Paesi della signora Bovary

Paesi della signora Bovary ITINERARI DI FANTASIA IN TERRA DI FRANCIA Paesi della signora Bovary Croissetfil villaggio di Flaubert, è ridotto a un'immensa officina-Ma Ry (che in Madame Bovary sarebbe Yonville)è rimasto tal quale Gli abitanti parlano dei personaggi del romanzo come se fossero esistiti - Ed anche noi rifacemmo il percorso di lei, quando all'alba, attraverso i campi, nel vento, con le guance rosa e senza fiato raggiungeva Rodolfo... (Dal nostro Inviato speciale) Kouen, giugno. Se Flaubert potesse tornare net luoghi deve trascorse la maggioi parte della proprta esistenza, troppe cose troverebbe cambiate. Rouen, quasi, completamente rifatta dopo ' le distruzioni della guerra (e, purtroppo, rifatta in peggio, con grossi quartieri di cemento, giallognoli, senza fisionomia) ; perfino la cattedrale sconciata in tal modo che ancora oggi, dopo più di dieci anni, i muratori vi lavorano per cercar di rimetterla in sesto; e Croisset, U vicino villaggio sulla Senna, ridotto a un'immensa officina, in mezzo alla quale rimane soltanto il chiosco dove il romanziere si rtnehiudeva a scrivere, in un accanito lavorar di stile in un eroico martoriarsi sulle parole. La casa non c'è più, il giardino è stato leziosamente accomodato ad aiuole e a siepi, e tutt'inlorno si alzano magazzini, capannoni, depositi di carta da giornale e di ferraglia. Le rive del fiume sono ingom- bre di gru, serbatoi di ben 111E11! 1111111111111 ! 11111111111111111111 [ 11111111 1 ispie e e mui è azina, fumaioli, e in ognt ora del giorno e della notte si odono rombi, strepiti, ululati e martellamenti da far uscir di senno in pochi giorni anche l'uomo meno sensibile e meno irritabile. 8e si pensa alla grande pace, al silenzio, alla solitudine che qui dovevano regnare cent'anni fa, e alla bellezza del fiume, ampio, appena solcato da barche a vela o da qualche battello a ruota, e si confronta quel quadro da idillio con l'odierno agghiacciante paesaggio industriale, ci si deve convincere che anche gli uomini debbono essere profondamente mutati. Invece dei rozzi e astuti contadini di Croisset o dei borghesi di Rouen f« gigantescamente massacranti e piramidalmente stupidi... ») lo scrittore si troverebbe di fronte a gente eccitata sbrigativa, commercianti sempre indaffarati, operai inuggiti, conducenti irosi e imprecanti; e la sua ironìa o la sua indignazione verso i propri concittadini farebbero luogo a uno smarrimento, a una mortificazione quasi inane, e forse a una impossibilità di esercitare lo spirito analitico su elementi così sfuggenti, cosi poco individuati e così scarsamente « riposati ». Perchè l'uomo di oggi ha sopraffatto se stesso, e sembra che non abbia-più il tempo né la vo'glia di affermare, nel bene come nel male, la propria singolarità. Al Leon d'oro Ma Flaubert ritroverebbe invece, quasi miracolosamente, tutto come prima nei paesi che scelse per ambientarvi i personaggi di Madame Bovary, Romanzo alla mano, capitolo per capitolo, noi oggi possiamo riscontrare sul vivo la stupefacente esattezza di ogni particolare; e così forte risulta l'illusione d'una realtà immutabile, che non soltanto gli «omini, ma perfino gli animali, e le stesse piante, ci sembrano i medesimi di allora. Si sa che Yonville, il paesucolo dove Carlo ed Emma Bovary si stabilirono dopo un breve soggiorno a Tostes, non è altro che Ry, a una ventina di chilometri a oriente di Rouen. Et Ry oggi è tale e quale lo vide e lo descrisse Flaubert: con la chiesa dalla volta di legno e il piccolo cimitero attiguo, « cosi gremito di tombe che le vecchie lapidi a terra formano un lastricato uniforme diviso dall'erba iri riquadri verdi regolari », con l'albergo del Leon d'oro, che ha appena mutato il nome in Hotel de Rouen, con la casa e il giardino, intatti, dell'infelicissima coppia. La farmacia di Homais, che stava di fronte all'albergo, si è trasferita proprio nella casa dei Bovary, ma il banco dell'ineffabile « progressista », riconoscibile per le grandi bilance fissatevi sopra, è sempre quello; così come è"sempre rintracciabile la Buchette, la dimora dove Rodolfo, grossolano « conquistatore » di paese, riceveva Emma giunta trafelata attraverso i campi umidi di rugiada. Non basta, poco lontano da Ry sorge ancora la grande fattoria dei Bertaux, , dove Emma nacque e dove provò ì primi disgusti per la vita rustica: "fra quegli enormi cavalli fumanti, quei branchi di oche e di galline starnazzanti, quei porci grugnenti, che sono tutti ancori^ lì, si direbbe per incantamento, sorvegliati dagli stessi contadini in camiciotto turchino e in zoccoli di legno; e anche le costruzioni, ricche di stalle, rimesse e granai, sono quelle di allora, mentre gli altissimi, maestosi pioppi fanno ancora da scenario alle grasse praterie dove pascolano le llllltllllllllllllllllllllllllllllllltlltllllflltlllilllllltlll mandrie dei buoi. Soltanto il castello della Vaubyessard, dove Emma Bovary conobbe durante un ballo le prime esaltazioni della <tgran vita», è scomparso, perchè demolito alcuni anm or sono; mo la gente del luogo se ne rammarica come di un torto fatto al grande scrittore. C-li abitanti dì Ry, dal canto loro, hanno cominciato ad amare i personaggi flaubertiani come se. fossero realmente vissuti, e ne parlano volontieri, facendovi cortesemente da guida appena glielo chiedete. Il parroco ci mostrava il luogo dove fu sepolta Delphine Couturier maritata Delamarre, cioè la donna che servì da modello per Emma Rouault maritata Bovary; e confondendo la vera con l'inventata, ci- diceva che la «poverina » era venuta un giorno in chiesa a confidare le proprie pene al curato di allora, il reverendo Bournisien. Quanta pietà, quanta simpatia rimana in quel t poverina»! Ma quando gli toccò di accennare a Rodolfo, il buon prete non potè trattenersi dall'esclamare: « Quello si, era un farabutto! ». I proprietari attuali della Buchette, invece, di Rodolfo parlavano poco, quasi si trattasse di un equivoco predecessore, diffondendosi piuttosto sul «grand coeur » che doveva avere Flaubert per interpretare così profondamente le passioni umane; e così dicendo sollevavano i lembi della-tappezzeria stinta di quella tetra stanza dove, e nulla sembrava più vero, tante volte si era rifugiata nella sua amorosa follia l'eroina del romanzo. Quanto agli osti del Leon d'oro, vollero che ci sedessimo alla stessa tavola dove mangiarono Emma e Carlo, al loro arrivo da Tostes, in compagnia del giovane Leone e del farmacista. « Queste erano le loro sedie, — ci dicevano con accento di assoluta convinzione, — e dopo il pranzo vennero a scaldarsi un poco davanti a questo caminetto ». Non c'era proprio nulla che non trovasse riscontro nel libro. Il paese allungato sull'unica strada, le casette dai tetti d'ardesia, i jampi lambiti dal Crevon (la Rieule del romanzo), tutto immutato. « Ecco, da questo cancelletto — ci assicurava un garzone di macelleria — la signora Bovary usciva all'alba per raggiungere il signor Rodolfo... ». Facemmo anche noi il percorso, e sempre più viva, più aderente al vero ci appariva l'immagine evocata: <... quando non c'era la passarella per le vacche, doveva seguire i muretti lungo l'acqua, la sponda era sdrucciolevole, ed ella si afferrava con le mani, per non cadere, ai cespi di violaciocche appassite. Poi passava per i campi arati, in cui sprofondava e inciampava, imbrattandosi le scarpette leggere. Nei prati, il fazzoletto annodato sulla testa si agitava al vento. Aveva paura dei buoi, si metteva a correre, arrivava senza fiato, con le guance rosa, esalando dalla persona un profumo fresco di linfa, d'erba e d'aria aperta... ». E la foresta della stupenda cavalcata dei due amanti infonde, nel vederla, la medesima sensazione di luogo fatto perenne dall'arte; anche noi vi udimmo <il grido rauco e dolce dei corvi che fuggivano tra le querce ».' Credo che nella moderna letteratura ben di rado si trovi un simile esempio di fedeltà al modello scelto. Flaubert non inventava nulla, riprendeva tutto dal vero, per tutto alleggerire e far come esultare nel suo stile perfetto, di un'armonia che ltlllllllilllllllllllllllllllflllllllllllllllllltllllilllll nessun'altra prosa narrativa conosce. Ed ecco che questo villaggio, un villaggio qualunque fra altri mille in Francia, diventa poetico, diventa unico e impareggiabile, proprio in virtù di quella < fissazione » operata dall'artista. Nulla è mutato, negli oggetti e nelle apparenze. Sapranno, anche qui come a Rouen e a Croisset, mutati invece gli animi delle persone t Direi di sì, ma in senso del tutto opposto. Mentre nella vicina città tutto è sovreccitato, tutto si è fatto caotico, a Ry tutto è calmo, e forse più calmo di prima. C'è un'aria quasi di distacco dalle vicende umane, o ali meno non si avverte quella atmosfera maligna e pettegola che fece dì Yonville un piccolo inferno. Una certa pietà... In un secolo sono accadute troppe cose più grandi della esistenza di un villaggio di seicento anime; e se pure l'ii.dustria non è ancora giunta a infondere un ritmo pazzesco alle ore della giornata, tuttavia si sente che un passato di sofferenze condivise col resto del mondo trattiene questa piccola gente dall'accanimento spietato contro i propri simili Che vi siano da queste parti altre signore Bovary non è probabile, ma se vi fossero, non sarebbero forse più indotte alla disperazione dall'ostilità unanime del paese. C'è anche da supporre che Flaubert non troverebbe più qui i caratteri « tutti d'un pezzo », così fortemente delineati, che si offrirono come preda inconsapevole alla sua sottile indagine. Il farmacista di oggi sta seduto al banco di Homais, ma non è. più Homais. Ha un'aria astratta, più* chiusa, meno contenta di sè, e per quanto ci abbia confessato di amare, anche lui, /'esprit scientiflque, forse non ha più tanta fiducia nel < Dio di Socrate, di Franklin, di Voltaire e di Béranger». Le nature limitate, sospettose, ingenerose, -si scoprono di meno, se non altro per l'influsso dei costumi cittadini, e t segreti delle persone non esistono più o rimangono imTìenetrauili. Per tali ragioni, la strada dell'esplorazione interna, forzatamente soggettiva, scelta da Proust, sembra più adeguata ai tempi; tanto più che di quel mondo lontano tutto è stato detto dal solitario di Croisset, e in maniera incomparabile. G. B. Angioletti

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