Il Rettore di Vicoforte ricorre contro la sentenza

Il Rettore di Vicoforte ricorre contro la sentenza Il Rettore di Vicoforte ricorre contro la sentenza Era stato condannato a 15 giorni di reclusione per un articolo di "apologia del fascismo,, Mondovì, 5 maggio. L'aw. Benedetto Dardanelli, difensore del canonico mons. Enrico Pisano, ha presentato ieri 1 motivi di' appello contro la sentenza con la quale — a seguito di un clamoroso processo per direttissima — il 17 marzo scorso il sacerdote veniva condannato, per un articolo apologetico del passato regime, a 15 giorni di reclusione con la condizionale e 10 mila lire di multa nonché alla perdita dei diritti elettorali per cinque anni. Il difensore chiede la rinnovazione del dibattimento per stabilire che nel periodo clan destino don Pisano aiutò parecchi partigiani nasconden doli alle ricerche dei repubblichini e dei tedeschi e sostiene che l'articolo < Patti Lateranensi» pubblicato da don Pisano non contiene apologia del fascismo e non costituisce reato per mancanza di dolo e perche non rappresenta un vero pericolo per gli ordinamenti democratici. La sentenza affermava essere ovvio che « la celebrazione del Fatti Lateranensl non costituiva che un pretesto per una non necessaria e non opportuna esaltazione della figura di Mussolini, con richiami a circostanze ed eventi politici e con raffronti a momenti storici che con i> Patti Lateranensl non hanno relazione >. Ma il difensore obbietta ohe la legge non intende impedire che gli avvenimenti del ventennio siano sottoposti ad esame critico e venga lodato quello che di buono le leggi fasciste hanno dato all'Italia. Chi scrive l'articolo è un sacerdote ed è perfettamente naturale che manifesti la sua gioia nell'anniversario del Patti Lateranensi; non uno dei tanti atti del governo di Mussolini, in tutto il ventennio, tranne 11 Concordato, viene citato nell'articolo di don Pisano. E nemmeno costituisce — secondo il difensore — apologia del fascismo il deplorare che Mussolini sìa stato passato per le armi sen.-- processo, sottraendolo così al diritto di essere giudicato nelle forme legali dal popolo italiano. Tale atto ripugna al sacerdote, ma non può costituire un elemento di colpevolezza a suo carico, anche se vivacemente manifestato. Nè costituisce violazione alla legge il deplorare che siano stati cancellati gli emblemi del fascio dalle opere compiute dal popolo italiano nel periodo fascista. tjO stesso difensore riconosce Invece infelice la frase che taccia di « arrivismo > i partigiani come i fascisti; l'articolista, nella sua forma mentis di sacerdote, voleva solo esaminare 11 fatto sotto un punto di vista filosofico-cristiano: € Tutto ciò che è estraneo alla religione non è che vanità. Il successo, il potere, la gloria non sono che la spuma del¬ l'onda che si frange contro le scogliere del tempo >. Questo dovette essere il pensiero di don Pisano, anche se le parole scritte non lo seppero esattamente esprimere. Secondo la più recente giurisprudenza consacrata in una sentenza della Corte di Cassazione — ricorda infine l'aw. Dardanelli — si è stabilito che per avere apologia di fascismo occorre un'azione di tale intensità da costituire un pericolo per gli ordinamenti democratici; pericolo che nel caso non esiste, se si considera che il bollettino « Eco del Santuario » è tirato in poche centinaia di copie, destinate a religiosi, pie donne, ragazzi, tutta gente aliena in modo assoluto dalla politica. In realtà, conclude il difensore, don Pisano non militò mai nelle file del fascio e aiutò i partigiani nel periodo dell'odio fraterno. Non poteva avere velleità fasciste proprio ora che il fascismo è caduto. Egli intendeva solo magnificare un avvenimento d'importan. za religiosa. Dal fatto esula quindi il dolo.

Persone citate: Benedetto Dardanelli, Eco, Enrico Pisano, Mussolini, Patti Lateranensi, Patti Lateranensl

Luoghi citati: Italia, Mondovì, Vicoforte