Opinione e drammatico racconto del padre gesuita Alessandro Dall'Olio di Guido Guidi

Opinione e drammatico racconto del padre gesuita Alessandro Dall'Olio Opinione e drammatico racconto del padre gesuita Alessandro Dall'Olio Uno dei pilastri dell'accusa - Un colloquio del sacerdote con l'on. Fanfani - Il ministro avrebbe letto in. bozze l'articolo di Muto - Tempestoso incóntro della Caglio con Montagna alla presenza dei magistrati (Nostro servizio particolare) Roma, 25 marzo. <Mi sembra che nella signorina Anna Maria Caglio, assieme ad una notevole assenza del senso del pudore e della riservatezza femminile, vi sia un fondo di generosità naturale superiore alla media, I che la spinge a farsi paladina Ideila giustizia e della verità. Questa generosità appare chiaramente nel suo disinteresse per il denaro; essa dava diecine di migliaia di lire al "bambino della sua padrona di casa per comperarsi 1 vestiti o addirittura manteneva qualche ragazza' che era nella miseria. Da quanto ho saputo, sinora, non ha minimamente speculato sulla, sua notorietà, quantunque a volte abbia il gusto dei gesti clamorosi >. Quésta è l'opinione del padre gesuita Alessandro Dall'Olio sulla < ragazza del secolo > che costituisce secondo il Pubblico Ministero dott. Marcello Scardia uno dei pilastri, della requisitoria e quindi dell'accusa contro Ugo Montagna e Piero Piccioni. Padre Dall'Olio si trovò al centro di questa vicenda per un caso fortuito. Quando Anna Maria Caglio lasciò Milano per tentare l'avventura romana, un sacerdote — suo padre spirituale — le consigliò: « Se hai bisogno di qualcosa rivolgiti a nome mio ad un gesuita di grande valore, padre Dall'Olio >. E fu a lui infatti che al ragazza si rivolse — almeno cosi lei ha narrato — non appena si trovò di fronte ad una situazione piuttosto scabrosa e fu a lui,che Anna Maria confidò i suoi sospetti sull'attività del suo amante, Ugo Montagna. Il gesuita ascoltò con molta attenzione e poi congedò la ragazza. Anna Maria spiegò più tardi che quel suo primo Incontro fu una mezza delusione: ebbe la sensazione che 11 suo interlocutore non avesse creduto a nulla del suo racconto. Non era una Impressione del tutto sbagliata: il gesuita, infatti, dopo aver fatto parlare la ragazza volle controllare di persona tutto quello che ella aveva detto. E cominciò innanzi tutto a consultarsi con un altro gesuita, padre 'Rotondi, che a sua volta prese ad indagare su taluni particolari riferiti da Anna Maria Caglio: per esemplo quelli relativi ad un certo pranzo nella tenuta di Planò al quale Ugo Montagna aveva invitato numerose personalità politiche ivi compreso il presidente dell'Azione Cattolica dott. Luigi Gedda; quelli relativi al giro di amicizie del « marchese » ecc. Non appena arrivò la conferma di queste informazioni, padre Dall'Olio estese le indagini all'episodio più importante che Anna Maria Caglio aveva narrato: quello della visita improvvisa al Viminale nell'ufficio del capo della polizia. Non vendetta per « Chiamai il" dott. Domenico Rainesi Dolci, funzionario della segreteria dell'on. Piccioni, ed egli- mi confermò la vìsita fatta da Piero Piccioni e dal " suo avvocato " (non mi disse che era il Montagna) al rapo della polizia in j una sera dèi periodo .-he segui la morte di (Wilma Montesi — così ha spiegato il gesuita al dott. Sepe in un lungo memoriale a chiarimento del suo primo interrogatorio avvenuto il 13 luglio scorso —. Non mi ricordo però — ha aggiunto padre Dall'Olio — se si parlò della fine di aprile; ma in ogni caso, secondo quello che mi diceva il dott Rainesi Dolci, ciò dovette accadere prima delle elezioni. Credetti opportuno, dopo tale conferma delle affermazioni di Anna Maria Caglio, far pervenire la notizia direttamente al ministro dell'Interno on. Panfani. « Dopo essermi consigliato con 1 miei superiori, parlai con don Carlo Cingolani, figlio del senatore, nella mattina di sabato 21 novembre 1953. Lo stesso , giorno venni avvertito che 11 ministro mi attendeva al Viminale alle 18. Mi recai al ministero e parlai con l'on. Fanfani che prese appunti, ascoltandomi attentamente. Mostrò di essere al corrente della censura preventiva dell'articolo di Muto. Era stato Pavone stesso a mostrarglielo in bozze. Mi fece alcune domande e promise di affidare le Indagini ad una persona che non dipendeva dalla polizia. «Da parte mia riferii anche le mie impressioni sulla Caglio. Essa mi sembrava attendibile ed era da esclùdere cho parlasse per vendetta: la ragazza conviveva con Montagna e dimostrava di amarlo ancora. Non era da escludersi invece una certa compiacenza inconscia di recitare una parte notevole in una questione abbastanza importante. La buona fede in diversi punti della sua narrazione era stata controllata dai miei colloqui con varie persone. Comunque era necessario controllare tutto. « Sui primi di dicembre venni pregato di interessarmi per far ritornare la signorina a Roma. Mi si disse che gli accertamenti fatti avevano appurato la verità della metà di quello che la Caglio aveva detto. Per la parte riguardante gli stupefacenti e la morte della Montesi non si avevano prove, ma non era neppure da escludere. Per questo era opportuno ohe venisse interrogata dal colonnello dei carabinieri che stava eseguendo le indagini ». Era già entrato in scena il colonnello Umberto Pompei. La vicenda aveva già imboccata la strada che doveva condurla all'attuale situazione. Due mesi dopo Anna Maria Caglio appariva clamorosamente alla ribalta; soltanto nel colmo dell'estate il dottor Sepe stabili che la ragazza incontrasse il suo ex-amante. Fu un colloqu'.o tempestoso, al quale il Presidente della Sezione istruttoria e 11 P. M. dottor Scardia assistettero quasi indifferenti, lasciando, che i due sfogassero liberamente i propri sentimenti per intuire da quale parte fosse la verità. Intervennero solo di tanto in tanto per chiedere dei chiarimenti. Ugo Montagna venne introdotto per primo nell'ufficio del magistrato. Quando entrò la sua ex-amante, non riusci a frenare un gesto di sorpresa, poi, ripresosi, assunse subito l'iniziativa. Sapeva che stava giocando in quel momento una carta molto importante e non risparmiò nulla alla sua accusatrice. « E' vero che ti ho conosciuta il 22 agosto 1952 nell'ufficio del dott. Savastano, alla Presidenza del Consiglio. E' vero anche che in quello stesso giorno ti invitai a colazione nella mia tenuta a Flano e che ho avuto con te il primo rapporto sette giorni dopo ». Anna Maria Caglio non sembrò sgomentarsi di fronte a questa aggressione e replicò con molta calma: < Quest'ultima circostanza è vera. Soltanto avvenne 18 giorni dopo la nostra conoscenza. Quello stes¬ so giorno tu mi desti il primo mezzo milione, composto di biglietti d . 10 mila arrotolati. Mi dicesti ài depositarlo in banca. E io seguii il tuo consiglio recandomi al Banco di Roma, agenzia n. 10 ». Ugo Montagna capi che era necessario reagire subito e si preoccupò delle conseguenze di tale affermazione: « E' falso. Tuidici così per farmi aumentare le tasse. Io ti ho dato in varie volte somme non superiori a 100 mila lire e tu stavi sempre in bolletta, tanto che qualche volta ti sei impegnata gl; oggetti d'oro che avevi addosso». c Tu mi hai dato in tutto circa sette milioni — replicò imperterrita la .ragazza, avendo intuito quale fosse il punto debole dell'avversario —; più d'una volta ho depositato in banca mezzo milione. Per esempio dal settembre al novembre 1952. Più d'una volta però ho dovuto impegnare presso la signora Marrl, mia padrona di! casa, la spilla di brillanti con la corona di marchese che tu mi avevi regalato. Ne ricavavo 50 mila lire. Ma questo accadeva quando ti trovavi nella temporanea impossibilità di darmi del denaro. Non ho impegnato mai altri oggetti che mi hai regalato». Brillanti e macchine « Non è vero — saltò su Montagna. — Io non ti ho mai regalato la spilla di brillanti, che era tua. T_u hai impegnato anche il bracciale d'oro che oggi hai indosso e che lo ammetto di averti regalato, cosi come ti ho regalato il vestito che porti e le scarpe e la borsa». < Può darsi che io abbia impegnato anche il bracciale — rispose la Caglio. — Ma non lo ricordo. Non puoi però negare di avermi regalato una giardinetta targata Roma 170970, che io ho poi cambiato nel mese di dicembre con la 1400 targata Roma 171187, facendomi dare da te la differenza di 100 mila lire». < Non è vero — obbiettò Montagna — la giardinetta dicesti di averla comprata con 11 denaro guadagnato con un contratto per un film ». « Tu me la prestasti nel settembre e nel novembre non volevi più lasciarmela, — replicò Anna Maria — e io insistetti e tu mi desti il denaro. Mi ricordo anche 11 luogo dove mi facesti 11 prestito: eravamo dinanzi all'istituto delle case popolari ». Terminato il primo round, si passò al secondo. I due magistrati, sempre silenziosi, ascoltavano. L'argomento che veniva affrontato era delicato. Anna Maria per la prima volta sembrò perdere molta della sua calma e della sua disinvoltura. Anche in questo episodio Montagna assunse l'iniziativa. La ragazza scoppiò a piangere Un attimo di crisi. Poi S' riprese. «Puoi negare — insistette allora Montagna — che conoscevi benissimo la signora che vedesti con me in automobile il 7 gennaio 1953, e ti ostini a dire il contrarlo per costringermi a fare 11 suo nome e rovinare la pace della famiglia di questa signora, con la quale per altro non ho mai avuto rapporti intimi?». «Può darsi che lo mi sia sbagliata a individuare quella donna in Wilma Montesi — ammise Anna Maria Caglio — anche perchè mi ricordo che detta signora era di alcuni centimetri più alta di me, che misuro un metro e 71 di altezza, mentre mi consta, come pure consta alla Signoria vostra, dottor Sepe, che la Montesi aveva una statura di m. 1,74. Ma insisto e .affermo con sicurezza che non si tratta della signora alla quale tu fai cenno, che chiami il "dromedario". E' del pari certo che alcuni giorni dopo quell'episodio, e precisamente il 6 gennaio, tu mi obbligasti a vendere la macchina con la quale ti avevo Inseguito per le vie di Roma quando ti vidi uscire da casa tua con quella signora ». «Non è vero — osservò Montagna — tu vendesti la macchina due mesi dopo l'episodio e precisamente quando finanziasti il Teatro Pirandello ». A questo punto il confronto, o meglio lo scontro, terminò. Anna Maria Caglio era tornata ad essere la ragazza allegra e vivace di sempre. Ugo Montagna usci dall'ufficio del dottor Sepe qualche minuto dopo aver visto allontanarsi la ragazza. Non pensava certo allora che quasi un anno dopo avrebbe depositato, come ha fatto quattro giorni or sono, tre titoli per un film che sulla vicenda gli è venuto in mente di fare: «Le memorie di uno smemorato»; «Un siciliano a Roma », ' « La pelle degli altri». Guido Guidi

Luoghi citati: Milano, Montagna, Pavone, Roma