Omicidi nel sole

Omicidi nel sole Omicidi nel sole L'ingresso di Santa Maria Capua Vetere era segnato da un arco romano e subito dopo al fondo di una vasta piazza con casupole disordinate scorsi le rovine dell'anfiteatro. Sembrava che la città mi si dovesse rivelare nelle sue antiche vestigic, poco dopo a un lato della strada gente stava assernbrata perchè nel fare gli scavi delle fondamenta per una casa era stato scoperto un grande mosaico bianco e nero, di certo delle antiche terme. Ancora nel girare per vicoli chiassosi, uno accortosi che ero forestiero mi propose di visitare il tempietto di Mitra che era vicino. Scendemmo per un ingresso sotto il piano stradale e accesa la luce elettrica apparve il piccolo tempio col suo altare per i sacrifici davanti a una pittura che rappresentava Mitra che uccide il toro,.di lato vi èrano gli stretti stalli di pietra per i sacerdoti, l'urna per le abluzioni é poi un pozzo, forse per le prove dell'iniziazione. Queste prove sembra fossero tremende : quella del fuoco, del gelo, dell'acqua, del digiuno. I marinai asiatici addetti a svolgere il grande velario che copriva l'anfiteatro, coltivavano questa religione. Nel migliore albergo della città ebbi una stanza con un grande armadio dove avrei potuto appendere almeno venti vestiti e attorno a un tavolo rotondo erano a mia disposizione quattro poltrone come avessi da tenervi ricevimento. Al contrario il letto era piccolo e fornito di un solo cuscino piatto e inesistente. Mentre stavo pranzando uno venne a confabulare col padrone, intesi che sarebbero venuti a mangiare alcuni ministri, una saletta doveva essere riservata per loro, mentre per i conducenti delle loro automobili si doveva riservarne un'altra. Dopo qualche tempo sopraggiunse un gruppo di persone, che subito furono accolte con grande deferenza dal padrone. Chiesi se erano i ministri, erano invece alcuni famosi avvocati di Napoli venuti per un processo che si stava discutendo alla Corte d'Assise. I ministri sarebbero venuti tra giorni per una festa nazionale. Il cameriere si meravigliò che non avevo ancora visto il palazzo di giustizia che era costato cento milioni per il restauro. Chiesi quale processo vi fosse; non era per nulla eccezionale^ quattro giovani, per motivi sconosciuti, avevano ucciso uno, é il fratello di questi, mentre gli altri erano in carcere, aveva già fatto giustizia per suo conto uccidendo il fratello del capo della banda. Fatti simili avvengono in quella zona della Campania uno alla settimana e sempre le cause sono ignorate. E' la mafia dei « mazzoni », risorta più bellicosa che mai dopo la - guerra giostrando tra Mondragone, Marciasse e Cancello. « Come lei tiene il portasigarette, questi tengono la pistola — mi disse il cameriere — e sparano per la minima sciocchezza, come l'altro giorno un carrettiere a un altro che non voleva dargli posto per passare ». Ma per lo più si tratta di vecchie vendette tramandate da padre in figlio che finiscono coll'esplodere con un colpo di pistola . Nel pomeriggio vi sarebbe stata la sentenza e decisi di assistervi. L'aula era stata dipinta a nuovo di rosa e anche gli stucchi bianchi, che ornavano le pareti come fregi di crema su di una torta, erano stati rinnovati. Sulla, parete di fondo vi era una statua di Vittorio Emanuele secondo, forse di gesso o per lo meno così male imbiancata da sembrare di gesso. Il re a capo scoperto teneva l'elmo con la piuma su di una colonnetta a cui stava appoggiato.' Si. attendeva l'ingresso della Corte. Dalla gabbia i quattro giovani imputati si scambiavano saluti allegri coi parenti aggruppati nella sala, erano veri gruppi di tutti i familiari di ognuno stretti come per una difesa del proprio sangue. Un "altro .giovane, la parte lesa, era seduto di: fronte alla gabbia, ammanettato, perchè, appunto, aveva ucciso il fratello del capo della banda, per vendicarsi che gli avessero ucciso il suo. Anch'egli parlava allegro col suo gruppo di familiari. La Corte entrò, tutti si alzarono e il presidente con voce monotona e noncurante lesse la sentenza che condannava quei quattro giovani a una trentina d'anni per ognuno. Uno dei familiari gridò verso la gabbia : « Fatevi coraggio ». E quei giovani invasi come da un riso sardonico risposero: «Ne abbiamo da vendere ». I carabinieri rimisero a loro le manette' e li fecero scomparire per una porticina. Tra quei gruppi di familiari ve n'era uno capeggiato da una donna formosa, di certo la madre, che prese a parlare autorevole con un avvocato; tra quei familiari solo una ragazza era addolorata, la sorella d'uno dei condannati, larga nel volto, con grandi occhi chiari, arrossata alle palpebre, si vedeva che piangeva dentro di sè. Veniva da pensare che quei giovani condannati fossero dei discendenti dei marinai asiatici che stendevano il velario dell'anfiteatro e professavano il culto di Mitra. Forse anche uccidere un uomo faceva parte delle iniziazioni per arrivare alla libera e gioiosa adorazione del dio solare. Certo questa associazione dei «mazzoni», che uccide per cause oscure, è come una setta di mjstici fanatici inserita con distacco in mezzo all'altra gente, alla gente di discendenza latina,' che crede in divinità più clementi e umanizzate, difatti questa trovava ridicola tanta facilità a uccidere. Nell'atrio tra le sbarre della cancellata che metteva alle celle dei condannati vidi una statua incastrata nel muro e che era stata, col restauro del palazzo, tutta imbiancata di calce, pensai a una Madonna di conforto per i condannati, ma era invece una statua sacerdotale antica e quella cella carceraria si tramutò come in un sacro luogo di espiazione. Cento milioni era costato il restauro del palazzo di quella Corte d'Assise, ma quella città ne era orgogliosa. Alla giustizia si voleva dare un aspetto suntuoso come per un grande spet¬ ii 11 numi ìMiiiiM iiiiiimiiiiimmi tacolo teatrale capace di attrarre in permanenza un movimento di forestieri a migliorare le poche risorse del paese. Mi avevano detto che il nido di questi fanatici omicidi è il vicino paese di Mondragone e andai a visitarlo. Mi aspettavo di vedere un paese tetro, miserabile, con gente chiusa e inospitale, e invece tra il mare e il monte su di una breve pianura esuberante di coltura con un sole splendente di dardi mi apparvero gli esseri più cortesi che avessi mai incontrato. Potei bere il Massico, caro a Orazio, che si faceva con le vigne stese sul monte vicino, mi fu garantito che è salutare come una medicina se bevuto al risveglio mattutino. Era di produzione per uso della famiglia dell'oste e non volle che lo' pagassi, chiesi se si potevano assaggiare le famose mozzarelle di bufala, avendo vis^o poco prima un brado di questi animali neri e selvaggi, e subito la padrona mandò un ragazzo a comperarle. Nella fresca mattina la loro freschezza aveva il sapore di un frutto succoso appena spiccato dalla pianta. Giovanni Comisso iiiiiiii i nini! uni minili! mimi i

Persone citate: Giovanni Comisso, Mitra

Luoghi citati: Campania, Cancello, Marciasse, Mondragone, Napoli, Santa Maria Capua Vetere