Provvedimenti d'urgenza da prendere per salvare l'economia di Trieste

Provvedimenti d'urgenza da prendere per salvare l'economia di Trieste Provvedimenti d'urgenza da prendereper salvare l'economia di Trieste Occorre che un solo responsabile, a Roma, possa decidere su tutti i problemi - Il bilancio dovrebbe rimanere autonomo ed essere amministrato sul luogo - 24 mila disoccupati e 12 miliardi di disavanzo (Dal nostro inviato apertale) Trieste, 2 maggio. Quali sono i provvedimenti contingenti ed imme? diati che potrebbero essere presi per tamponare le falle inferte dalla guerra e dal dopoguerra al pericolante vascello dell'economia triestina, perchè non rischi di affogare? Proprio perchè contingenti, i provvedimenti in questione sono molti e non unitari. Un primo successo si otterrebbe cercando di unificare, a Roma, la responsabilità nel campo economico, per quanto si riferisce alla competenza sui problemi triestini, oggi divisa tra un numero di Ministeri che varia da sei a otto. Anche Roma si lamenta del fatto che commissioni e commissioni da Trieste si rechino nella Capitale, spesso esponendo idee contrastanti su una medesima questione. Poiché, però, Trieste propone e Roma dispone, sarebbe utilissimo se la decisione romana non fosse il frutto di un accordo, spesso non semplice, tra una decina di funzionari, ma fosse costituita, invece, da un unico atto di. volontà d'una persona cui facessero capo tutti i problemi economici di Trieste. Così come avviene per i problemi politici, la cui responsabilità ultima risale ed è egregiamente tenuta dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Il fatale ritardo che deriva dalla molteplicità delle competenze scoraggia, spesso, le iniziative. Avrei qualche esempio da citare. Si dice che, tempo fa, una distilleria volesse impiantare uno stabilimento nel punto franco, ma che cambiasse subito opinione quando sentì quali e quante pratiche occorresse svolgere con Roma, prima di poter cominciare. Si sa che l'American Tobacco Company — rappresentata dal signor Baxalys — sarebbe disposta a creare una manifattura tabacchi che occuperebbe 4000 per sone; essa vuole, però, che le sia garantito il rifornimento di tabacco greco e turco. Orbene, dato che l'I talia ha crediti con la Gre eia e la Turchia, da riscuotere in tabacco, perchè la questione non procede? Pure a lentezza nel decidere è, in fondo, dovuta la serrata delle 13 mila piccole aziende, avvenuta giorni fa Non si può plaudire alla serrata stessa, ma non si può negare che vi sia' una grave crisi in quel settore e che la questione si sia trascinata dal marzo 1954, senza che nessuno vi abbia provveduto. Con 40-50 milioni annui, da inserire nel bilancio triestino, per pagare parte degli interessi e per coprire i rischi di piccoli prestiti alle citate aziende, il problema sarebbe stato risolto. Occorre rapidità ed elasticità a Roma e Trieste per non scoraggiare le iniziative esistenti e per promuoverne di altre, che assorbano, almeno in parte, la disoccupazione, L'elasticità, a Trieste, non è però soltanto connessa alla buona volontà dei fun zionari, che certamente non manca, ma è anche legata ali? risoluzione di alcuni '-problemi fondamentali. Uno dei principali tra es si è quello dell autonomia del bilancio. Non si sa ancora se, con il semestre luglio-dicembre 1955, il bilancio triestino resterà autonomo o sarà incluso nella gestione finanziaria generale dello Stato italiano. Trieste ha ed avrà, per molto tempo, una fisionomia economica sua propria, profondamente diversa da quella del resto della Nazione, e problemi economici con riflesso politico sempre molto acuto e pungente. Meglio sarebbe, quindi, che per alcuni semestri ancora, la finanza triestina restasse indipendente, nel senso di passare le entrate all'Italia, ma di inserire nel bilancio dello'Stato italiano la posta di 32 miliardi in uno stanziamento unico da amministrarsi in Zoco. Le spese cui, comunque, lo Stato deve provvedere, sono appunto 32 miliardi ; sarebbe preferibile, quindi, che, sotto l'alto controllo di Roma, i funzionari distaccati a Trieste li potessero adattare ai bisogni locali più celermente e con la sensibilità che deriva dal vivere sul posto. Altro problema è quello dei disoccupati. Ho già detto che, di fatto, ammontano a una cifra che va da 23 a 25 mila. Un Ente pubblico, oggi, dà a molti di essi lavoro, seppure spesso poco produttivo, e ad altri inse; gna un mestiere, nei corsi di riqualificazione. Pare che tutto ciò stia per cessare o almeno per mutare sostanzialmente. Gli effetti politici sarebbero pericolosi; dicono i triestini che sarebbe meglio attendere, finché i disoccupati fossero un po' ridotti dai normali assorbimenti delle industrie che nel frattempo si sviluppassero. Si connette a questa la questione della emigrazione; lo Stato spende per riqualificare gli operai ed essi emi grano" "in "Australia a mi-1 gliaia e migliaia dopo specializzati. In Italia e a Trieste la disoccupazione dipende anche dalla scarsa qualificazióne, sicché, emigrando i migliori, rimangono in Patria 1 non qualificati, disoccupati' eterni, in un'economia di crisi. Perchè non provvedere? Lentezze delle quali lacolpa non spetta a nessuno, sono quelle connesse alle procedure parlamentari ed amministrative della Capitale. In ottobre furono stanziati larghi fondi a favore di^Trieste; ma sinora — e siamo alla fine di aprile sono arrivate soltanto, alcune' «omme per lavori pubblici.1 H .resto è àncora invir soniate nelle lente carte di Montecitorio è di Palazzo Madama, sempre gravati ambedue da tanti e tanti altri lavori. Una delle speranze triestine è quella riposta nel cosiddetto «fondo di rotazione », che deve servire per facilitare gli investimenti industriali e per dar lavoro, per vie economicamente sane, ad una parte almeno dei disoccupati. Il fondo di rotazione, per gli anni futuri, potrà contare sui rientri di 20,5 miliardi di crediti E.R.P. esistenti al 31 dicembre 1954; su 7,5 miliardi per rientri da prestiti fatti dal G.McA. ; su un fondo disponibile di 3,5 miliardi (da usarsi in questo biennio) e su 3 miliardi di rientri del piano Aldisio,- la cui inserzione nel fondo di rotazione stesso presenta, però, aspetti economicamente dubbi. Per il 1955-56 il citato fondo è così composto: Versamento del Governo italiano, miliardi 5 ; Cassa e rientri E.R.P. 1955. miliardi 5; Rientri E.R.P. 1956, miliardi 1,5; Rientri G.M.A. 19551956. miliardi 1,5. Per i rientri si intendono i capitali e gli interessi che tornano al Pondo, man mano che i prestiti fatti, a suo tempo, dall'E.R.P. e dal Governo militare alleato vengono a scadenza. Tredici miliardi in due anni, pur non essendo molti, potrebbero servire ad invogliare gli investimenti industriali, se fossero tenuti presenti, co me si spera, alcuni principii economici fondamentali: interessi non superiori al 33% per cento (meno che per le costruzioni navali, per le quali già esiste una integrazione) ; durata del prestito non inferiore ai 15 anni, perchè gli ammortamenti,non incidano troppo sui costi; concessione di garanzie per ottenere prestiti bancari sul capitale circo lante, la cui erogazione spetta completamente alle ditte, riferendosi il prestito alla metà del capitale fisso; last bar noi least, rapide i tiuiiiiiiuiiiiiiiiiiiuimiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiH evasioni delle domande, cui servirebbe la ricordata unità di comando economico a Roma. Se elasticità sarà usata e se la rapidità necessaria si associerà ad essa, le speranze triestine potranno non essere infondate. Buoni sintomi già vi sono : la Snia sta per iniziare un impianto del valore di 700-800 milioni, il Cotonificio San Giusto dovrebbe provvedere ad un proprio ampliamento, vi è notevole richiesta di terréni nella zona industriale. C'è chi propone, per sveltire le cose, una « Cassa per la Venezia Giulia », analoga a quella per il Mezzogiorno. Se non implicasse la creazione di altri. pesanti uflìci, potrebbe temporaneamente giovare. Naturalmente l'Italia spende ben altro per Trieste. Il bilancio locale ha presenta¬ 'il"»»»» imi iiimiiiiMiriiiiiiiii i a e i n a d i . r a i l ¬ to 6.783 milioni di deficit nel secondo semestre 1954 e prevede 5.676.677.000 da coprire per il primo semestre 1955. Altre assegnazioni sono state date a fondo perduto; grandi spese si fanno per lavori pubblici, purtroppo, non sempre produttivi. Questi sono i provvedimenti di carattere urgente, atti a far galleggiare il vascello, fino al momento in cui esso terrà bene il mare grosso dell'economia senza soccorsi di emergenza. Sono provvedimenti simili, però, al sistema di far vivere i malati con iniezioni, che costano care e servono per breve tempo. Per stabilizzare l'economia triestina è necessario agire in profondità e con larghezza, basandosi su due pilastri: industrie e porto. Diego de Castro iiiiiiNiiiiiiiimiimiii immillimi mii

Persone citate: Diego De Castro, Rientri E.r.p., Rientri G.m.a.