Oggi Torino ricorda il giorno della liberazione

Oggi Torino ricorda il giorno della liberazioneOggi Torino ricorda il giorno della liberazione Alle 10,30 autorità e cittadini si riuniscono in piazza S. Carlo per la celebrazione ufficiale - Discorsi del Sindaco Peyron e del professor Pieri - Un corteo sfilerà per le vie del centro sino alla Gran Madre Torino celebra oggi il decen naie della Liberazione. Le ma' ;nifestazioni promosse da un Coimitato cittadino, presieduto dal | sindaco e composto da rappresentanti di tutti 1 partiti e delle associazioni combattentistiche, hanno inizio alle ore 9 con la Messa alla Gran Croce del Cimitero e la visita delle autorità e delle rappresentanze partigiane al Campo della Gloria, dell'ex-deportato e dell'exinternato e a quello delle vittime civili di guerra. Alle 10,80 in piazza San Canio il sindaco aw. Peyron e 11 'prof. Piero Pieri commemorano la storica data, presenti gli ds-partiglanl iscritti alle diverse associazioni. Molti gruppi hanno fissato 11 loro punto di ; adunata in zone periferiche e raggiungono piazza S. Carlo a piedi sfilando per le vie della 'Città. Dopo 1 discorsi, autorità e reduci bì recano ■ in corteo, per ^ia Roma, piazza Castello, via 'Po e piazza Vittorio Veneto, al stempio della Gran Madre di ,Dio per deporre corone di alloro al Sacrario dei Caduti. Molte manifestazioni proI mosse da partiti e da enti comjibattentisticl hanno avuto luogo, ieri in diversi rioni cittadini e nei centri della provincia. tLe lapidi, che subito dopo la 'Liberazione il Municipio ha [fatto affiggere sulle strade della città per ricordare i Caduti sul luogo stesso del sacrificio, ieri apparivano tutte infiorate. La sezione dell'Anpl — Martiri del Martinetto — ha organizzato ieri sera una fiaccolata per le vie della zona. Dieci anni fa Oià da qualche giorno, in (quell'aprile del 1945, tutti sentivano a Torino che qualcosa ài nuovo, di grande era nell'aria. Lo sciopero generale di', 48 aprile, una mirabile pro«a ■di forza a cui le autorità, tedesche e fasciste avevano finito per assistere impotenti, aveva dato la sensazione (agghiacciante per gli uni, per gli altri esaltante; -della uriti'imminente. Un incubo di venti mesi stava per dissolversi nella luce dell'avanzata primavera. Fu un momento indimenticabile (uno di quei rari momenti che segnano la vita di ogni uomo), quando, la sera 'del mercoledì ti aprile, Livio Bianco mi disse, con quel suo sorriso forte e luminoso che oggi più non rincuora i compagni e gU amici: c Ci siamo ». Pochi minuti prima il Comanr do Militare Regionale Piemontese — composto dal gen. Trabucchi, Bianco, Scotti e Gamia — aveva diramato l'ordine insurrezionale, nella forma da tempo prestabilita; <Ahlo dice ventisei per uno alt Nemico in crisi finale alt Attuate piano E. 87 >. Era giunta la notizia del passaggio del Po da parte delle truppe alleate a sud di Mantova. Bi sapeva che nei piani degli Alleati, Torino doveva essere una delle ultime città raggiunte dalla avanzata ,(e difatti i primi reparti sarebbero arrivati sull'imbrunire del t maggio), e che le missioni militari esortavano alla prudente cautela. Ma il CAf.-RP., in pieno accordo con il Comitato di lAberazione del Piemonte, non ebbe esitazioni: l'inizio dell'insurrezione a Torino era fissata, con,quel dispaccio cifrato, per le ore 1 del £6 aprile. Le staffette si apprestavano a partire, per raggiungere le divisioni partigiane dislocate in Piemonte. Pochi soltanto, a Torino, sapevano dell'ordine impartito. Era belìo camminare tra la gente ignara, in quel luminoso tramonto del SU aprile, e sapere che poche ore ci dividevano dalia liberazione. Già la sera del pioverti IS aprile, per un irresistibile istinto, echeggiavano le prime raffiche di mitra per le vie deserte di Toino. Le SAP . è i GAP erano entrati in azione. Nella notte dal S5 ai S6 il movimento insurrezionale cominciò a profilarsi. Dalle barriere: San Paolo, Borgo Nizza, Madonna di Campagna, esso si estendeva, a guizzi, verso il centro. La mattina del 86, Torino era cupa, sotto un cielo burrascoso. Le vicende di quei giorni, di quelle ore, sono nella memoria dei torinesi: gli scontri per le vie, i carri armati tedeschi in un folle carosello, gU operai a difesa delle fabbriche, l'attesa dei partigiani « foranei » — che cominciarono ad arrivare il 87 —, l'assalto alle caserme, il rapido trapassare della gioia e della ansia da un quartiere all'altro. Il Comitato di Liberazione del Piemonte, presieduto da Franco Antonioelli, doveva riunirsi, la mattina del X6 aprile, alla Conceria Fiorio. La situazione era delicatissima. Il Comando tedesco, per mezzo della Curia, aveva fatto sape. re al CJLJ7. e al OM.RJ'. di essere disposto a evacuare la città e a dichiararla < aperta », a condizione che si permettesse per 48 ore il transito della Si' divisione oorazzata e- della 6' di AlpcnJaeger. La risposta unanime, era stata una. sola: resa incondizionata. E il primo . proclama del CJLJf., il te aprile, dava ragione ai Piemontesi di questa risposta: « perchè non possiamo permei- ijssmu l n l e 1 i tere che rimangano armi nelle mani dei nostri nemici, che possono colpire altrove { noijstri fratelli e i nostri alleati ». Ricordo uno dei momenti più critici di quelle giornate. Il £7 aprile, un messo della Curia si presentava al C.L.N. ad annunziare che i Tedeschi -per la terza volta ed ultima chiedevano di poter attraversare To^ rino: sotto pena, in caso di rifiuto, « di fare di Torino, una seconda Varsavia ». Anche questa volta la risposta, unanime, fu: resa a discrezione. Ma. se ripenso a quei giorni, una visione sovrasta tutte le altre: la mattina del »8 apri- le, in Torino ormai liberata, il Comitato di Liberazione, diventato Giunta Regionale di Governo, si trasferisce dalla conceria Fiorio in Prefettura, a insediare le nuove autorità: il prefetto Pier Luigi Passoni, il sindaco Giovanni Roveda, il questore Giorgio Agosti. Il corteo di macchine imbandierate percorre via Cibrario, piazza Statuto, via Garibaldi, La c/ente accorre, grida, sventola fazzoletti, piange, sorride. Questo sorriso, questo pianto di gioia, questo gridare ci accompagna: ci accompagnerà sempre, come un incitamento, o un rimorso, come un sogno forse troppo bello per essere inserito e trasfuso nella prosaica realtà di tutti i giorni, ma ohe pure deve segretamente illuminare, in qualche modo, quel che- di meglio è in ognuno di noi. Forse, il significato profondo e perenne di quella meravigliosa esultanza di tutto un popolo, finalmente libero e concorde, e in alcune parole di un proclama del C.L.N., lanciato il 88 aprile 1?4B. Rileggia¬ mole oggi, a dieci anni di distanza, e ci siano di incoraggiamento e di monito: «Popolo del Piemonte... Il Comitato di .Liberazione esce finalmente dalla' sua attività clandestina e con te prosegue il' non meno grave cammino della ricostruzione, quel cammino della' democrazia dal cui spirito liberatore é rinnovatore esso è sorto... Si china alla memoria ' del tuoi morti... Nulla della loro grandezza, nulla del loro /esempio andrà veramente perdutoi. Noi'tradiremmo 1 loro ideali, distruggeremmo. il loro retaggio,, sé permettessimo a qualche forza ostile di cancellare le tracce . profonde di quello spirito democratico battezzato col loro sangue e destinato a travolgere ogni eteca e malvagia resistenza... Se amare e gravi sono le rovine, non tutto è perduto e molto potrà riacquistarsi ove, nell'Impulso di ciascuno abbia una guida e una mèta sii tenace proposito di lavoro e di" dedizione alla causa di., tutti». Sandro Galante Garrone Membro del Comitato di Liberazione del Piemonte