Il disastro di Premosello causato da un errore di scambio

Il disastro di Premosello causato da un errore di scambio Il disastro di Premosello causato da un errore di scambio Secondo i tecnici la sciagura sarebbe forse stata evitata se il conducente del direttissimo 212 avesse ubbidito al se. gnale di ridurre la velocità - Per la mancanza di una maschera antigas non si è potuto salvare l'aiuto-macchinista (Dal nòstro inviato speciale) Premosello, 10 giugno Un errore di manovra dello scambio e l'eccessiva velocità del direttissimo 212 sono le cause della sciagura ferroviaria di Premosello. L'inchiesta non ha ancora terminato tutti gli accertamenti, però questa sera si è potuto giungere alla conclusione che la colpa va ricercata non nel mancato funzionamento degli apparecchi elettrici, ma nella disattenzione del personale. Un'altra constatazione, e molto triste, è stata fatta: che sarebbe bastata una maschera antigas per salvare anche l'unica vittima di tanto disastro, l'alutomachinistra Remo Regis di Sesto San Giovanni. L'ing. Forte, capo compartimento di Milano, ha dichiarato: « L'apparato elettrico della linea è molto complesso e bisogna verificare le manovre eseguite dal deviatore che non è stato interrogato perchè latitante. Credo comunque che il macchinista avrebbe dovuto andare meno forte>. L'ing. Silei, capo sezione movimento, ha aggiunto: «Gli scambi non funzionavano con regolarità a causa delie intemperie dei giorni scorsi. Per questo il deviatore avrebbe dovuto regolarsi. L'errore di manovra fu fatale >. L'inchiesta ha permesso di ricostruire i fatti con precisione. Alla stazione di Premosello, ieri sera, verso le 18,30, giungeva un treno merci. Il treno veniva fermato sul terzo binario per dar via libera all'accelerato E. T. 708 ed al direttissimo 212 provenienti da Milano. Dirigeva il traffico il capo stazione Mario Casella di 30 anni — che si trova in stato di fermo per misure di accertamento —, alla cabina di comando c'era il deviatore Pietro Arcioli. Questi, manovrando la leva per dare via libera al secondo binario dove doveva transitare l'accelerato, si accorgeva che il disco rimaneva con il segnale rosso di transito vietato. Si recava sul posto e constatava che lo scambio aveva funzionato non ostante il disco rosso. Allora dava il «segnale di chiamata> a -luci bianche intermittenti che vuol dire: entrate In stazione a velocità non superiore ai 25 chilometri orari. L'accelerato entrava alle 18,46, si fermava e poi riprendeva la sua corsa. H deviatore — così almeno credono i funzionari che stanno conducendo l'inchiesta — ripetè la manovra. Il disco rimase rosso ed egli non si preoccupò di andare a controllare se lo scambio aveva funzionato. Purtroppo la seconda manovra aveva dato via libera sui; tèrzo "binàrio, dove si trovava fermo il treno merci. Forse il disastro si sarebbe evitato, oppure sarebbe stato • di proporzioni ridotte, se il macchinista del direttissimo avesse rispettato l'avvertimento' di ■ ridurre la velocità. Ma viaggiava con venti minuti di ritardo e non ne tenne conto. Quando entrò in stazione alle 19,25 e si accorse che invece del secondo binario era instradato nel terzo, tentò di frenare. Ma era tardi. A quale velocità andava? Sono andati distrutti i diagrammi del locomotore. Il macchinista Guido Rossini ha detto: «Viaggiavo sui 40 all'ora. Al momento dell'urto ero sui 10-15 >. Il capostazione principale Nestore Bernardelll — testimone oculare — lo ha smentito: < La velocità era Bui 70-76 chilometri >. Di egual parere è Il capo treno che si trovava sul direttissimo: « Si andava molto forte >. Un carro cisterna proiettato in alto toccò i eli dell'alta tensione provocando una enorme fiammata: si aperse Io sporte! lo e si incendiò la nafta. Il macchinista potè aprire lo sportello e gettarsi a terra riportando poche bruciature che all'ospedale di Domodossola hanno giudicato guaribili in 10 giorni. L'aiuto macchinista rimase invece prigioniero nella cabina. Un cassone lo teneva schiacciato al pavimento, una sbarra di ferro si era infilata solito l'ascella destra. Un'ora, e mezzo urlò invocando soccorso. Lo trassero che era ancora vivo: quando lo portarono nella sala di terza classe — dove è stata allestita la capa era ardente — chiedeva ancora « acqua, datemi da bere >. E' morto pochi minuti dopo per soffocamento provocato dall'acido carbonico sviluppatosi durante l'incendio. Un'ora e mezzo di atroce agonia. A strapparlo dalla cabina furono tre uomini di Premosello: Giovanni Recanello, Renato Pugliani, Adolfo Bionda. Questa sera il Recanello commentava: « Se avessi avuto une maschera antigas l'avrei salvato. E' strano che 1 vigili dei-fuoco non l'avessero. E' più strano ancora che nessuno abbia pensato di andare a prenderne una. Quando ci pensarono e la trovarono era tardi. « Cercammo di avvicinarci — è il racconto del Recanello — ma ci mandavano indietro. Le urla di quel disgraziato però ci tormentavano. Allora spinsi da parte un carabiniere e salii sul locomotore. Un fumo irrespirabile I mi vinse. Due, tre volte salii: due, tre volte dovetti scendere per non svenire Ma quel disgraziato urlava sempre. Allora mi dissi: o lo porto fuori o muoio anch'io. Salii nuovamente: dietro di me vennero gli altri due. Mordevo le labbra per non respirare. Lo portammo fuori. Gli facemmo la respirazione artificiale. Fu inutile >. I feriti sono stati quattro o cinque: feriti di poco conto. Tutta la notte fu costretto a rimanere sul vagone-letto il suddito inglese Michael Holson di Liverpool. Il medico non voleva che si alzasse per timore di un collasso. Questa mattina 11 flemmatico inglese disse: «Non ne posso più. Se debbo morire preferisco l'aria aperta e non il chiuso di un vagonelatto >. Uscì, si recò in albergo. g. tr it treno passeggeri ed il carro-cisterna dopo il tremendo scontro nella stazione aiiitiiiiiiitiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiitiitiiiiiiiiiiiiiiiiTiiiiiiiiMiiiif iiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiitfiifi

Persone citate: Adolfo Bionda, Giovanni Recanello, Guido Rossini, Mario Casella, Michael Holson, Nestore Bernardelll, Pietro Arcioli, Regis, Renato Pugliani

Luoghi citati: Liverpool, Milano, Sesto San Giovanni