Ospedale in cerca di prestiti per pagare il suo ex-chirurgo

Ospedale in cerca di prestiti per pagare il suo ex-chirurgo Dopo una sentenza della Corte d'Appello Ospedale in cerca di prestiti per pagare il suo ex-chirurgo Il do». Borzini, esonerato nel 1945, ha richiesto una speciale indennità (Dal nostro inviato speciale) Mondovì, 28 maggio. La vertenza ebe da anni si trascina fra l'Ospedale Civile di Mondovì ed il suo ex-primario dott. Alessandro Borzini si è conclusa per ora con la vittoria di quest'ultimo: un assegno contenente una cifra assai prossima ai 30 milioni gli è stato spedito ieri come indennizzo. Per spiegare come siano andati i fatti bisogna risalire al lontano 1941. In quell'anno il dott. Borzini — alto, robusto, una figura che a Mondovì tutti conoscono — che da tempo era chirurgo aggiunto -dell'ospedale, venne nominato primario provvisorio, con una esplicita clausola che è alla base della vertenza sorta in seguito: tale nomina avrebbe cessato di avere effetto quando la carica fosse stata assegnata con un concorso. Ma la guerra prese lo svolgimento che tutti sappiamo e di concorso non si parlò più. Il Borzini rimase primario all'ospedale fino al 1945: a questa data, cioè dopo la Liberazione, la sua nomina fu revocata, ed in seguito 11 dottore venne pure esonerato dall'impiego di chirurgo « per riduzione di quadri ». Nella decisione circa il suo allontanamento giocò un ruolo importante, a quanto pare, il fatto che a suo carico era allora pendente un procedimento di epurazione per motivi politici. Ma la Commissione provinciale addetta all'inchiesta non riconobbe alcun addebito contro di lui, ed il dottore cominciò a chiedere di essere riassunto in ospedale. Persistendo il rifiuto, il dott. Borzini, nel 1950, citò davanti al Tribunale di Mondovì l'ospedale stesso, chiedendo il risarcimento dei danni morali e materiali, nonché il pagamento di stipendi ed indennità arretrati (fra l'altro il 50 per cento sugli introiti per «tassa sulle operazioni chirurgiche»). L'ospedale fu condannato. Ricorse in appello: altra condanna, con l'ingiunzione di saldare, entro l'imminente 31 maggio, il debito verso il sanitario, che dal 19 milioni fissati dal Tribunale, era salito frattanto, tra spese processuali e interessi di mora, ad una cifra ben vicina ai 30 milioni. A questo punto l'ospedale di Mondovì si è trovato di fronte ad una grave difficoltà. Prima della guerra l'amministrazione possedeva la ricca tenuta Consolerò, di 300 giornate di ottimo terreno; investimenti poco proficui ne hanno ridotto grandemente il patrimonio. Per un momento si è affacciata la triste eventualità di vendere all'asta, onde liquidare il conto sospeso con II dott. Borzini, anche gli ultimi appezzamenti. Per fortuna è giunto in soccorso il Municipio dì Mondovì, debitore di numerose spedalità arretrate (come si sa, i comuni pagano le degenze e le operazioni per i non abbienti). Nella seduta del 20 maggio scorso, il Consiglio municipale ha stabilito di versare al nosocomio un primo acconto di 17 milioni. Il resto, fino alla concorrenza dei circa 30 milioni occorrenti, è stato concesso in prestito dalla Cassa di Risparmio di Cuneo. Così l'ospedale ha- potuto evitare, a tre giorni dalla scadenza, di vedere messo all'asta quanto, resta dei suoi beni e l'ex-pri mario ha ricevuto l'assegno. Ma la vertenza non è finito l'ospedale ha presentato riposo alla Corte di Cassazione. c. m.

Persone citate: Alessandro Borzini, Borzini

Luoghi citati: Cuneo, Mondovì