Lo zo di Wilma Montesi nelle pagine della requisitoria di Guido Guidi

Lo zo di Wilma Montesi nelle pagine della requisitoria Lo zo di Wilma Montesi nelle pagine della requisitoria Come venne alla ribalta il giovane parente della ragazza romana ~ Balle prime voci alle "rivelazioni,, dei compagni di lavoro - I tre principali punti d'accusa - L'ampia indàgine condotta stillo "zio Giuseppe,, da un consigliere della Sezione istruttoria - Perchè i magistrati lo hanno scagionato da qualunque sospetto - Sconcertanti dichiarazioni del meccanico Piccinini, che era considerato finora il principale teste d'accusa contro Piero Piccioni Roma, lunedi mattina. Tra i numerosi, personaggi della vicenda Montasi, ad uno soprattutto il Pubblico ministero ha dedicato molta della sua attenzione: Giuseppe, il giovane zio di Wilma, che venne alla ribalta in modo clamoroso mentre il presidente della Sezione istruttoria dott. 8epe stava per concludere il suo lavoro. Di lui si parlò, ma soltanto di sfuggita, nei giorni immediatamente successivi alla identificazione della ragazza rinvenuta cadavere sulla spiaggia di Tor Vajanica. '■ Fu Giuseppe Montesi, infatti, '■ che accompagnò il padre di Wilma, la sera del 9 apri- le 1953, poco prima di memonoti*, al Commissariato 4i P.B. dei quartiere, per denunciare ohe fa ragazza si eira 'allontanata misteriosamente da casa. Poco prima il giovanotta aveva fatto con la sua € Giardinetta » il giro degli ospedali e dei « pronti soccorsi », nella vana speranza di trovare la nipote- il giorno 18 aprile un funzionario del Commissariato di P. 8. avverti la famiglia Montesi che all'obitorio era stato trasportato ■ il cadavere di una annegata e invitò qualcuno a recarvisi per un eventuale- riconoscimento. Giuseppe Montesi,i che in quella occasione s'era' riappacificato definitivamente con il fratello, dal quale lo divideva- no taluni contrasti, si reed all'Istituto di Medicina Legale, e insieme al padre ■ di Wilma entrò nella sala* mortuaria. Tre giorni dopo accompagnò la' sorella ad acquistare l'abito da sposa con il quale si volte che fosse sepolta la sventurata Wilma. « La Polizia non sembrò interessarsi molto a questo giovane zio che in quel periodo, così angosciato per la famiglia Montesi, non s'era dato un attimo di tregua; Nello stesso modo non si regolarono, però, alcuni giornalisti, i quali, per conto proprio, cercarono di indagare sul conio di .questo personaggio. Ad uno di essi taluni elementi scovati nella vita di Giuseppe Montesi desta, rono qualche sospetto. Nulla di serio o di sicuro, intendiamoci: ma sufficiente a far scrivere a Luciano Doddoli, allora cronista del Giornale d'Italia, che sarebbe stato opportuno chiarire la posizione di Giuseppe Montesi. Ma l'argomento fini presto però nel dimenticatoio perchè la situazione precipitò: cominciarono a circolare le voci sul conto di Piero Piccioni, la polemica si accese violenta e dello zio Giuseppe non si parlò più. Trascorse un anno e mezzo quando un giorno il Presidente della Sezione istruttoria fu avvertito che degli amici di Giuseppe Montesi avevano fatto dichiarazioni alle quali si poteva annettere un certo valore. La sostanza di queste rivelazioni era: 1) Giuseppe Montesi non disdegnava le avventure femminili; S) Giuseppe Montesi il pomeriggio del 9 aprile 1953. mentre era in ufficio, aveva ricevuto una telefonata da una non meglio identificata Wilma; 3) verso le 16,m Giuseppe Montesi, dopo la telefonata, s'era allontanato dal lavoro dicendo che sarebbe andato ad Ostia. Dire che poco credito il magistrato dette a queste informazioni è per lo meno esagerato: più esatto è dire che non ne dette nessuno. Anzi in lui sorse il vago sospetto che da qualche parte si volesse intralciare le indaaini, sviandole ver. so un obbiettivo che non fosse quello costituito da Piero Piccioni, Ma Sepe. nonostante tutto, volle andare a fondo ugualmente. Dell'episodio preferì non interessarsene direttamente, ma delegò un consigliere della Sezione istruttoria, il dr. D'Aniello, perchè interrogasse i nuovi testimoni. Fu un esame notevolmente ampio. Il direttore della tipografia presso la quale lavorava Giuseppe Montesi, il proto, una impiegata ed un telefonista, dopo avere premesso che un identico racconto, o per lo meno molto simile, avevano g\à fatto ad un maresciallo della Procura della Repubblica sin dai mese di giugno 1953, dissero quel che essi avevano notato nel comportamento del giovanotto in quei giorni: dalle telefonate che riceveva alla sua gita ad Ostia nel pomeriggio del 9 aprile 1953. Ma Giuseppe Montesi, invitato dal magistrato, smentì i suoi compagni di lavoro: <Non è affatto vero — spiegò — che io ricevevo telefonate da mia nipote Wilma. Non è affatto vero che io mi sia allontanato dulìa tipografia il pomeriggio del 9 aprile 1953. Io sono uscito quel giorno regolarmente alle sette di sera, sono andato a fare una passeggiata con la mia fidanzata e poi sono tornato a casa, dove mi hanno avvertito che Wilma non era ancora rientrata e che mio fratello e mia cognata erano molto preoccupati ». La fidanzata confermò, nella sostanza, quello che poteva es¬ j sere anche un alibi. in quale modo la requisito'ria commenta questo episodio, escludendo che un sospetto su Giuseppe Montesi possa avere un valore solido t « Non è provato che il giovanotto — osserva in sintesi il magistrato — si sia allontanato dal suo ufficio nel -pomeriggio del 9 aprile 1953, anche perchè le testimonianze di coloro che dicono d'averlo visto andare via appaiono per lo meno tardive. Ma anche se fosse dimostrata l'autenticità dell'episodio, esso, non ha alcun riferimento con la indagine in corso. Infatti, Giuseppe Montesi' non può essere T, ■Staio insieme a tua nipote nel momento in cui la ragazza veniva abbandonata semincosciente. sulla battigia del mare. Vi è là prova che durante tutta la giornata del 10 aprile 1953 egli è stato insieme al fratello Rodolfo, proprio quando, cioè, la povera Wilma moriva». E' questo un ragionamento presso a poco identico a quello seguitò per escludere da qualunque possibile responsabilità, indipendentemente da altri fattori, il principe Maurizio d'Assia. Dopo la spiegazione fornita dai prof. Augenti, sul riconoscimento di Piero Piedoni da. parte del meccanico Mario Pie. oinini, è necessaria notare l'intervento diretto dell'interessa-, to: <n Pubblico Ministero non pud avere detto che ho riconosciuto Piccioni. Quello che avevo da dire l'ho detto a Sepe e quando parlavo c'era uno: ohe scriveva. Quindi deve essere soritto tutto quello che ho detto. Ho piena fiducia nel dr. Sepe, che ritengo giusto ». E il giovanotto, che sembra molto seccato del clamore creato intorno alla sua persona, ha aggiunto con amarezza: < Se dovessi trovare un cadavere per strada non lo guarderei, neppure e passerei oltre, tante sono state le seccature che ho avuto.. Io dico che si sta dando troppa importanza a quello che ho detti e che, secondo me. non era rilevante. Molte persone- hanno cercato di farmi sbagliare ».- Guido Guidi Rosa l'a-ssarelli, fotografata nella propria abitazione di Roma insieme alla sorella. La Passar elli aveva affermato, errando in buona fede di aver incontrato Wilma Montesi sul treno di Ostia 11 0 aprile 1963 (Telefoto) Giuseppe Montesi, 11 giovane zio di Wilma

Luoghi citati: Assia, Ostia, Roma, Wilma