Eisenhower e Bulganin hanno esposto a Ginevra con spirito di cordialità delle tesi in aperto contrasto di Vittorio Gorresio

Eisenhower e Bulganin hanno esposto a Ginevra con spirito di cordialità delle tesi in aperto contrasto LA CONFERENZA «A 4» APERTA NEL PALAZZO OELLA SOCIETÀ' OELLE NAZIONI Eisenhower e Bulganin hanno esposto a Ginevra con spirito di cordialità delle tesi in aperto contrasto Il Presidente americano indica nell'unità della Germania il primo passo Terso un accordo generale, lamenta l'oppressione dei "satelliti,, e gli obbiettivi rivoluzionari del comunismo - Il Primo ministro russo vuole il rinvio del problema tedesco, l'annullamento delle alleanze militari ed un piano immediato di disarmo ■ Eden e Faure solidali con Washington - Ottimismo nella delegazione statunitense: "esiste una volontà comune di riuscire,, (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 18 luglio. Alesse le carte in tavola, è possibile farsi un'idea abbastanza esatta del gioco dei Quattro Grandi. Ne favorisce grandemente la comprensione l'ordine nel cjuale sono stati pronunciati i discorsi, perchè hanno prima parlato i tre occidentali, e Bulganin per ultimo: così, praticamente, egli ha risposto agli argomenti della controparte, accettandone pochi, rettificandone un certo numero, ed altri infine respingendone piuttosto seccamente. In conclusione, per quanto l'atmosfera si mantenga singolarmente cordiale, si è visto questa sera che le posizioni delle due parti sono molto distanti fra di loro. I discorsi dei Grandi dell'Occidente si sono integrati a. vicenda, costituendo qualcosa come un concerto a tre voci. Ha cominciato Eisenhower ad affermare che il primo problema da risolvere è la riunificazione della Germania. Eden, con qualche enfasi, ha incalzato: « Quale è il primo punto ? Non può esservi dubbio nella risposta: è l'unità della Germania. Finché sarà divisa la Germania, sarà divisa l'Europa ». Ha quindi suggerito un patto di sicurezza cui aderiscano i Quattro Grandi e la Germania unificata; ha proposto di fissare un livello massimo per gli armamenti della stessa Germania e degli Stati confinanti, da sottoporre, ben inteso, a controlli e ispezioni. Faure si è diffuso in ulteriori considerazioni che avrebbero dovuto essere rassicuranti per la Russia: esclusa la possibilità di neutralizzare la Germania, ha dichiarato che una Germania unita, proprio per il fatto di essere inclusa nel sistema del Fatto atlantico e dell'Unione Europea Occidentale, non sarà minacciosa per nessuno. Anzi, l'U.E.O., in grazia delle sue caratteristiche specifiche, è l'organismo, o meglio addirittura lo strumento per realizzare la riduzione deeli armamenti. Faure ha poi illustrato il suo progetto per un fondo comune cui affluiscano i risparmi che ogni Stato potrà fare sulle spese militari, e che sarà destinato allo sviluppo delle aree depresse : anche Eisenhower, d'altra parte, aveva accennato con favore a questo generoso progetto francese. Così affermata dai Tre Grandi dell'Occidente l'as< soluta priorità della unifica zione tedesca, l'impostazione generale del problema era stata data. Il compito di trattare alcuni particolari è poi toccato ad Eisenhower, e non era un compito facile. Egli, difatti, dopo aver par lato di qualche tema inno cuo (vogliamo essere amici, intensificare gli scambi, collaborare per utilizzare in comune l'energia atomica a scopi pacifici) si è creduto in dovere di echeggiare i sentimenti di preoccupazione dei suoi compatrioti per la sorte toccata a « taluni popoli dell'Europa orientale », e di far cenno, inoltre, delle apprensioni destate in tutto il mondo libero dagli obiettivi e dai metodi di lotta del comunismo internazionale. Quasi a bilanciare queste rischiose audacie (si sapeva difatti che i russi avrebbero seccamente respinto questi temi) ha insistito comunque sul concetto che non si e venuti a Ginevra solo per « catalogare le divergenze » e che, comunque, le diversi tà ideologiche e filosofiche non impediscono ai popoli di collaborare. II maresciallo Bulganin, in risposta, è stato pronto a cogliere gli argomenti occidentali che possono convenire anche ai russi. Si è detto d'accordo sulla necessità, di non indulgere al gusto j delle recriminazioni; si è detto convinto della possibilità di coesistenza fra Sistemi politici diversi; si è detto desideroso di giungere alla collaborazione per l'energia atomica, ma solo a questo ha limitato il proprio assenso. Anche a riguardo dell'intensificazione degli scambi auspicata da Eisenhower, non si è voluto privare della possibilità di una piccola ritorsione, osservando che ssdctppsnezcdsedthGsGptrFladdugmdsdttsTinpzndtapZcBtgppnr se è esiguo il' volume degli scambi fra Oriente e Occidente, ciò accade non per colpa dei sovietici. Poi ha tenuto a sgomberare il campo dagli argomenti improponibili: la cosiddetta questione del comunismo internazionale non può essere esaminata da una conferenza fra Stati ; quanto alle condizioni interne dei paesi di democrazia popolare (così ha tenuto a rettificare la espressione « taluni popoli dell'Europa orientale » usata da Eisenhower), nessuno ha autorizzato i Quattro Grandi ad ingerirsene. Venendo alla parte sostanziale della tesi dei Tre Grandi dell'Occidente, la priorità dell'unificazione dei tedeschi, non ha esitato a respingerla. In polemica con Faure, che aveva esaltato la funzione della NATO e dell'U.E.Ó. come garanzia di sicurezza nei confronti di una Germania unificata, Bulganin ha dichiarato nettamente che il problema tedesco potrà essere risolto solo dopo l'annullamento delle attuali alleanze militari: NATO, U.E.O. e Patto di Varsavia. Aboliti questi organismi, ritirate dal¬ l'Europa le truppe straniere (vale a dire: rimpatriati gli americani), ne sarebbe agevolata la soluzione del problema tedesco : affrontarlo adesso equivarrebbe a un fallimento, ed è pertanto preferibile procedere per gradi. Bulganin, d'altra parte, non si è accontentato di questo netto rovesciamento delle posizioni occidentali. Eden aveva parlato dell'opportunità di fissare un limite agli armamenti della Germania e degli Stati con essa confinanti: ciò che avrebbe imposto delle riduzioni alla Unione Sovietica, ma non alla Gran Bretagna nè all'America. Perciò Bulganin ha proposto riduzioni per tutti, dividendo in tre gruppi le potenze del mondo : Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina, che avrebbero diritto a un milione o un milione e mezzo di uomini in armi; Gran Bretagna e Francia, con 650 mila; e finalmente tutti gli altri, Germania compresa, che non dovrebbero superare ciascuno i 150-200 mila. Poi ha suggerito di incoraggiare la neutralità di tutti quei paesi che desiderassero imitare l'esempio dell'Austria, e che verrebbero a godere delle stesse garanzie che all'Austria sono state assicurate dalle grandi potenze. Finalmente, mentre nessuno degli Occidentali aveva parlato dell'Asia, ha messo francamente sul tappeto il problema del riconoscimento della Cina e della sua ammissione all'O.N.U. Come si vede, delle tesi* delle proposte più divergenti non sarebbero facili da immaginare. Certo, rimane viva la consegna della cordialità, e forse del discorso di Eisenhower rimane valida la frase di apertura: « Può darsi che non si riesca a risolvere ancora nulla, ma possiamo creare fra noi uno spirito nuovo ». In questo nuovo Spirito sarà certo amichevole l'atmosfera nella villa « La Terrazza » a Creux-de-Genthod, dove Eisenhower questa sera ha ospiti a pranzo i delegati sovietici: ma non è con la sola cordialità che sarà facile coprire la lunghissima strada che rimane da percorrere prima di trovare un punto d'incontro. Vittorio Gorresio Bulganin, che ha vicino Molotov, legge un ujcumento durante la conferenza (Telefato) Eisenhower, seduto al tavolo della conferenza, parla con l'ambasciatore americano a Mosca, Bohlen (al centro) e con 11 segretario di Stato, Foster Dulles (Telefoto)