Si foglie a mezzo miliardo di contadini la terra distribuita dalla riforma agraria

Si foglie a mezzo miliardo di contadini la terra distribuita dalla riforma agraria Una seconda rivoiuzIoMnG mi ella Cina, comunista Si foglie a mezzo miliardo di contadini la terra distribuita dalla riforma agraria Diventati proprietari nel 1949, speravano di conservare i campi - Questi invece saranno raccolti in milioni di cooperative, secondo l'esempio dei "colcoz,, russi - Vano appello alla "collaborazione volontaria,, degli espropriane La Repubblica popolare cinese ha seicento milioni di abitanti; cinquecento milioni fra essi, vivono lavorando una terra sovrapopolata, in lotta secolare con 1 flagelli della eiccltà e delle inondazioni, impiegando in molte zone metodi primitivi. In questo mondo il governo di Pechino ha deciso di realizzare, nei prossimi anni, la socializzazione dell'agricoltura. Questo eccezionale esperimento viene illustrato per « La Stampa » da Robert GuHlain, uno dei maggiori esperti di questioni orientali. (Nostro servizio particolare) Hong: Kong:, luglio. In genere è sfuggito all'attenzione degli occidentali che in Cina si sta tentando un nuovo esperimento di portata gigantesca e che sono state addirittura rovesciate le direttive per la ricostruzione economica del paese. In che consiste questa rivoluzione nella rivoluzione? In poche parole, i capi della nuova Cina hanno deciso di riprendere ai contadini la terra, che essi stessi avevano distribuita. Il paese sta passando dal regime della proprietà contadina a quello della proprietà collettiva, dall'agricoltura tradizionale all'agricoltura socializzata. Di solito, in Occidente si pensa ancora che la rivoluzione cinese abbia una caratteristica originale in confronto alla 'rivoluzione russa: quella d'aver dato la terra ai contadini, creando milioni e milioni di proprietari. Ebbene, questa distinzione non è più vera; la prima, famosa riforma agraria è terminata nel 1952, e dal 1954 è in pieno sviluppo il ' movimento di socializzazione dell'agricoltura. Come ha dichiarato dieci mesi fa il personaggio n. 2 del regime, Liu Ciao-chi, « la Cina segue l'esempio sovietico ». À dire il vero, la stampa e la propaganda di Pechino sono state le prime a diffondere la convinzione che il periodo della rivoluzione agraria fosse chiuso, e che si fosse ormai aperto il periodo della rivoluzione industriale. Quando fu lanciato il grandioso piano quinquennale, parve che tutto lo slancio del regime si rivolgesse ormai a realizzare l'ani' bizioso sogno della Cina nel XX secolo: diventare una grande potenza industriale. E forse questa era proprio l'intenzione' dei nuovi padroni: due anni fa era reato, per il cittadino cinese, mettere in dubbio la saggezza dello sìogan: < priorità assoluta all'in austria >; e c'erano soltanto i critici stranieri a chiedersi se i governanti di Pechino non avessero dimenticato la realtà prima della Cina economica, cioè che 11 paese è fatto anzitutto di mezzo miliardo di contadini arretrati. Furono le delusioni, le difficoltà e le crisi del 1953 a far riflettere gli autori di quelle direttive sulla saggezza delle proprie decisioni. Il piano . quinquennale, \ splendido sulla carta, stenta a mettersi in moto, ed incomincia a funzionare solo quando, dopo l'accordo cino-russo dell'autunno, l'URSS interviene con la sua assistenza attiva; nell'agricoltura le calamità di estese inondazioni, di una disastrosa siccità, di una primavera troppo fredda e persino delle cavallette, provocano la carestia in varie regioni e la penuria di parecchi prodotti alimentari in più di una città. Governo, partito e propaganda attraversano un -periodo di confusione e di incertezza. Soltanto alla fine del '53, dopo discussioni appassionate drammatiche, 11 Comitato centrale del partito sceglie la nuova strada, fissa le direttive che vengono seguite . tuttora. La battaglia fra i dirigenti del partito dev'essere stata aspra; cade in disgrazia uno dei pezzi più grossi del regime, Kao Kang, uno dei vecchi compagni di Mao, già padrone della Manciuria ed autore del piano quinquennale (ma il suo suicidio è stato annunciato soltanto nel febbraio di quest'anno); con lui scompare Jao Ciu-clu, accusato di < capitolazione davanti ai proprietari terrieri ed ai contadini ricchi >. Viene abbandonato il regime della « Nuova Democrazia > applicato nel '49, che tollerava sopravvivenze capitalistiche nello stato socialista, ed è inaugurata una «Linea generale per il periodo di transizione} che deve condurre — « nel corso di uno spazio abbastanza lungo, e per tappe — al socialismo integrale. Per la superstite borghesia capitalistica (Industriali, commercianti ed artigiani) questa « linea > non significa nulla di molto nuovo: sapevano da tempo di avere i giorni contaci. Ma per cinquecento milioni di contadini, si tratta di una seconda rivoluzione quattro anni dalla prima! Se speravano che i vari esperimenti di « squadre di mutuo soccorso» per 11 lavoro dei campi, e di « cooperative agri cole di produzione» istituite qua e là, li avrebbero lasciati tranquilli e padroni del loro pezzo di terra, debbono disingannarsi. Ormai il governo è deciso ad affrontare simultaneamente due compiti formidabili: industrializzare il paese e socializzare l'agricoltura. Queste decisioni portano ìe data del 16 dicembre 1953, e vengono subito diffuse in articoli, discorsi, comizi, manifesti, in cui si sottolinea come la Cina si avvii sulla stessa strada dell'U.R.S.S. Ma l'esperienza sovietica ha insegnato qualcosa al riformatori cinesi, soprattutto il pericolo di af¬ fcavgtpcinleegsstulata'rMpItapcimSslrsufIgcsmtadps frontare di petto l'opposizione contadina, ed essi si affrettano a dichiarare che la nuova rivoluzione sarà realizzata per gradi, con il concorso «volontario» dei contadini (vedremo poi come la realtà spesso faccia a pugni con queste buone intenzioni). Le prime due tappe consitono nel diffondere dovunque le « squadre di mutuo aiuto » e poi nel trasformarle da stagionali in permanenti, così da sviluppare fra i contadini il senso di solidarietà e da abituarli a lavorare insieme; nella terza tappa verranno costituite milioni di cooperative agricole, che trasformeranno 'attuale proprietario in operaio, in salariato dei campi. Ma anche nelle cooperative il passaggio avviene per gradi. In un primo momento il contadino riceve un duplice compenso: per la parte di terra che ha immesso nel fondo co- immiminiMuigimiiiniiMiiiiMJiiiiiiiiiiiHMiMi iimmiiiiiiiiiiM mune, e per la parte di lavoro che vi svolge; poi a poco a poco le proporzioni si sposteranno, fino al giorno in cui il suo solo compenso riguarderà il lavoro che egli compie sulla terra diventata veramente di tutti, e « dimenticherà » d'essere stato padrone. Per ora la cooperativa cinese non è ancora la fattoria collettiva russa, ma il partito pensa di arrivare a questo traguardo in un periodo valutato dai cinque ai dieci anni. Sembra tuttavia che i dirigenti di Pechino non abbiano deciso di compiere questa seconda rivoluzione agraria per fanatismo ideologico, ma per necessità. Nel momento più buio in cui non riuscivano a mettere in moto il piano quinquennale, si accorsero che, mentre tentavano di edificare il socialismo nelle città, erano minacciati alle spalle dalla « spontanea tendenza » (sono i documenti ufficiali che lo ammettono) dei contadini verso il capitalismo, e che le decine di milioni di piccoli proprietari creati dalla prima riforma non avevano nè la capacità, nè l'intenzione di appoggiare con i loro sforzi la realizzazione del piano. Il quale esigeva dalle campagne un regolare afflusso di rifornimenti agli operai delle città, un'accresciuta produzione di materie prime industriali (come il cotone), ed una forte eccedenza di prodotti agricoli da mandare nell'URSS per pagare i macchinari e l'equipaggiamento delle nuove fabbriche. Era indispensabile dunque che la sterminata massa contadina si addossasse, in un modo o nell'altro, il fardello del piano quinquennale. Robert Guillain Copyright di « Le Monde » e per l'Italia de « La Stampa »

Persone citate: Mao, Robert Guhlain, Robert Guillain