Perchè è morto II Circo Apollo di Paolo Monelli

Perchè è morto II Circo Apollo Gli uomini sono partiti, le belve mi aggrappano alle sbarre ululando Perchè è morto II Circo Apollo Scioperi, cicloni, tentati suicidi: una catena di sfortune dove gli antichi avrebbero scorto la persecuzione degli dèi - Ma il dramma in realtà è solo una conseguenza del progresso : circondati come siamo di meraviglie meccaniche, non sappiamo più stupirci alle innocenti prodezze degli acrobati Roma, maggio. Nelle'vicende del Circo Apollo c'è una fatale catena di eventi nella quale gli antichi avrebbero scorto la vendetta degli dèi, la persecuzione delle Erinni per qualche fatto sacrilego. Qualche mese fa il circo è in Turchia, il pubblico accorre, entrano molti denari in cassa; ma i denari il padrone non può portai seti via perchè è vietata l'esportazione di valuta da quel Paese: una di quelle tiranniche leggi monetarie degli Stati moderni che non servono mai a risolvere alcun problema economico, ma rendono il vivere e il viaggiare assai più calamitoso e difficile che ai tempi antichi, quando ciascuno si portava di terra in terra dentro la cintura quanto oro volesse e aveva da temere soltanto i briganti, assai meno pericolosi e da cui era assai più facile difendersi che oggi dallo Stato predone. La carovana parte tuttavia per Malta dove è attesa con impazienza da quei semplici isolani; ma sono in sciopero al suo arrivo gli scaricatori del porto, e le operazioni di sbarco vengono a costare cinque volte tanto. Si iniziano gli spettacoli con buoni auspici; ma un ciclone si abbatte sul piazzale del Circo, guasta e devasta carri e materiale, distrugge la grande tenda che è costata parecchi milioni. Per lasciare l'isola il Circo deve ricorrere alla carità pubblica, qualcuno dà in prestito una nuova tenda, l'Ammiragliato concede l'uso di pontoni da sbarco, residuo del tempo di guerra. Sbarcano a Siracusa; dopo filiiiiiilillilllliiliiiliiiiiinilliiiiiiiiiiiiiiiiiiliil pochi giorni un altro ciclone fa nuova rovina, gli spettacoli sono sospesi. Si trasferiscono da Messina a Palermo in treno, yien giù il tetto d'una galleria, quattro carri di materiale vanito distrutti. Indebitandosi fino al collo l'impresario porta il circo a Roma; spera che il pubblico di così popolosa capitale faccia ressa al botteghino, ed egli possa colmare il passivo che ammonta ormai a decine e decine di milioni. Le folle sperate non accorrono, gli incassi non superano le centomila lire al giorno, contro una spesa quotidiana chi dice di trecentocinquantamila, chi dice di ottocentomila. Un mese fa Emilio Waciker, direttore e proprietario, disperato si avvelena. E' salvato, riprende coraggio, cerca disperatamente nuovi rimedi. Ma i creditori diventano esigenti, si presentano con decreti di sequestro; sono svenduti per duecentomila lire i mirabili pellicani sapienti, una decina di cavalli ammaestrati li mandano al mattatoio. Il fisco non è meno esigente dei oreditori, sui magri incassi degli spettacoli si è preso il venti per cento, le Ferrovie dello Stato hanno messo sotto sequestro orsi e trattori per rifarsi del prezzo del trasporto della carovana da Palermo a Roma: cht prestò la tenda dopo l'incidente di Malta ormai l'ha rivoluta indietro. Giocolieri e acrobati tedeschi sono stati rimpatriati con foglio di via per cura della ambasciata germanica; le bestie rimaste ululano notte e giorno dalla fame si aggrappano alle sbarre delle gabbie; ieri è morto un gigantesco or- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiililillllliniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiili o e a so bruno; l'orso bianco agonizza con occhi colmi di terrore. Erinni, vendetta divina, disdetta; iettatura, se volete. Ma in questa tragedia c'è qualche cosa di più fatale e di ineluttabile. Non -solo il Circo Apollo, ma il circo equestre, inteso come spettacolo, sta morendo. I. giocolieri, i volteggiatori dal trapezio, i domatori di fiere, gli ammaestratori di cani e cavalli, le cavallerizze che ritte su un cavallo al galoppo guizzano traverso cerchi d' carta, pagliacci che irrompono improvvisamente nell'arena a capriole e a rotoloni, con il naso rosso, e le gote'infarinate e le vaste brachesse, tutti questi virtuosi, tutte queste <attrazioni> che sono sempre le stesse ormai da cento o duecento anni, non attirano più nè i grandi nè i piccoli. Ancora meno i piccoli che i grandi, questi nostri precoci figlioletti che non si sono mai stupiti di nulla da quando hanno aperto la mente alla ragione, si sono tro. vati in casa il telefono la radio la televisione come strumenti di uso comune, hanno preso subito confidenza con la automobile e l'aereo, stanno a tu per tu con gli attori del cinema come con i genitori,- sanno maneggiare i cento ritrovati — gadgets li chiamano gli americani — che aprono e spengono luci e porte, regolano meccanismi, registrano voci; e non alzano nemmeno più gli occhi agli apparecchi a reazione, che saettano da un capo all'altro del cielo. I romantici aspetti del circo che hanno ispirato tanti artisti dell'Ottocento sono sprecati oggi per la gente smaliziata dal cinema e dalla televisione. E' noto che rappresentandosi a Roma ventidue secoli -fa una commedia di Terenzio, cL'Uecyra (la suocera) >,.la gente abbandonò la commedia a mezzo per accorrere a vedere un funambolo nella piazza vicina. Ma oggi, al contrario, il Circo Apollo a Siracusa non ha potuto sostenere la concorrenza dei cinematografi di periferia che a prezzi bassissimi offrivano al pubblico tre ore di spettacolo, fra cui riprese di acrobazie di celebri artiste, impersonate da controfigure e aiutate da tutti i trucchi della tecnica. Eqùilibriste e domatrici dell'Ottocento facevano i loro giochi al cospetto di re e di imperatori, ricevevano in dono monili preziosi, erano richieste d'amore da doviziosi gentiluomini e cadetti di famiglie reali; oggi tutto il favore delle plebi e dei governanti va alle mime del cinema pressoché divinizzate, e non tanto per meriti artistici quanto per il dono naturale di certi attributi che le donne dell'Ottocento sviluppavano a forza di pihiles orientales e occidentales; ma le acrobate in quel secolo, le Picchiani, le Travaglia, le Cinquevalli, pagavano la popolarità con sei ore quotidiane di prove pericolose. Quando Isabella di Baviera entrò in Parigi novella sposa di Carlo VI re di Francia, per farle onore un funambolo, tenendo per mano due fan oiulU con una candela accesa, varcò sopra una corda tesa da oltre il ponte di Saint-Michel alla più alta guglia di NotreDame; oggi anche per simili occasioni, onoranze a capi di Stato o inaugurazione di accademie di cultura, si ricorre alle fanciulle del cinema, grazie alle quali dopo vent'anni di assenza una regina rimette il piede nella nostra Ambasciata a Londra, e il Presidente degli Stati Uniti si induce a considerare con maggiore benevolenza le faccende di casa nostra. Ma soprattutto, come ho detto, ogm forma di spettaco lo è messa sul lastrico dal ci nematografo; resiste ancora in paesi più riflessivi e più seri del nostro il teatro, costretto tuttavia ad assumere nuovi aspetti e macchinose integrazioni; e il circo decade senza speranza anche se goda ancora dt un certo favore, chissà fino a quando presso le popolazioni più fresche ed ingenue dell'Oriente. Una volta le selvagge criniere dei cavalli, a barrito degli elefanti, il rvsearvzaastvdusccdstapaigp ruggito dei leoni, l'odore selvatico dell'arena dava agli spettatori sedentari brividi di esotico, alimentava le fantasie, aiutava a immaginare terre remote conosciute soltanto tra1 verso le stampe o le descrizioni letterarie. Oggi; grazie alle illusioni dello schermo, ci aggiriamo come in casa nostra per angiporti d'Asia e sontuose avenues d'America, viviamo entro colorate fiere d'India e del Messico, fra folle di uomini e di animali tra i più strani; siamo accanto al fachiro che si arrampica .sulla corda da lui gettata in alto diritta e tesa senza trucco visibile, assistiamo, ripresi col teleobbiettivo, ai pasti agli amori alle stragi delle belve più feroci. Che brivido si può avere ancora per una ragazza in sorridente equilibrio sulla groppa d'impetuoso corsiero, per un adolescente in maglietta dondolante con i denti da una corda. che penzola da un trapezio, quando i giornali ci annunciano che una mano di paracadutisti si accinge a calare sul Monte Bianco; e questa avventura scavezzacollo ripresa con tutte le regole chiunque potrà godersela fra breve al cinematografo del suo quartiere f Ancora trent'anni fa pareva miracoloso il gioco di Enrico Rastelli che con una agevolezza ereditata da cinque generazioni di giocolieri e raffinata nei quotidiani esercizi di tutta una vita faceva volteggiare otto piatti in aria, mentre si faceva correre su e giù per la schiena una palla da bigliardo e gli roteava sulla punta del piede sinistro un pallone; e si accendeva d'orgoglio lo spettatore vedendo un suo simile sconvolgere le leggi della gravità e della statica, contrastare con intelligente accortezza alle ferree condizioni naturali. Ma oggi ci pare ovvio che un elicottero di greve metallo s'innalzi in linea perpendicolare e resti immobile sulle nostre teste, e nemmeno ci domandiamo per quale accorgimento questo avvenga. Chi pagherà più per assistere alle evoluzioni di un motociclista che guizza in ton do dentro a un catino di legno quando ognuno di noi sedendo su un aggeggino meccanico può vincere di velocità un direttissimo t Che sbalordimento può darci il cavallo sapiente che batte col piede il risultato di una semplice operazione aritmetica, il leone in equilibrio sulla palla, la foca am maestrata (ben più goffa e infinitamente meno piacevole alla vista delle water-glrls) qecgddlSampmlgasmnidsacsvdUlIIlllllllllllllllllllll i 111MIi111111111 ; 1111111111111 quando un cosidetto cervello elettronico estrae radici cubiche e calcola per logaritmi; e già si annuncia la costruzione di automi che saranno in grado di fare alla perfezione il lavoro degli impiegati dello Stato dei gruppi A e B fino al sesto grado incluso t Il meraviglioso è morto. Stiamo diventando le più inerti, le più indifferenti creature del mondo. Siamo tutti come quel lettore di giornale in un dise gno di Amerigo Bartoli, che aprendo un foglio con titoli su quattro colonne, diecimila morti alle Antille per un tornado, un apparecchio supera il muro del suono, gli amori dei ragni dell'Arizona trasmessi per televisione, ondata di assassina a martellate in una città cecoslovacca, inizio della season al Polo Nord, e così via, brontola fra sè, « al mon do non succede mai nulla >. Paolo Monelli

Persone citate: Amerigo Bartoli, Emilio Waciker, Enrico Rastelli, Travaglia