Tutti gli scandali I.N.G.I.C. riuniti in un solo processo?

Tutti gli scandali I.N.G.I.C. riuniti in un solo processo? Tutti gli scandali I.N.G.I.C. riuniti in un solo processo? Perchè il Tribunale di Mondovì ha considerato nulla la sentenza istruttoria a carico degli imputati ed ha rinviato il dibattito a carico (Dal nostro inviato speciale) Mondovì, 4 aprile. Nel maggio del 195U, Teobaldo Romana e Paolo Piovano denunciavano supposte irregolarità nell'INGIC (Istituto Nazionale Gestione Imposte Consumo) a Dogliani. E' vero che essi erano conosciuti come < accaniti avversari dell'amministrazione in carica), ed a un punto tale che, morto il Piovano, l'altro si „ recò un giorno sulla sua tomba con un mazzo di garofani e gli lesse ad alta voce l'atto di rinvio a giudizio delle persone di cui diremo; è vero che il Piovano, in un rapporto dei carabinieri di Dogliani, è presentato come un uomo che « per sua abitudine aveva la manìa di criticare l'operato dell'autorità, di fare ricorsi ed opporsi in genere a tutto quanto non muovesse dalla sua iniziativa >; ma è vero altrettanto che l'inchiesta ordinata in seguito alla denuncia dei due, sia attraverso quattro ispezioni del dott. Montemurri che l'opera delle Guardie di Finanza, accertò un cumulo di abusi che non è facile riassumere in breve spazio (l'istruttoria comprènde 390 pagine dattilografate) ma che, per sommi capi, sarebbero: a) diritti speciali. Sembra che gli impiegati INGIC di Dogliani (tre) avessero ricevuto l'ordine dalla direzione torinese di accrescere gli incassi < attaccandosi a tutto >, d'imporre versamenti <a titolo di qualche cosa>. Il di più non andava a beneficio del Comune L'istruttoria cita una bolletta di L. 3108 intitolata a < proventi diversi >; b) nelle situazioni mensili al Comune, l'appalto trattenne l'aggio del 28% su tutte le riscossioni anche dove gli spettava soltanto il 4% (ciò soltan to dell'8 gennaio 1947); c) diritti di statistica: per oltre un anno, tutte le bollette avrebbero pagato L. 15 invece di 10 (su 23 testimoni interrogati in proposito 12 hanno detto di no); a) addizionale del 30% sull'imposta di consumo; e) ricupero abusivo Z% I.G.E. sulla macellazione suini); f) compensi o segretari comunali (non doni dì cortesia) ed altre minuzie. Su tutto ciò erano rinviati a giudizio: Achille Comollo, di anni 52, direttore generale dell'I.N.G.I.C. a Torino e poi ad Imperia; Ascanio Gnerre, di anni 52, direttore dell'ufficio imposte consumo a Dogliani; Renato Zuccone, di anni 43, Giorgio Macciò, di anni 29, Pietro Alessandria, di anni 56, impiegati dell'I.N.G.I.C. a Dogliani; i segretari comunali Bartolomeo Broccardo (Belvedere Langhe), Nicola Pepe (Castiglione Falletto), Anselmo Roagna (Castiglione Tinella), Giovanni Gonella (Cossano Belbo e Rocchetta)! Rodolfo Camilla (Verduno), Nicola Damiano (Santo Stefano Belbo), Giovanni Vietto (Doglia- ni). Biù di tutti avrebbe percepito il Vietto, esattamente L. 58 mila 532 e 93 centesimi ma egli è molto sorpreso di trovarsi imputato perchè un emolumento di lire mille mensili- (e in tanti anni i mesi sono molti) da'parte dell'Ingic gli era stato riconosciuto ufficialmente dal Comune, come ammetterà lo stesso P. M. Anche gli altri segretari comunali si considerano a posto. Nicola Pepe ha rifiutato sdegnosamente di farsi difendere da un avvocato. Tutti gli imputati, meno quattro, sono comparsi stamane di fronte al Tribunale di Mondovì (pres. dr. Mongardi, P. M. dr. Cordone, cane. Arnaldi), il Comollo e lo Gnerre in stato di detenzione. Si guardava a questo come al < processo della piccola INGIC > preludio dell'altro più grande, quantunque i fatti J-n oggetto siano anteriori all'ultima inchiesta e parte a sè. Ma, il presidente aveva appena finito di leggere i capi d'imputazione agli interessati e di fare l'appello di 42 testimoni con le esortazioni di legge, che l'avvocato Eugenio Jemina domandava la parola. Dopo un attento esame delle aride carte processuali — egli dice In sostanza — non per vena di arzigolo ma per a more di giustizia, bisogna chiedere la nullità della sen tenza che rinvia a giudizio Comollo e compagni. Questo procedimento singolare non nasce per lamento di offesi mr per odio di estranei. La prefettura manda un ispettore interviene il P. M., il pretore di Dogliani fa qualche accertamento, gli agenti della polizia finanziaria indagano, il Comollo viene chiamato dal giudice istruttore come testimonio e finisce imputato senza un interrogatorio formale. Egli manderà un memoriale. Non basta. La legge esige che l'interrogatorio (come dice la stessa parola) sia orale e consacrato in apposito verbale. Inoltre, non sono stati contestati al Comollo i fatti d'imputazione. L'avv. Jemina stritola a lungo il lavoro istruttorio, rafforr zato nelle stesse ragioni dall'avv. Giulio per i segretari comunali, dall'avv. Simoncelli per Gnerre Gli avv. Veglia (per Macciò), Leati Belli (per Zuccone). Viale (per Alessandria) ai rimettono al pprere del tribunale. L'aw. Viple (che difende anche lo Gnerre) è Jemina domandano la liberta provvisoria per i due detenuti. Il P. M dr. Cordone sostiene che l'istruttoria non domanda una pena così rigorosa. Al massimo, il giudice istruttore Dorrebbe essere n°ssibile di una reprimenda disciplinare,' e si oppone quindi alla richiesta c nullità della sentenza ». In ogni caso domanda che lo stato detentivo del Comollo e dello Gnerre resti. Dopo lunga permanenza in camera di consiglio, il Tribunale accetta la tesi degli avvocati dichiarando nulla la sentenza di rinvio a giudizio e accetta la richiesta del P. M. per respingere la domanda di libertà provvisoria. Così li c processo della piccola INGIC » è rinviato sine die ed è opinione dei più che non si farà mai isolatamente, perchè inghiottito da quello maggiore. _ _ a. a.