L'assassino del marito e di due sue amanti rievoca in Tribunale la propria vita disperata

L'assassino del marito e di due sue amanti rievoca in Tribunale la propria vita disperata Nella gremitissima aula della Corte d'Assise a Milano L'assassino del marito e di due sue amanti rievoca in Tribunale la propria vita disperata Il primo delitto nel 1933; la donna osci di carcere dopo cinque anni - L'nomo, nn tecnico aeronautico di fama, tornò dall'Abissinia ancora con un'altra amica • "Le 40 mila lire al mese per gli alimenti non mi bastano!,, - La fulminea tragedia - "Lo amavo troppo,, (Dal nostro corrispondente) Milano, 19 luglio. Barbara Zucchi è comparsa stamane davanti ai giudici della Corte d'Assise di Milano per il delitto da lei commesso il 1° marzo di quest'anno a Milano; l'aula era affollatissima. L'imputata sposò nel 1910 il tecnico aeronautico Arrigo Facco. Non fu una unione felice. La nascita di. tre figli non valse a migliorare i rapporti dei coniugi; nel giugno 1917 ottenevano dal Tribunale la separazione. Arruolatosi in aviazione, il Facco si recò in Africa Orientale; tornò nel 1932 con una giovane donna, Ada Fabris, come lui separata legalmente. La Zucchi lo ven- ne o sapere e fece di tutto per tornare a vivere col marito: preghiere, scenate, minacce, denunce non riuscirono però a cambiare il Facco. Due mesi dopo, Barbara "Zucchi atr tendeva all'angolo di via Tadino la Fabris e la uccideva con un colpo di rivoltella. Il processo si svolse nel maggio 1933. Trionfò la tesi defensionale secondo cui la donna aveva ucciso l'amante del marito per gelosia e per troppo amore. Le fu comminata una pena di nove anni di reclusione. Dopo il processo di secondo grado alle Assise di Pavia, la sentenza subì un ulteriore cambiamento; nell'autunno del '38 (cioè cinque anni dopo il delitto) Barbara Zucchi veniva restituito alla libertà. Intanto il Facco si era di nuovo recato in Africa Orientale, di dove tornò ancora con una donna, Ginevra Invernizzi, come l'altra separata dal marito e che il Facco, come già con la Fabris, condusse a vivere insieme a lui. Barbara Zucchi stava scontando gli ultimi mesi della sua condanna. Appena liberata, riprese i suoi tentativi di persuadere il marito a tornare con lei: una tenace serie di querele, nuove denunce, minacce, accuse di concubinato, esposti alla magistratura; tutto ciò costrinse il Facco a numerose comparizioni davanti ai funzionari di polizia. Una ennesima denuncia si concluse con la condanna del Facco e della Invernizzi ad un mese di reclusione per concu binato; ma la Zucchi non si era ancorar placata. Un milione di lire avute dal marito era sfumato; l'assegno mensile che le passava per gli alimenti non le bastava più; la Zucchi riprendeva quindi lo stillicidio delle querele. Il 23 febbraio 1955 nello stesso negozio di via Tadino dove 23 anni prima aveva comperato la rivoltella con la quale aveva freddato Ada Fabris, Barbara Zucchi acquista una nuova arma. Poi scrive al marito: e Le quarantamila lire al mese non mi bastano più, sono molto malata e devo curarmi*. Arrigo Facco non reagisce. Dopo una settimana e cioè il 1° marzo scorso, Barbara Zuc chi si apposta in viale Beatri ce d'Este, fuori Porta Lodovi ca. E' mezzogiorno. Ella attende al varco il marito. Un colpo solo, e Arrigo Facco si abbatte al suolo col cuore squarciato. Barbara Zucchi non batte ciglio. Volge l'arma sulla donna che accompagna suo marito. Stavolta — nella sovreccitata mente della Zucchi — la vendetta deve essere totale. Altri due colpi, esatti e implacabili; Ginevra Invernizzi, colpita a morte, stramazza iliiiiiliiiiilliiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii sul selciato in un lago di sangue; per poco un tram non investe il cadavere. Stamane, ai giudici, Barbara Zucchi ha detto piangendo: < Io ho sempre amato mio marito; lo amavo come poteva amarlo una ragazza di quell'epoca, il 1910. Dio, quanti anni sono passati! Invece lui mi piantò ». Il racconto che il presidente Palma l'aveva invitata a fare è proseguito confuso. Ella ha detto del suo matrimonio, della nascita e della precoce morte del primo figlio, della nascita degli altri due,_ della loro fine in guerra. «Non mi erano rimasti che questi occhi per piangere e per vedere che ero sola, malata, disperata; ed io lo amavo, mio marito, l'avevo sempre amato; anche dopo e finché avrò vita... >. Barbara Zucchi è scoppiata ancora in lacrime, il presidente Palma ha atteso un poco, poi ha sospeso l'udienza. Nel pomeriggio la discussione è stata interamente occupata dall'interrogatorio dell'imputata e dalle numerose contestazioni degli avvocati di parte civile. Questo processo, che non si concluderà forse prima d\ sabato, tiene impegnati dwersi tra i più brillanti avvocati del Foro milanese: alla difesa, il prof. Giacomo Dentala e l'avv. Antonio De Caro; per la parte civile, gli avvocati Finto, Salinari, De Marsico e Lener. 1. C. Barbara Zucchi fotografata sul banco degli imputati (Tel.) aiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiNiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiimiuiiiiiiiiiMiiiiiiìiii

Luoghi citati: Africa Orientale, Este, Milano, Pavia