I diffamatori di Ferruccio Porri condannati a pagare 7 milioni

I diffamatori di Ferruccio Porri condannati a pagare 7 milioni I diffamatori di Ferruccio Porri condannati a pagare 7 milioni La somma verrà devoluta a favore delle vittime di guerra Milano, 4 aprile. La causa civile promossa dal prof. Ferruccio Parri contro Franco Maria Servello e Ugo Franzolln, rispettivamente direttore e direttore responsabile del settimanale c Meridiano d'Italia», si è conclusa oggi davanti al Tribunale con una sentenza di condanna per i due giornalisti, stesa dal presidente consigliere Ghilardi. In essa si dichiara, tra l'altro, che è stata accertata ai fini civili la correità aia del Servello sia del Franzolin nella diffamaz.one continuata a mezzo della stampa in danno di Ferruccio Parri; pertanto essi sono condannati al pagamento in solido di 500 mila lire per danni patrimoniali e di 6 milioni per danni morali, da devolversi — secondo le richieste dello stesso ex-presidente del consiglio on. Parri — a beneficio della t Fondazione solidarietà nazionale prò vittime della guerra». Il Tribunale ha anche ordinato che un estratto della sentenza venga pubblicato su vari giornali di Milano, Torino, Roma e Bologna e in neretto sulla prima facciata del settimanale « Meridiano d'Italia ». Infine il Servello e il Franzolin sono condannati al pagamento In solido delle spese processuali, liquidate in lire 680 mila. Come si ricorderà, nel maggio 1953, alla vigilia delle elezioni, il settimanale aveva accusato apertamente Ferruccio Parri di avere tradito la causa della Resistenza mentre si trovava prigioniero dei tedeschi nelle carceri di Milano e di Verona, svelando i segreti dell'organizzazione partigiana e 1 metodi da essa seguiti per la lotta clandestina; e provocando l'arresto e la fucilazione di parecchi antifascisti; secondo 11 < Meridiano d'Italia » egli aveva « comperato » in tal modo la propria liberazione. Parri aveva sporto querela per diffamazione concedendo la più ampia facoltà di prova; e il processo penale iniziato a Milano il 28 ottobre 1953 veniva trasferito per competenza territoriale al tribunale di Roma dove il sopravvenuto provvedimento di amnistia Io troncò. Ferruccio Parri chiede allora che la questione venisse riaperta in sede civile perchè ne risultasse chiara la sua lealtà di partigiano e chiese al < Meridiano d'Italia » il risarcimento dei danni patrimoniali . e morali. nella misura complessiva di dieci milioni di lire, che intendeva devolvere a un istituto di beneficenza a carattere nazionale e patriottico. L'ex presidente del Consiglio era difeso dagli avv. Piero Calamandrei, Antonio De Caro. Franco De Meis e Carlo Galante Garrone; Servello e Franzolin dagli avvocati Nencionl e Valenzise. Nel corso della motivazione si rileva che il Servello e il Franzolin hanno voluto gettare fango non soltanto sulla figura di Parti, ma anche sulla Resistenza; e che, mentre' le accuse del gen. Wolff erano generiche, i convenuti hanno voluto concretarle, senza peraltro minimamente riuscire nel loro intento. Le prove dedotte dal Servello e dal Franzolin, a parte ogni altra considerazione sull'esito favorevole della prova dedotta da Parri in sede penale, sono inammissibili per la loro genericità. Si dice ancora in sentenza, testualmente, che « il comportamento di Parri durante la prigionia fu degno del glorioso suo passato militare e non determinò alcun danno alle formazioni partigiane, delle quali egli fu il principale organizzatole ». Le accuse mosse a Parti sonò state definite dal giudici < basse e temerarie ». La cifra liquidata a titolo di risarcimento del danno, aggiunge infine la sentenza, non ha funzione di equivalenza, ma soltanto di soddisfazione. I difensori del Servello e del Franzolin hanno informato 11 tribunale che interporranno appello.