Volata gigante di 88 corridori e vittoria di Benedetti a Jesolo di Vittorio Varale

Volata gigante di 88 corridori e vittoria di Benedetti a Jesolo Volata gigante di 88 corridori e vittoria di Benedetti a Jesolo Sporadici tentativi di fuga - Gianneschi ferito in una caduta - Anche Copili finisce a terra ma senza danni - Oggi Jesolo-Trieste di Km. 146 (Dal nostro inviato speciale) Jesolo, 30 maggio. Una volata di 88 corridori (dei 91 partiti da Ravenna) ha concluso la sedicesima tappa del Giro. Che l'abbia vinta Benedetti davanti a quei due scaltri velocisti che sono Albani e Corrieri dimostra che l'espada della squadra Leo non ha rivali nella specialità quando, negli ultimi 200 metri, le cose si svolgono regolarmente. Il suo guizzo finale per portarsi dalla terza o quarta posizione alla prima, è stato veramente fulmineo. Nel gruppo non mancava nessuno di quelli che, a torto o a ragione, vantano le proprie attitudini di velocisti: e se oggi non sono venuti fuori è perchè la superiorità del biondo toscano dev'essere accettata senza discussioni. Mancando i grandi sprinters della strada — primo fra tutti Van Steenbergen —, che quest'anno hanno disertato il Giro, accontentiamoci di queste volate, almeno per il loro interesse spettacolare. Soltanto... che per offrire, come oggi, uno spettacolo del genere a qualche migliaio di curiosi venuti da tutte le zone del basso Veneto, la corsa ha dovuto rinunciare ad ogni parvenza di combattività e di movimento lungo il percorso. Come contenuto agonistico, la tappa è riuscita vuota e mo- notona — a meno di tenere per buoni i vari tentativi di fuga effettuati neppure in grande quantità o vibrati con la violenza e la risolutezza di altre volte. Evidentemente un po' tutti i corridori risentivano dello sforzo compiuto nella prova a cronometro di ieri (e, forse, delle droghe con le quali hanno l'abitudine di accrescere artificiosamente il proprio rendimento) ; eppoi oggi era ritornato il caldo, e si era messo a soffiare un forte vento di fianco — il che certamente cooperò a smorzare gli spiriti combattivi, rendendo più ardua la loro fatica e facilitando la reazione degli Assi sempre vigilanti perchè non debba ripetersi il colpo a sorpresa cosi ben riuscito a Coletto nella tappa di Ancona. Ecco la ragione per cui, passando gli 88 corridori in gruppo confuso davanti al cronometrista che gli assegnava lo stesso tempo per tutti, la classifica generale non muta da quella che s'era creata ieri a Ravenna; ed ecco anche la ragione per cui la nostra cronaca potrebbe finire a questo punto. Altri episodi di un qualche rilievo sono state le cadute, oggi verificatesi con una insolita frequenza. Da Rovigo fino a Mestre se ne sono contate almeno mezza dozzina, non dico generali con biciclette ammucchiate sulla strada e corridori doloranti e sanguinanti. La più seria di tutte è stata quella che ha coinvolto una decina di uomini, fra cui Messina, Conterno, Pettinati, Volpi, Gianneschi. Più o meno pesti, dopo qualche chilometro di caccia essi poterono riprendere il loro posto ùel gruppo; anche il toscanino, che era rimasto il più malconcio di tutti per aver battuto violentemente la spalla destra sull'asfalto. Gianneschi aveva tuttavia la forza d'animo di terminare la corsa, ma dopo l'arrivo, visitato dal medico del Giro, dott. Prattinl, gli veniva riscontrata la sub-lussazione della clavicola e una forte con tusione al dorso, per cui la sua partenza per la breve tappa di domani fino a Trieste è considerata dubbia. Passata anche inavvertita, tanto l'episodio si è svolto rapidamente, è stata un'altra caduta — in cui nientemeno che Coppi fu visto scivolare dopo aver per miracolo evitato, con una brusca frenata, di investire in pieno un corridore ruz¬ zolatogli davanti. Anziché cadere, Coppi si è lentamente adagiato sulla strada, slacciandosi alla svelta i fermapiedi, mentre anche Nencini si arrestava, ma rimaneva in piedi. Neanche il tempo di dirlo, che già attorno al Campionissimo ed alla Maglia rosa si erano stretti 1 rispettivi compagni nell'inseguimento al gruppo, assieme agli olandesi che si erano fermati per Wagtmans e per i grìgio-blu per la stessa funzione a favore di Astrua — anch'egli caduto. In testa, nel frattempo era stato lanciato Vhallalì, e Magni, Geminiani, Koblet avevano sensibilmente accelerato. Ma neanche cinque minuti durò l'assenza di Còppi dall'avanguardia; egli, e 1 vari nominati, presto vi ritornavano, e l'episodio aveva fine. La corsa continuava senza incidenti fino al Lido di Jesolo, dove i componenti del gruppo disputarono la volata per i premi e l'onore della tappa. Piazza e Baroni partirono da lontano per < tirare > Magni, ma quando a 150 metri dal traguardo il campione d'Italia si trovò la via- libera davanti,' da ogni parte spuntarono ruote minacciose a fianco della sua. Sulla sua destra avanzò Koblet, mentre Messina faceva altrettanto sulla sinistra. A 100 metri entrarono in azione i < velocissimi », gli uomini dallo sprint bruciante: Corrieri e Albani che superano Messina, e Benedetti che sguscia fra Koblet e le corde, passa lo svizzero e vince facilmente. Vittorio Varale IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII