La lezione impartita da Minardi a Coppi e Magni nel Giro del Piemonte
La lezione impartita da Minardi a Coppi e Magni nel Giro del Piemonte Troppe le prove per il campionato ciclistico La lezione impartita da Minardi a Coppi e Magni nel Giro del Piemonte L'ombra nefasta del campionato a più prove diluite da marzo ad ottobre si è proiettata, come si te meva, sul Giro del Piemonte, che se ha dato agli organizzatori la soddisfazione di radunare alla par. tenza li meglio al completo del ciclismo italiano, ha tuttavia indotto gli osservatori più avveduti u parlare d: gara in buona parte mancata, e ciò a causa della non partecipazione, anzi, della ostentata e quasi disdegnosa indifferenza che i due protagonisti più attesi hanno mostrato durante la fase ri solutiva della corsa. Se ben si ri corda, questa spiacevole eventualità era stata qui prospettata: conoscendo : nostri polli, era difficile che anche noi cadessimo nella trappola di ritenere a occhi chiusi che proprio nella formula del campionato — che aveva portato Coppi e Magni alla pari dopo le due pre cedenti prove —. dovesse consistere la ragione che anche, che soprattutto la terza prova li dovesse vedere Impegnati a fondo per tu maggior gioia liegll sportivi. Scarsamente allenati su strada, abituati ai grassi guadagni (con poca fatica) delle riunioni su pista o tipo-pista, ritenendo di sottoporsi a questa contrattuale prestazione col minimo possibile di guasti nella classifica rimandandone la decisione, Magni alla non difficile penultima prova tPon. tedecimo) e Coppi alla corsa a cronometro (Varese), era naturale attendersi da parte loro... proprio ciò che hanno fatto (o, meglio, non hanno fatto. Una volta che al controllo-rifornimento di Acqui (km. 115 dalla partenza e 155 all'arrivo) gì, dissero che la pattuglia dei sei in fuga era in vantaggio di quasi sette minuti, e dopo aver reagito al tentativo di Boni che portò a un acceleramento dell'andatura ed alla riduzione del ritardo a quattro minuti e mezzo, evidentemente nei due leaders della classifica vieppiù si radicò il convincimento che meglio di tutto era disinteressarsi della corsa: tanto, nessuno dei fuggitivi era pericoloso pel campionato, e soltanto più tardi, e con la volata al Motovelodromo e approfittando di qualche sorpresa sempre possibile nel tratto finale, si poteva guadagnare un punto o due sul rivale, senza neppur fati care troppo. Coppi teneva pronta la sua vettura personale in corso Casale perchè lo trasportasse senza indugio verso men "squallide piagge, e Magni non i.veva un programma molto dissimile da quello del suo amico-rivale. En trambi dovettero pensare di chiù dere in un modo qualunque l'afosa giornata piemontese, rimandando a settembre quando la canicola è passata e l'allenamento è stato ripreso in pieno per le corse dei ciclo autunnale, la prosecuzione della loro < querela ». Senonchè, nel gruppone ii cinquanta uomini che dalle lunghe venivano verso le colline del Monferrato c'eca Minardi, questa volta meno rassegnato alia sua sorte di quel giorno di tre anni fa quando, nell'ultima prova di campionato Banali riuscì cosi bene ad « addormentarlo » col lasciar scappare una quarantina di avversari, ma tuttavia conservando sull'Ingenuo « Plpazza » li lieve vartagio d un punto che eli permise, al « diabolico vecchietto », di vincere il suo quarto titolo di campione d'Italia. < Stavolta non me la fate > dev'essersi detto Minardi, appena digerito il rifornimento preso ad Acqui e rinfrescatosi il cervello con l'acqua vuotata dalla borraccia. Doveva essersi accorto e' ■» i due « grandi » non avevano nessuna voglia di far sul serio, anche perchè il caldo, la fatica, forse la scarsa preparazione ne avevano stremato le forze. E ruppe èli indugi, piantando baracca e burattini, andando a raggiungere 1 fuggitivi dopo un'ora e un quarto diun Inseguimento che gli fa onoreper la rapidità e la sostenutezzacon le quali fu condotto senza unattimo di sfiducia in se stesso. Alla fine, il primo posto al tragua do e l'avanzata al comando della classifica del campionato con due punti di vantaggio su Magni e ire su Coppi giustamente hanno premiato la sua classe, la sua risolutezza, lasua forma. Come lezione di coraggio per-sonale e d| dignità professionaleimpartita ai due più popolari e rappresentativi campioni del ciclismo nazionale, questa di Minardi è una delle più clamorose, e farebbe male il cronista a non metterla in Isalto pel suo significato di esempio, additandolo a tanti altri corridori, purtroppo ancora legati da una specie di timore reverenziale ogni volta che si atta di mettei nei pasticci i personaggi di cui si parla. I) giorno che In ogni corsa II gesto di Minardi troverà degli imitatori — naturalmente in grado di svilupparlo senza perdersi d'animo lungo il cammino —. ci verrà In mente questo "Siro del Piemonte. ^ quanto di bello vi abbiam visto VITTOBIO VARALE
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