Come nasce la grande ombra di uno scandalo nazionale di Vittorio Gorresio

Come nasce la grande ombra di uno scandalo nazionale ' IL TESTO INTEGRALE PELLA REJj UDITORI A MONTESI Come nasce la grande ombra di uno scandalo nazionale A una signora viene in niente l'idea del "pediluvio,, - L'idea è accettata dalia famiglia e divulgata - E così essi pensano di salvare il proprio onore - A Gian Piero Piccioni viene in mente di rivolgersi direttamente al capo della polizia - E così cercando un intervento d'imperio, anch'egli crede di salvare il proprio onore - Sicché di errore in errore tutti collaborano a far buio ed a creare un'atmosfera di diffidenza e d'inganno (Dal nostro corrispondente) Roma, 25 marzo. Un giornale romano del pomeriggio ha pubblicato, come supplemento inserito nella sua ordinaria edizione, il testo integrale della requisitoria scrìtta dal Sostituto Procuratore Generale dottor Marcello Scardia, a proposito del cosiddetto affare Montesi. Le trecento cartelle dattilografate del documento originale sono stata cosi trasfuse in ottanta colonne di quotidiano, corrispondenti ad un volumetto di circa 150 pagine. Venduto al prezzo delle normali SS lire, quel Quotidiano ha avuto molto successo, ed a tre giorni di distanza, non se ne trova più una copia. E' già salito alle quotazioni dei testi di anti- quartato ed il suo corso è detiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii stlnato forse a'rialzi ulteriori, anche perchè-si era stati informati, nei storni del deposito della requisitoria, che il documento sarebbe stato poi venduto sotto banco, da imprecisati uffici pubblici, ad un prezzo oscillante attorno alle 30 mila lire a copia. I/iniziativa del giornale romano ha così avuto l'effetto di un calmiere benefico, cioè di quelli che si vorrebbero adottati per i generi di largo consumo popolare. Ma non soltanto in questo sta il suo valore, poiché la pubblicazione del documento è stata accompagnata da due dichiarazioni del giornale: una che diremo di natura generica, ed un'altra specifica. Dice la prima che stampandosi integralmente la requisitoria si è voluto rendere itiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiini « tra l'altro, un doveroso omaggio alla complessa fatica dei magistrati >; e. la seconda esorta i galantuomini che hanno « in buona fede, o perchè tratti in inganno, sposato' la causa oscura e perfida dell'occultamento di un reato » a non limitarsi più a rinviare un loro giudizio politico e morale al giorno in cui giustizia sarà fatta, ma a pronunciarsi subito: «se galantuomini sono, hanno certamente qualcosa di nuovo e di 'drammatico da dire ». Leggendo quindi la requisitoria, vediamo come possa comportarsi un galantuomo dinanzi alla vicenda raccontata da Marcello Scardia. ■ Non sarà il caso ch'egli si affretti a proclamare colpevoli o innocenti gu imputati, secondo ohe gli sembri risultare dalla lettura del documento' poiché neppure il suo autore, sostituto Procuratore Generale, presumerebbe di poter dare un giudizio. Costui si è limitato, a termini di legge , a esprimere un parere che non è vincolante per nessuno. Al galantuomo, in ogni modo, egli ha fornito le più larghe possibilità di apprezzamenti, gli spunti più eccitanti ad istruttive osservazioni, ì sintomi più tipici di una morale e di un costume. Un galantuomo, per conseguenza, non si dovrebbe lasciar sfuggire questa ricchezza documentale che gli è offerta da Marcello Scardia. «Sì, è giusto» Fuori dal campo giudiziario e senza pronunciarsi sul valore opinabile degli indizi che sono stati assunti come capi d'accusa, ci si può accontentare della parte narrativa cominciando ad apprendere come sia nata la versione della morte di Wilma <a seguito di pediluvio). Andò così: la dottoressa Pas sorelli, la testimone che credeva di averla riconosciuta in una ragazza vista sul trenino di Ostia, si recò dai Montesi la sera del 13 aprile, due giorni dopo la scoperta del cadavere. Intrattenendosi . coi familiari della poveretta, dopo che si eran fatte ■ «W?>! ìpngetture, ella accennò, all'ipotesi che Wilma < avesse voluto provare il piacere di una parziale immersione nel mare ». La madre escludeva; ma la signorina Passarelli, come leggiamo nella requisitoria, ^avrebbe fatto considerare l'opportunità dt non respingere simi/e versione, anche riguardo al buon nome della famiglia e della sorella Wanda>. A questo punto Wanda, € che non aveva mai interloquito >, intervenne esclamando: <SÌ, mamma, è giusto: diciamo così ». Era presente a quel consiglio di famiglia un funzionario di polizia, rappresentante della squadra mobile. Avendo anch'egli ascoltato in silenzio, fino allora, le considerazioni della Passarelli, aderì pronto alla proposta di Wanda, ed affermò che era « logico che i fatti fossero andati in quel modo » e che anzi non conveniva a nessuno < fare.le còse-. più complicate ». Precisato una volta per tutte che le parole qui riportate fra virgolette sono testuali nella requisitoria, gustiamo il sapore di questo episodietto poUziesco-domestico. La sconosciuta che va a proporre alla famiglia della morta una.versione accomodante per salvare il decoro, è un personaggio che conosciamo. Nel suo contegno c'è disinteresse, indubbiamente, ma soprattutto comprensione per le disgrazie umane. E' la profonda solidarietà della povera gente in un mondo che è ingiusto, perchè sproporzionato alla misura dei piccoli indifesi, e che perciò può essere crudele contro di loro: sarà bene tentare di ingannarlo, di fuorviarlo con una bugia, per assurda, incredibile, fanciullesca che questa sia, purché ne riescano salvi il buon nome, la dignità, la reputazione di una debole famiglia. Difatti, alla proposta della sconosciuta ausiliatrice, la madre di Wilma « avrebbe concluso dicendo che la Passarelli era stata mandata dal Cielo ». Un altro fatto da notare è che il presente commissario di polizia avendo assistito alla decisione presa di mentire non trovò nulla da obiettare. Anche i funzionari di questura sono padri.di famiglia, in Italia; e d'altra parte, se si dà l'occasione che i primi interessati alla scoper- ta della verità rinunciano a pretendere che il pubblico potere /accia indagini, ed ansi suggeriscono una test di comodo, a che scopo cercare f Contenti loro, contenti tutti. Perciò fu omessa « ogni ricognizione di persona o di cose da parte della Passarelli >, ciò ohe significa che non la condussero alVobitorio perchè riconoscesse nel cadavere di Wilma la ragazza del treno, e che neppure le mostrarono i Destiti della povera morta. Le armi della legge Una polizia che si mostri propensa ad una conclusione consensuale di un episodio misterioso è già un- dato istruttivo per la storia sociale. Un diverso capitolo, comunque, forse plura docebìt, insegnerà di pi*. B' quello, ohe riguarda il comportamento di Gian Piero Piccioni, quando gli giunsero all'orecchio le voci «ti sospetti che èrano sorti sul conto suo. Fondati od infondati che questi fossero. Piccioni si condusse nel peggior modo che possa seguire un individuo venuto a trovarsi nella necessità di difendersi. Si rivolse difatti, non già ad un avvocato per consigli legali, ma al capo, stesso iella polizia per ottenere un intervento d'imperio contro la voce pubblica. Così facendo, mostrava di nutrire la sfiducia diffusa fra la maggior parte degli italiani arca l'efficacia delle armi civili che la lègge ci offre: si metteva sul piano della Passarelli, di Wanda Montesi, di Maria Petti madre di Wilma. A quelle povere donne, in ogni modo, bastava la complice compiacenza di un commissario di polizia; Piero Piccioni, come figlio di popà:, poteva aspirare all'alleanza col massimo gerarca della pubblica sicurezza. Nel suo caso, difatti, si trattava ugualmente di tutelare il buon nome, la dignità, il decoro, la reputazione di una famiglia: ma di una famiglia ben più cospicua di quella dell'artigiano Montesi. Era la famiglia del vicepresidente dei Consiglio, e volgevano tempi perigliosi essendosi in campagna, elettorale, sicché pareva buon diritto di invocare addirittura la ragione di Btato perchè venissero occultati gli eventuali mediocri amori di un giovanotto di alto rango. Poi, che per accedere agli uffici di Tommaso Pavone, allora capo della polizia, Piero Piccioni abbiapensato necessario di rivolgersi al faccendiere trafficante di influenze Ugo Montagna, è stato soiamente un errore di più da lui commesso ; un errore, comunque, che aggiunge un tocco preziosissimo per gli studiosi della pubblica moralità. Montagna era superfluo (ancora prima che pericoloso come si è visto poi): meglio sarebbe stato per Piccioni tenerlo affatto estraneo alla sua torbida vicenda, A lui sarebbe stato sufficiente valersi di più degni mediatori, come ad esempio del segretario particolare di suo padre, l'avvocato Z. del quale ci vlen dato nella requisitoria di Scardia un impagabile ritratto. Questo segretario particolare di un vice-presidente del Consiglio aveva infatti tra i propri compiti quello di accompagnare, quasi come una bàlia, i figli del principale a farsi visitare dai medici. Inoltre provvedeva a comandare » un sottufficiale addetto alla vicepresidenza a fare da Infermiere al capezzale di Gian Piero. A incuto impiego aveva scelto il maresciallo degli agenti di custodia Todaro Michele che « la sera del 9 aprile acquistò per incarico dello Z. sei fiale di penicillina e la sera stessa, alle SI, praticò la prima iniezione al Piedoni, continuando poi con una fiala ogni dodici ore. La sera deiVii , quando era rimasta una sola fiala, ne acquistò altre quattro (senza munirsi di ricetta, ma valendosi dell'involucro del medicinale) che furono tutte iniettate da lui». Le vie sbagliate In una. cronaca minore della piccola Italia questi servizievoli segretari particolari e questi versatili marescialli delle guardie carcerarle non sono semplici comparse, ma personaggi indicativi di un costume, almeno quanto il funzionario di Questura che abbiamo visto compiacente alle ragioni di decoro della famiglia Montesi. Sono difattl personaggi che, anche nel caso che si ammetta l'innocenza degli imputati, fatalmente proiettano ombre oscure su tutta la vicenda. Molti buont argomenti starebbero difatti a discolpare Piero Piccioni dall'incriminazione di omicidio colposo; ma allo stato degli atti sembra impossibile riuscire a scagionarlo da una serie dt addebiti diversi. Cioè, per dirlo In una parola, di avere profittato della sua condizione di figlio di papà. Aver creduto che gli organi dello Stato dovessero tenersi a sua disposizione perchè suo padre era vice-presidente del Consiglio, questa à la cosa che non gli sarà perdonata anche se dai processo pubblico verrà conclamata la sua Innocenza In ordine alla morte dt Wilma Montesi. Aver creduto questo, è stato d'altra parte il colpevole errore ohe ha aggravato la sua posizione, perchè in Italia, come diceva il compianto conte Sforza, è estremamente pericoloso buttarsi per le vie traverse, cioè su quelle che sono percorse da tutu. Il vero furbo va per la diritta. Quando Piocloni'sì è rivolto al direttore generale della P. 8. praticamente ha fatto una prima ammissione di colpa, poiché (e qui è sempre il conte Sforza che ammonisce) gli italiani sono convinti di tre cose: che l figli di papà sono capaci di tutto; che è doveroso occultarne le colpe, e che occultandole si fa carriera. ' • ■ -.' Vittorio Gorresio

Luoghi citati: Btato, Italia, Roma