Decine di migliaia di licenziamenti minacciano ie maestranze cotoniere di Giovanni Giovannini

Decine di migliaia di licenziamenti minacciano ie maestranze cotoniere * M problema esaminato oggi a Roma tra governo, industriali e CISL Decine di migliaia di licenziamenti minacciano ie maestranze cotoniere Crìtica situazione de! settore - Gli occupati già diminuiti in sei anni di 50.000 unità-Cadute le nostre esportazioni per la concorrenza degli stranieri appoggiati dai loro governi - La CISL chiederà la sospensione di tutti i licenziamenti in corso (Bai nostro: inviato speciale} Milano, 19 aprile. Poche crisi tìi nh intero settore industriale hanno assunto, In questo pur difficile dopoguerra italiano, un aspetto cosi drammatico come quella che stanno attraversando le aziende cotoniere. Da mesi è. tutto ! un susseguirsi di notizie su chiusure di stabilimenti, riduzioni d'orario e sospensioni In Piemonte, in Lombardia, nel Veneto; da anni, la massa delle maestranze va progressivamente diminuendo; per il futuro, le prospettive sono ancor più fosche per la minaccia di diverse altre decine di migliaia di licenziamenti. Sei anni addietro, gli occupati nel cotonifici italiani erano 265.000; nel 1950, 258.000; nel '61, 254.000; nel '52, 241.000; nel '58, 227.000; nel '54 (dicembre), 218.000. Circa cinquantamila in meno che nel 1949. Fermiamoci a queste cifre, cerchiamone 11 perchè. Spiega l'Associazione degli Industriali cotonieri italiani che l'impressionante contrarsi dell'occupazione è stato causato sia dalla necessità iniziale di allontanare una certa aliquota della mano d'opera inflazionata dal dopoguerra sia dall'attuazione dei piani di riorganizzazione aziendale attraverso l'impiego di nuovi macchinari e di nuovi metodi che rendono sempre minore il numero degli uomini Indispensabili alla produzione. « Secondo i calcoli degli esperti — è affermato In uno studio dell'Associazione" Cotoniera — l'attuale tecnica in dustriale consentirebbe di ri' durre il numero complessivo del lavoratori non alle 218.000 unità del dicembre scorso ma a sole 125.000». . Davanti alla drammaticità di una slmile affermazione si ri' mane sgomenti poiché contro la disoccupazione «tecnologica» non ci son armi dirette di difesa: se all'estero, a venti, a trenta telai è addetto un sol uomo, in Italia non possono essercene di più. La lotta con la concorrenza estera si sta facendo di anno in anno più dura. Fatto pari a 100 il quantitativo di cotone da noi esportato, siamo caduti — per i filati — a 64,2 nel 1952, a 39,3 nel 1953 e '54; analogamente, per i tessuti, a 46,2 nel 1952, a 40,1 nel 1953, a 29 nel 1954. Sono difficoltà in parte comuni a tutti: 1 produttori mondiali: c Esportare —• dice un recentissimo rapporto dell'OECÌE sull'Industria tessile europea — { è diventato più duro per tutti; molti Paesi si son chiusi, mólti altri si son dati industrie proprie >. E' una constatazione 'esatta ma non è una spiegazione esauriente. Dall'Indice 100 del 1950 solo l'esportazione italiana di filati e tessuti è crollata all'indice 38 del 1954: l'inglese, è scesa a 71; la francese è rimasta pressoché stazionaria; l'olandese e la tedesca si bori quasi raddoppiate toccando rispettivamente gli indici 184 fe 188. . La realtà è che nei confronti del principali Paesi concorrenti 1 prezzi italiani risultano jln media più elevati del 10-15%. Perchè? All'Associazione Cotoniera si indicano quattro cause: condizioni di svantaggio già nella fase Iniziale dell'approvvigionamento della materia .prima; costo della mano d'opera più elevato a causa de>gli oneri sociali; eccessivi carichi fiscali; difficoltà derivanti dai tassi di finanziamento della produzione e dalla manca, ta assicurazione dei rischi di .esportazione. I • Fermiamoci per ora. agli ultimi due punti. < Le nostre conduzioni d'inferiorità — dicono Mi Industriali — vanno attribuite anche alla politica di aiuti diretti e Indiretti alla produzione degli altri Paesi v Citiamo solo la Francia 1 cui espor> 'tajorl godono del rimborso, ol,tre che degli oneri fiscali, di quelli sociali e di una < aliquota a forfait» che costituisce un vero e proprio premio all'esportazione (e cosi .in maggiore o iminor misura, l'Egitto e la Spagna, il Belgio e l'Inghilterra, la Germania e l'Olanda). j E' su questo punto che hanno insistito gli industriali cotonieri Italiani nel loro incontro .di febbraio con 1 ministri on. Vanonl, Villabruna, Tremellonl, Martinelli, e 1 sottosegretari terrari Aggradi e Arcaini; e la loro conclusione è stata che, ferma restando la situazione attuale, < è. inevitabile la riduzione della mano d'opera del settore da 220.000 a non più di 160.000 unità >. ■ La risposta del governo è sta. t» negativa: «Non è possibile accollare al bilancio dello Stato oneri speciali in vista di particolari scopi : da raggiungere. Le circostanze, purtroppo Incontestabili, di un processo di industrializzazione in corso nei Paesi già consumatori di manufatti cotonieri rendono Infruttuoso ogni sforzo tendente ad aumentare le esportazioni. II nostro Paese uscirebbe soccombente dalla gara intesa a concedere facilitazioni all'esportazione >. Nelle settimane che son seguite all'incontro romano. 1 sindacati hanno avuto l'impressione che gli industriali traessero le loro conclusioni del mancato accoglimento delle loro richieste e cominciassero i licenziamenti dei sessantamila operai dichiarati In soprannumero. Gruppi di parlamentari sia di sinistra che democristiani han presentato interpellanze; la CISL-Federtessili dedica al problema 11 suo recente congresso nazionale di Biella, i «Non è giusto — disse' in quell'occasione i'on. Pastore, e mPtCpsznadptipCueaPmnqgsdncld mi ripetono ora Barn! e l'on. Pessina, rispettivamente segretario generale e sindacale della CISL-Tessili — ridurre tutto il problema, come fanno gli industriali, a quello delle esportazioni, In fin dei conti, in un'annata favorevole come il 1951 è andato all'estero solo il 26,5% dei nostri tessuti. Se ci occupassimo un po' più degli altri tre quarti, e cioè del mercato interno Italiano? >. Per un esame, sotto questa prospettiva, della situazione, la CISL si è fatta promotrice di un incontro a tre col governo e gli Industriali, Incontro che avrà luogo domani a Roma. Prima di affrontare i problemi sostanziali, le parti dovranno cercare di accordarsi su qualche provvedimento d'emergenza nell'interesse delle maestranze. Sappiamo che gli industriali presenteranno un pia no per la distribuzione del poco lavoro disponibile fra tutte le aziende ma che porranno pe¬ rpsomamqsmdgsrGesrnlcmiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiii rò una pregiudiziale: «libertà per loro di effettuare le necessarie ulteriori riduzioni degli organici di mano d'opera >. E' dna pregiudiziale esattamente contraria a quella che avanzeranno i sindacati: «prima di trattare, sospensione di qualsiasi licenziamento in corso». Per l'esito di questo primo scontro, trepidano decine di migliala di persone, dal Bergamasco al Canavese, dal Bresciano al Varesòtto, dal Novarese a Milano. Giovanni Giovannini

Persone citate: Arcaini, Bresciano, Fatto, Martinelli, Pastore, Pessina, Villabruna