II troppo danaro ha corrotto l'ambiente calcistico italiano

II troppo danaro ha corrotto l'ambiente calcistico italiano II troppo danaro ha corrotto l'ambiente calcistico italiano Lo si sentiva. Era nell'aria. Come per certi temporali che il cielo denuncia prima che si scatenino. Proprio come nel caso di certi temporali che possono anche, lasciando una atmosfera pesante ed ingrata, risolversi in tuoni e lampi ed in nulla di concreto. Sfoghi e conseguenze a parte, l'atmosfera era greve e satura di elettricità. Perchè certe cose le sapevano tutti. Specialmente coloro che non avrebbero dovuto saperle. A molti si tentava di chiudere la bocca invitando a produrre prove provate, per ottenere le quali ognuno avrebbe dovuto convertirsi in un giudice istruttore, con tutti i poteri che i regolamenti e la legge soltanto concedono. Noi abbiamo presente — precisamente come il lettore che ci segue — ohe qualche tempo fa, commentando uno dei risultati disastrosi della nostra squadra nazionale, avevamo dichiarato che le cattive prove degli azzurri andavano considerate come dei mali cutanei, delle malattie che affioravano alla pelle cioè, ma per curare le quali bisognava ricorrere a rimedi radicali sul sangue che circolava nelle vene. Era l'organismo ad essere infetto secondo noi. Cinque giorni dopo ci sentimmo rispondere da uno di quegli ingenui ai quali i colpevoli ricorrono per difendersi senza comparire mai in persona prima, che le considerazioni relative all'ambiente ammalato e guasto erano tanto evidentemente frutto di partito preso che non meritavano proprio la minima considerazione. Non c'ò stato che da aspettare che, a termine più o meno lungo, fossero i fatti a controrispondere. I fatti hanno scelto ora uno degli aspetti particolari dei mali che affliggevano ed affliggono l'organismo, per dire la loro parola. A pronunciarla, questa parola, hanno dovuto essere persone della Federazione stessa. L'hanno pronunciata sotto, forma di condanne dure, rudi, forti. Condanne che danno a pensare anche a coloro che, come già detto, erano convinti che ad esse si dovesse inevitabilmente e inesorabilmente giungere. Parliamo prima genericamente del fenomeno che ha destato tanto scalpore. Del fenomeno, cioè, prima che del fatto. E ripetiamo che l'errore primo, l'errore originarlo e fondamentale che ha portato al deprecabile stato di cose attuale è stato quello di permettere che il. denaro diventasse il padrone della situazione nell'ambiente. Un padrone del tipo del dittatore. Per fare le squadre forti in campionato ci voleva il denaro. Per indurre i giocatori a cambiare colori, bisognava che il denaro rendesse più allettante il trasferimento che la fedeltà. Per vincere le partite ci volevano 1 premi forti in denaro. Per esprimere la gioia per una vittoria risanante non c'ara che il denaro. Per dire 11 proprio disappunto per una sconfitta cocente non c'era che il blocco al flusso del denaro: sotto forma di multe, di penalità o altro. Denaro sotto forma di premi, consensi, lodi, appartamenti di lusso, automobili a ogni pie sospinto, a ogni dito che si movesse, a ogni coda che si agitasse. Finché si è visto il giocatore credere talmente di essere un grande uomo, una persona indispensabile, da dichiarare — lui strapagato — che certe partite non aveva voglia di giocarle; al punto da mettere quasi sull'attenti — lui che in certi casi ha fatto si e ho la terza classe elementare — il suo presidente capitano d'industria. Finché si è visto il « nazionale > gettare ai piedi del dirigente federale, oggetto di disprezzo, la bustapremio ritenuta troppo « leggiera > per una partita vinta. Finché si è giunti ad ogni fine stagione a non sentire parlare di altro che di compere, di vendite, di campagna acquisti, di mercato. Come se si trattasse di bestie e non di uomini. Come se, visto che soltanto più di decine o anche di centinaia di milioni non si parla, a fiumi scorresse l'oro nel paese nostro, dove pure tanta gente sa cosa vuol dire guadagnarsi il pane onestamente. . Naturalmente, perchè a certa paradossale situazione si giungesse, c'è voluto chi... lo volesse o, per lo meno,, lo permettesse. Chi volge in giro lo sguardo alla ricerca di un vero colpevole, non può se non puntare l'indice accusatore contro coloro che occupano o, per lo meno, occupavano posizioni dil comando. Come non c'è corrotto senza un corruttore, così il denaro non scorre a rivi se non c'è chi apra e metta a disposizione il portafoglio. Lentamente, gradatamente, si è venuto formando da anni un ceto di dirigenti che, non avendo competenza specifica .in materia, crede di poter risolvere tutti.! problemi di uno sport così complesso còme quello del calcio, coi mezzi che ha, quelli del denaro. E quando a una tale forma mentis si arriva, il passaggio dell'Impiego del denaro In forme non sportive, ma pure non incriminabili, a quello dell'uso suo in modo illegale e immorale, è breve. E' una mentalità speciale che si è venuta formando nell'ambiente. Per cui tutti aanno e tutti tacciono. Per cui ci si stupisce ae si colpisce chi pure avendo peccato prima non è stato eolto ora in flagrante. Per cui c'è gente che si dichiara entusiasta di convivere con persone che abbiano rubato non oggi, ma ieri. ■ Menti sconvolte, nel più popolare degli sport nostri. Del fatto specifico, lasciando a parte il fenomeno generico, cioè, ci sarà tempo di parlare. Perchè il referto espresso dal tribunale calcistico non è completo, perchè esso sarà passibile di modificazioni attraverso al ricorso in appello, perchè esso avrà, comunque, delle ripercussioni vaste e prò fonde. L'interessante, l'impor¬ tante è che ci sia stato finalmente qualcuno nell'ambiente ufficiale che abbia avuto il coraggio di usare la maniera onesta e forte dicendo: SI, il marcio c'è, esiste. Queste sono le prove e sulla testa dei colpevoli noi picchiamo forte. Se, picchiando, la martellata è caduta un po' più a destra o un po' più a sinistra di quello che poteva, o un po' più tardi di quello che doveva, o se non su tutta l'incudine il colpo è caduto, questa è un'altra questione. Se veramente si vuole fare sul serio, questo non è che l'atto iniziale del fatto. Il giudice doveva operare e ha operato. Bisogna dire che ha fatto il suo dovere, e che per la finestra che esso ha aperto può finalmente entrare aria triste ma rlgeneratrice nell'ambiente. Vittorio Pozzo I dimostranti in Piazza Libertà a Udine protestano contro le decisioni della Lega (Tel)

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