Togliere Dante dalla strada

Togliere Dante dalla strada PER LA TRASFORMAZIONE DI UNA TOMBA Togliere Dante dalla strada Monsignor Giovanni Mesini, ch'ebbe la ventura di a baciare in fronte» il poeta, spera di vedere finalmente compiuta t'opera (Dal nostro inviato speciale) Ravenna, maggio. Se le cose andranno tutte per 11 loro verso, 11 sepolcro di Dante dopo decenni di polemiche, di mezze soluzioni e di rinvi! troverà presto una decorosa e definitiva sistemazione. «Stavolta ho fretta più che In passato. Ormai sono vecchio e prego Iddio che mi lasci 11 tempo di veder l'opera compiuta: non più di cinquantanni che mi batto per togliere Dante dalla strada...»; cosi ci confida mons. Giovanni Mesinl, un bianco sacerdote che ha avuto la ventura di « baciare in fronte il Poeta ». Fu una lontana sera dell'ottobre del 1921: le ossa di Dante, in vista delle celebrazioni-centenarie, erano state esumate per un'ispezione antropometrica. Quando le spoglie dal colore dell'ocra furono ricomposte, una piccolissima folla si raccolse In silenzio Intorno alla bara. Prima che il coperchio ricadesse sulle ossa di Dante, don Mesinl s'Inginocchiò e depose un bacio su quella fronte scheletrita. Il sindaco di Ravenna, Buzzi, ruppe il silenzio: « Cui dóga una benedizion, don Mesini, Dante l'èra ben catòlic... ». Il giovane prete tracciò un segno di croce e recitò le preghiere dei Defunti. Poi il cofano fu sigillato e ricollocato nel Tempietto fatto costruire dal cardinale Valenti Gonzaga, nel 1780. L'architetto, Francesco Morigla, non riuscì in realtà a soddisfare che il committente. Da più d'un secolo e mezzo, infatti, 1 pareri più autorevoli della critica sono concordi, nel trovarlo «insjgnlficante» « meschino », « freddo e ingombrante ». Una trentina d'anni fa, dopo le celebrazioni centenarie, fiorirono molti progetti per un più degno monumento funebre al Poeta: alcuni architetti disegnarono abbellimenti e sovrastrutture per l'opera del Morigla, altri proposero di fa¬ re un nuovo sacello, altri ancora avrebbero lasciato in piedi il malinconico Tempietto ma le ossa dì Dante le avrebbero trasferite nella restaurata Chiesa di San Francesco. La disputa si accese ben presto: Mussolini in persona, alla fine, dovette intervenire con il preciso divieto -di metter le mani sul tanto criticato Tempietto. Bene o male, bisognava accettarlo com'era: una opera nuova avrebbe forse suscitato critiche anche più vivaci. Così i progetti svanirono, la polvere si posò sulle pratiche e sugli studi già avviati: venne la guerra e mons. Mesini, rimasto ormai solo, con il custode Antonio Fusconi, a difendere le memorie dantesche di Ravenna, cominciò a temere di non arrivare mai più al gran giorno. In che cosa consiste il suo cruccio? Non è nemmeno l'architettura morlgiana che lo turba, quanto II fatto eh- il Tempietto è bislaccamente orientato: le spalle rivolte alla Chiesa, il fianco alla piazza di San Francesco, l'ingresso sulla pubblica strada. In ■ questo modo la « zona del silenzio » che si estende sul quadrilatero davanti alla facciata francescana protegge solo un lato del sepolcro di Dante. L'ingresso è esposto alle profanazioni notturne; di giorno non c'è nessun freno agli strepiti che salgono dalla via. Finestre Indiscrete si aprono a due passi dalla Tomba: fino a qualche mese fa, un tranquillo signore si sbarbava ogni mattina proprio sotto gli sguardi dei visitatori del sacello. Qualche tempo fa. proprio in extremis, mons. Mesini riuscì a sventare un progetto che prevedeva la costruzione di un « diurno » « vis-à-vls » con la Tomba. Qualche volta il sacerdote viene svegliato di buon mattino dal fedele Antonio Fusconi, un grande mutilato del Carso che dedica se stesso a custodire 11 sacello, b sorvegliare I dintorni, ad ammoni; re gli Irriverenti. « Don Giovanni — annuncia 11 Fusconi angosciato — stanotte proprio sui gradini... ». « Chiami un fotografo, Fusconi, che scatti una foto a colori. Almeno qualcuno si muoverà.... ». Ma le angoscie di mons. Mesini e di Antonio Fusconi si rinnovano ogni notte puntualmente e proprio questo quotidiano assillo ha spinto le autorità a prendere a cuore la questione, insistentemente prospettata,, di. « togliere Dante dalla strada». Non si tratta di rivoluzionare la zona attigua alla Chiesa francescana e nemmeno di modificare o di abbattere l'opera del Morigia. L'idea nuova è più modesta, ma forse l'unica che possa trovare il consenso pieno degli studiosi e degli urbanisti: si tratta di «girare» il Tempietto settecentesco, orientandolo nel senso più logico e confacente. L'ingresso sarebbe aperto verso la piazza francescana, le spalle sarebbero addossate al chiostro e l'urna si troverebbe cosi esattamente collocata nel sito dove avvenne la prima tumulazione del Poeta. Dal punto di vista tecnico, le difficoltà appaiono non insormontabili. Non si son visti forse, durante i restauri ai monumenti offesi dalla guerra, interi muri raddrizzati, facciate di chiesa trasferite da una sede ad un'altra,, edifici disfatti e ricostruiti come pezzi di mosaico? La spesa non dovrebbe spaventare. « In Italia si trovano 1 milioni per il monumento a Pinocchio — dice don Mesini — vuol che proprio non se ne trovino per dare a Dante una tomba tranquilla, che a nessun mortale si nega? ». Il Ministero della Pubblica Istruzione ha istituito una commissione, con l'incarico di studiare il problema. Mons. Mesini ha illustrato la- sua idea e la commissione ha deciso di approfondire lo studio di alcuni particolari tecnici: dopo tante incertezze, è la prima volta che 11 vecchio sacerdote sente avvicinarsi davvero il gran giorno In cui Ravenna potrà assici' rare a Dante un riposo final mente tranquillo. g. gh.

Luoghi citati: Carso, Italia, Ravenna