Si è gettato da un ponte l'assassino del quindicenne

Si è gettato da un ponte l'assassino del quindicenne tragico salto ds notte da quasi 50 metri sul greto della Stura Con un Si è gettato da un ponte l'assassino del quindicenne Ha lasciato la motoretta e tre lettere presso il viadotto Solerò • Aveva vagato per ore e ore senza Dna meta - II crudele destino del povero ragazzo - Disperazione dei genitori e commozione di folla ai funerali (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 28 giugno. Poco dopo le 23 di ieri notte, mentre carabinieri e polizia lo braccavano ad ogni quadrivio, Michele Tassone, l'assassino del quindicenne Roberto Barrò al è ucciso buttandosi dal viadotto Solerò sul greto della Stura. Nel lungo volo di quasi 50 metri, l'assassino suicida forse non ha nemmeno urlato di orrore. Nessuno ha sentito un grido nella notte silenziosa e deserta, nessuno lo ha veduto compiere il gesto disperato dettatogli da un tardivo rimorso. Compiuto il delitto, egli ave va abbandonato 11 corpo del ragazzo nel punto stesso in cui lo aveva ucciso, vicino al ponte di San Michele, ma poi, forse nel desiderio di occultare 11 più a lungo possibile il suo misfatto, era tornato sui suol passi, aveva trascinato il corpo esanime della sua vittima fino al cespuglio e 11 10 aveva accuratamente nascosto. Dopo, 'quasi le forze gli venissero meno, era entrato in un bar di Vl'coforte e si era fatto servire un cognac. Appariva sconvolto, e per giustificarsi, disse di aver avuto un incidente con la Vespa dal quale era uscito vivo per miracolo. Ancora la notte di domenica egli si mise in viaggio e si diresse verso Torino. Giunto a Moncalieri si fermò ad un bar e chiese una comunicazione telefonica con il signor Giovanni Regis, 11 proprietario del garage dove lavorava Roberto Barrò. Lo avvertì che Roberto era morto, che andassero a cercarlo nel cespuglio. All'ufficio telegrafico spedi un telegramma scombinato, sempre diretto al signor Regis, in cui dava una nuova versione del fatto, parlava di un incidente in cui Romano, e non Roberto, era morto. Forse la mente del Tassone, già anormale per natura, era stata del tutto sconvolta dal delitto orribile. Dopo aver vagato l'intera notte di domenica e ancora lunedì, egli puntò le ruote della sua motoretta su strade che conosceva assai bene e si diresse verso Cuneo, la città in cui era nato 11 26 novembre 1922 e da cui era partito poco dopo la fine della guerra. Come sia riusciio a passare attraverso le maglie distese ovunque dalla polizia è impossibile dire. E' però certo che egli non si è fermato un istante, in ogni luogo in cui è passato ha lasciato un segno. Giunto a Carignano si è fermato per scrivere una lettera che ha poi spedito per espresso al signor Regis che l'ha ricevuta questa mattina poco dopo le otto. Una lettera folle, in cui gli accenti di rimorso e pentimento si mescolano ad una esaltazione delirante. < Chieda perdono per me ai genitori di Roberto per il male che gli ho fatto. L'ho ucciso perchè gli volevo troppo bene. Saiuti per l'eternità >. Spedita la lettera riprese la sua corsa affannosa. Stranamente tutto gli riusciva facile, non sfiorò mal uno dei tanti posti di blocco formati dalla polizia che gli dava la caccia. Ma non riusciva a sfuggire dalla sua coscienza che, pur nelle pieghe nere della follìa, doveva susurrargli parole insopportabili. Nessuno può dire come e quando egli giunse sull'alto viadotto. Appoggiò al marciapiede la motoretta, avanzò lungo 11 ponte, fin quasi al centro, dove 11 salto sul greto della Stura è più alto, scavalcò 11 parapetto e si lanciò nel vuoto. Il primo a notare qualcosa di anormale fu il sig. Walter Sogno, proprietario di un'agenzia automobilistica, che tornava in macchina da Savigliano con una sua cliente. Vide la motoretta abbandonata e per i molti suicidi che già hanno reso famoso il ponte, pensò subito al peggio. Erano le 23.15, il viadotto era deserto. Fermò la macchina e si avvicinò allo scooter. Sul manubrio, messe tra i fili dei comandi, c'erano tre lettere. Lesse ciò che era scritto sulla prima busta: < E' per io e te, Roberto l'ultimo momento. Ti ricordo sempre >. Poiché non aveva più dubbio che qualcuno si fosse buttato dal viadotto, fermò un motociclista che transitava in quel momento, 10 pregò di avvertire 1 carabinieri ed attese. I militi giunsero poco dopo, scesero l'erto pendìo che porta al greto del fiume e lì trovarono il corpo inanimato di Michele Tassone. L'identificazione non fu difficile; il suicida aveva con sé tutti 1 documenti. In attesa che giungesse l'autorizzazione a rimuovere la salma, i carabinieri lessero le lettere che l'assassino aveva scritto prima di uccidersi. Una era diretta a Roberto Barrò e sulla busta, oltre all'indirizzo, egli aveva scritto: «Prego di dare a sua mamma. Nel portafoglio 20 mila, 10 e 10 per Roberto, per fare la sepoltura >. Nel pie. colo foglio su cui l'assassino aveva scritto frasi allucinate, era racchiusa una sua fotografia che nel retro recava la dedica: « Ti sto sempre vicino » ed una piccola istantanea della sua giovane vittima. Una seconda lettera era indirizzata ai proprietari del garage «Lampo di Mondovì dov'egli aveva noleggiato la motoretta, una terza era bianca, senza indirizzo e conteneva alcuni buoni per il prelievo di benzina. I carabinieri hanno provveduto a cercare . parenti dell'assassino suicida. Un suo fratello, sposato e con due figli, vive tuttora a Cuneo, un altro fratello, anch'egll sposato, vive a Torino. Sono due ottimi e seri operai, ben diversi dal fratello. Partito da Cuneo, egli si era stabilito a Novara, dove ab< tava in via Ansaldi n. 4. Di professione era imbianchino, ma pare che non esercitasse con molta intensità. Era un uomo strano, complicato, che alternava momenti di calma a giornate di violenza. Nel 1949 fu condannato a due anni di carcere per lesioni gravi, nel 1952 ad un anno per furto. Uscito di carcere fu ospite nella casa di rieducazione del Divino Redentore, ma fu al lontanato poco dopo per la sua condotta riprovevole. Come abbia conosciuto il giovane Roberto Barrò rimane un mistero che forse non sarà mai svelato. E' certo che egli ricopriva di piccoli regali 11 ragazzo, noleggiava la motoretta che poi lasciava guidare a lui, Benché lavorasse poco o nulla, disponeva sempre di somme non indifferenti delle quali si serviva per conquistare l'amicizia del giovane ed inesperto ragazzo. Ancora domenica sera 1 due furono visti insieme per le straumiiiiiiitiiiiiiEiniiiiii lUiMniniiiiiiiiMiM de di Mondovl. Alla guida della motoretta c'era Roberto Barrò; dietro l'anziano e torbido amico che nella mente già maturava forse l'idea del suo delitto. Il ragazzo ed il suo assassino furono visti dirigersi verso il Santuario di Mondovì ma in quel momento nessuno pensava che una morte orribile viaggiasse con loro. Gli amici che videro Roberto allontanarsi sulla motoretta con la quale l'assassino era andato a prenderlo davanti a casa sua, in via S. Agostino 82, forse lo invidiarono per la gita serale a cui si accingeva. Oggi sono andati tutti id accompagnarlo al cimitero. 1 funerali della povera vittima si sono svolti alle 17,30, con un grande concorso di folla commossa. La notizia che l'assassino si era ucciso era stata diffusa dai giornali pomeridiani, e non c'era più posto nemmeno per l'esecrazione, 1 genitori, affranti* hanno seguito la bara del loro unico figliolo e non avevano nemmeno più lacrime. j ■lllllllllllllIIIIIIIIIIllillIlllllllllllllIlllllllllllllll La zia (da sinistra), la madre ed il padre di Roberto Barrò, la giovane vittima, seguono la bara del loro congiunto lllllIllillllllllllllllllllllllllllIllllllIllllllllllllllMllillIlllllllllllllIlIllllllIlllIllllllIItllIIIIIIIIIlilIllll Michele Tassone, l'assassino

Persone citate: Giovanni Regis, Michele Tassone, Regis, Roberto Barrò, Tassone, Walter Sogno