queste parole non corrispondessero i fatti e in particolare perchè sui dispacci spediti telegraficamente da Buenos Aires vigesse ancora una censura ferrea. Bouché sorrise e disse: tNon dovete dar troppa importanza a questo dettaglio: il funzionario addetto alla censura telegrafica è un vecchio impiegato che dovrà lasciare il servizio fra novanta giorni; teme di compromettere la sua posizione e non si è reso conto del grande mutamento avvenuto. Vedrete che fra tre mesi tutto andrà a posto ». / giornalisti presenti si trattennero educatamente dal rispondergli con male parole. Precedentemente vi era stato il discorso di Perón in cui questi aveva annunciato il < nuovo corso » della politica argentina con un appello abbastanza commovente verso le opposizioni alle quali offriva pace, libertà e vita tranquilla. Subito dopo Perón chiamò i direttori dei giornali peronisti, cioè di tutta la stampa argentina esclusa la < Nación », e disse loro di star bene attenti a riprodurre i commenti degli avversari in modo da mettere sempre in cattiva luce i suoi nemici con opportuni tagli di forbice o con qualche abile falsificazione. Verso la mezzanotte del SB luglio i partecipanti ad una riunione radicale, tenutasi con il regolare, permesso del- le autorità, furono accolti a revolverate mentre uscivano dalla loro sede. Gli aggressori erano pochi, tutti aderenti all'Alleanza Liberatrice Nazionalista, piccola associazione di teppisti armati, fedelissimi del regime, i quali godono dell'immunità per i loro crimini e vengono protetti dalla polizia in caso di reazioni delle loro vittime. In quella circostanza nessun radicale fu colpito, mori solo un passante, certo Prat, il quale si trovava per caso in quei paraggi. La notte prima l'Alleanza Liberatrice aveva manifestato le sue intenzioni pacifiche uccidendo tre persone in Avenida Corrientes; non si è mai conosciuto il nome di quei morti perchè i giornali si sono guardati bene dal pubblicare la notizia, si è detto solo che si trattava di comunisti e la gente ha fatto finta di crederci per timore del peggio. Questo è stato l'inizio della pacificazione argentina Voci pazzesche In realtà Perón non lascerà mai agli avversari due cardini della propria forza: la stampa e la piazza. Ha passato un momento difficile, è molto indebolito, intorno a lui si muovono le camarille infide e rivali dell'esercito, una serie di errori fa- intravedere fatale il suo tramonto a non lunga scadenza, ma la sua ultima ora non sembra ancora giunta e l'uomo lotterà come una belva ferita con tutti i mezzi della sua natura astuta e violenta prima di perdere il potere. Sembra che tra il 20 e il B5 luglio vi sia stata una grave crisi fra le forze che lo sostengono perchè alcuni elementi dell'esercito parevano decisi a farla finita con lui e a rovesciarlo a qualsiasi costo. Perón trascorse una notte al ministero della guerra, disse chiaro e tondo che se qualcuno voleva scatenare la guerra civile lui era pronto a riempire di morti le vie di Buenos Aires. Seguirono ore confuse dominate da voci pazzesche. *La marina ha interrotto le sue manovre e si dirige verso Buenos Aires (si seppe dopo che invece di muovere in questa direzione le navi si allontanavano dalla città) per costringere il governo alla resa ». — « Nell'ippodromo di Sant'Isidoro è atterrato un aeroplano su cui Perón si imbarcherà per fuggire in Paraguay». — «L'ammiraglio Toranzo Calderón è stato condannato a morte e Olivieri all'ergastolo, la sentenza per ora è segreta ma verrà eseguita fra poche ore »■ — «Gli ammiragli Olivieri e Calderón sono stati liberati, stanno per prendere Perón e fucilarlo, Calderón in persona comanderà il plotone di esecuzione ». — « La moglie segreta di Perón, certa Teresina, di BZ anni, bruna con un occhio torto, figlia di un portiere d'albergo, è fuggita in Canada con molti soldi, .Perón la raggiungerà domani». — « E' saltata Evita », quest'ultima notizia assolutamente incomprensibile fu seguita da lunghe spiegazioni. Pare che il cadavere di Eva Duarte sia stato nascosto da Perón in luogo segreto dopo essere stato imbalsamato con ogni cura, secondo alcuni per un'estrema manifestazione di affetto verso la compagna della sua vita, secondo altri per conservare un cimelio di grande valore suggestivo ; la salma tuttavia non sarebbe {llllllll{im iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii stata pietrificata a regola d'arte e proprio in quei giorni i gas, accumulatisi nel sarcofago, lo avrebbero fatto esplodere. Non varrebbe la pena di riportare queste assurdità se non fossero state l'indice di un profondo turbamento che dall'alto si diffuse per vari giorni su tutta la popolazione di Buenos Aires. La città non appariva molto diversa dal solito, la gente seguitava ad affollare i ristoranti; i caffè, i cinema e i teatri, ma bastò che un aeroplano volasse una mattina a bassa quota nei pressi della residenza di Perón perchè per le vie vicine si diffondesse il panico. Il momento di maggiore crisi pare fosse provocato da un generale abbastanza giovane, quell'Embrioni di cui si è parlato molto, un ufficiale compromesso solo politicamente con il regime perchè riconosciuto da tutti uomo onesto, volontariamente escluso dal traffico delle automobili di importazione che ha arricchito tanti suoi colleghi. Dopo lunghe discussioni sembra che anche Embrioni si sia convinto che all'esercito non convenisse in alcun modo rovesciare per il momento Perón e la possibile crisi del regime è cosi sfumata: di nuovo la calma, l'ordine e la pesante inerzia di Buenos Aires sono ritornate a dominare la città. La risoluzione di quest'ultima crisi conferma il giudizio che appare il più probabile sulla situazione argentina. A poco tempo dalla rivoluzione di giugno Perón non dispone degli stessi poteri d'un tempo e la sua fine si avvicina lentamente, ma sicuramente. Ma vi sono forze che lo sostengono ancora, che sono unite a lui con ogni sorta di legami palesi e occulti, che non pensano sia giunto il momento di farla finita con il peronismo, che temono il domani, quando le regole della democrazia saranno finalmente anche in Argentina le forme della vita civile e politica, impedendo a notabili, generali e trafficanti di disporre di un'intera nazione come avviene ora. Un aiuto insperato è venuto in questi giorni a Perón da parte degli americani. Questi volevano che l'accordo per i petroli e la concessione delle basi aeree nel Sud andassero a buon fine, quindi, considerando molto probabile il superamento da parte di Perón delle ultime riserve sull'accordo stesso, hanno cercato oggi di sostenerlo, di spargere per il Paese la sensazione di un'impossibile sua caduta a meno di correre gravi rischi, di diffondere ottimismo a piene mani dicendo nello stesso tempo sottovoce che la società California (parte contraente, almeno ufficialmente, degli accordi petroliferi tra Perón e gli U.S.A.) si sarebbe ritirata lei dall'affare se il governo argentino non offriva garanzie sufficienti di solidità. Quest'ultima voce ha mobilitato a favore di Perón ì numerosi interessi che speravano di trarre vantaggio da quella convenzione. Referendum rinviato Un altro aiuto, apparentemente insperabile, è venuto a Perón dalla Chiesa. L'agitazione dei dirigenti democristiani che da tempo intendevano costituirsi in partito si è affievolita dopo la fondazione ■ ufficiale di quel movimento; d'altra parte le gerarchie ecclesiastiche più propense ad andare d'accordo con Perón non credevano opportuno creargli difficoltà se il presidente, come pare, recederà dai suoi propositi CMitireMjiosi. Un vecchio ed autorevole sacerdote, il vescovo mons. Michele De Andrea, avversario tenace del regime, aveva giorni fa proclamato solennemente nella sua chiesa che, dopo i lutti del giugno scorso, non avrebbe più voluto indossare l'a¬ bito violetto ma solo la ta- IM M M MIMIM n 1 u n [ 11M i IUI n 111M M11 : n M i M n [ M II 1 lare nera del comune prete. Le site parole avevano destato grande commozione e suscitato echi vastissimi. Non tutto il clero fu però d'accordo con lui. Pochi giorni dopo quel discorso sembra che De Andrea sia stato chiamato dal nunzio apostolico, mons. Zanin, il quale dopo brevi convenevoli gli chiese: « Quanti anni ha Lei, monsignore ? ». « Ringraziando Iddio ne ho settantaquattro, eccellenza ». « E Le pare, alla Sua età, che sia giusto fare di quei discorsi f » concluse brusco il nunzio. Evidentemente anche la Chiesa non ritiene giunto il momento di combattere a fondo Perón; quest'ultimo in cambio ha rimandato la proclamazione del referendum in cui chiedeva la separazione fra le due potestà. Perón ha fatto buon viso a cattiva sorte e \n mancanza di meglio si contenta dei poteri limitati di cui dispone oggi non potendo più godere di tutta l'auto-'.là precedente. Ha indotto il vice-presidente dell'Argentina, Teisaire, a seguire il suo esempio, rinunciando alla carica che ricopriva nel partito, per sottolineare sempre più la minore influenza del giustizialismo nello Stato. Si aspetta di giorno in giorno l'abolizione dello stato di guerra e un minore arbitrio da parte della polizia; dopo lunghe riflessioni il governo ha deciso di concedere una trasmissione radio a Frondizi pensando fosse meglio lasciar parlare quel tenace avversario piuttosto che fare apparire la pacificazione come una beffa. Ma pur diminuita, screditata e traballante, la sostanza del regime resta; anche la data del X5 luglio che dodici anni fa fu fatale a un altro despota è passata senza danno per Perón: chi sperava nel magico potere di quella ricorrenza è rimasto amaramente deluso. Paolo Pavolini

Persone citate: De Andrea, Eva Duarte, Michele De Andrea, Olivieri, Paolo Pavolini, Prat, Toranzo Calderón, Zanin