Finimondo di Francesco Bernardelli

Finimondo Finimondo E' commovente vedere gli uomini che si industriano a inventare ordigni sempre più spaventosi di distruzione. Care, persone; con quale orgoglio, e quanto compiaciuti, onorati, celebrati. Essi disegnano sulla carta geografica le vaste aree votate alla devastazione; e da un comunicato all'altro, di giorno in giorno le aree si allargano: un'intera città, un'intera regione, tutta una isola, o una penisola, tutto un continente, i continenti tutti. Che bellezza! quant'c fertile la mente umana. Anatole France in un romanzo famoso predisse la fine del mondo provocata dagli anarchici a colpi di bombe. Parve una fantasia satirica, una grossa facezia. Non gli anarchici, ma i saggi reggitori e controllori delle nazioni presentano oggi sistematici progetti di devastazione, e quanto a bombe una gloria nuovissima ricinge la fronte degli scienziati. E' commovente; ma più commovente è che questi stessi uomini, questi strateghi del futuro nulla, passano poi dal vaticinio al monito, al rimbrotto, all'elegia, diventano sentimentali, patetici, rinfacciano alla civiltà gli orrori prossimi: falsa civiltà, dicono, di cuori violenti. Ah se ognuno, dicono, facesse l'esame di coscienza, la smettesse di odiare, aprisse il pensiero alla conciliazione, le braccia al prossimo. L'atomica in mano agli angeli sarebbe un trastullo; l'energia nucleare mossa dai santi sarebbe una pioggia divina', una grazia celeste. La colpa è degli individui. Quali individui? Tutti noi,dicono i grandi, tutti noi, gente cattiva, seme di Caino. I ministri, i capi di governo, i politici, i tecnici preparano le bombe, e il'modo di usarle; ma la colpa è nostra, di noi, io, voi, scrittori, avvocati, operai, artigiani, merdaioli, contadini, impiegati del comune, coristi del teatro d'opera, commessi di negozio, che non apriamo le braccia al prossimo e la mente alla conciliazione. A volte passa sulle nostre teste un grande grido; è la voce profetica biblica di Einstein ci i avverte: lui ha trovato la" . >rmula, è vero, ma guai a tradurla in atto, sarebbe la fine; lo spirito di Einstein è intatto e ci supplica di fare come se lui non fosse mai venuto al mondo. Oppure un'altra voce si ■ innalza,, dura © affascinante,, voce di eroe nazionale, di cpndottier&'4i'.sa&£' tòre di popoli, ChurcHilL suJTotlo del baratro. E i' russi/ quegli umanitari, quei benefattori,.' guét coro accorato... Non bisogna credere che le nostre parole siano, tutte ironiche, che il_ nòstro sia soltanto un sarcasmo troppo fàcile. Siamo incerti, oscillanti tra lo stupore, la meraviglia e lo sdegno, ecco tutto. Ed è vero, vi sono oggi sulla crosta terrestre i potenti angosciati, e gli umili più angosciati ancora. Vi sono migliaia, decine di migliaia di crea'ture strette alla gola dall'ansietà, dal panico, dalla paura. E come mai, e perchè l'uomo si preoccupa, oggi, con tanto tremore della morte? Non è dunque essa la nostra sorella antica? ' Perchè l'uomo, oltre la propria morte si preoccupa tanto, e con tanto tremore, della sorte del mondo? Il finimondo non c'è mai stato così vicino? Ma che cos'è vicino, lontano, sulla misura dell'eterno? E il finimondo non si avvera per I ogni uomo che, muore? I figli, ecco, i figli. Morendo ogni uomo certo pensa ai figli; forse egli fantastica ch'essi debbano durare oltre il tempo, vivere sempre, essere, al di là del secolo fuggitivo, i suoi testimoni, i suoi prosecutori, felici loro, almeno; fortunati e felici. Questo (forse) è l'ultimo; sogno dei padri moribondi. Ma se il mondo non ci sarà più? Il cristiano, il cattolico sa bene ove ritroverà il figlio, la, casa, quel dolce mattino di un'infanzia perduta; ma gli altri, gli uomini senza fede! Orribile quello sparire, quel disperdersi, non di noi, capite, non soltanto di noi, ma della terra che ha nutrito per' migliaia di secoli le razze dei bruti delle piante degli uomini, che ha gettato dal suo seno come germogli la bella d'erbe famiglia e di «nimali.'che ha fecondato i nostri pensieri oscuri e le passioni ardenti e i sogni che vanno. La terra, che gira nello spazio senza limiti, vertiginosamente, e per ciò pare essa stessa illimitata. Ripudiata dagli uomini, inaridita, fatta mostruosa, la madre terra sarà dunque distrutta dagli uomini a colpi di bombe, dagli uomini eversori delle leggi di natura. Che senso c'è? E' possibile questo? E se possibile, che vuol dire? , - Oltre ogni altra angoscia qui si dilata un palpito segreto, misterioso. Qui si effonde l'anima vera dell'uomo. E' il suo estremo, delicato anelito, la sua metafisica, umile e trepidante. Egli paventa e rifiuta, e inorridisce per una fine del mondo, che sarebbe, strano suicidio, come lo spezzarsi senza perchè di un destino promesso. Promessa di un I Dio ignoto che pure è vivo nel nostro sangue; e ci viene dalle" origini, inspiegabile tuttavia, forse assurda ma sicura, la promessa che l'uomo può fallire .e sparire, ma che il sistema del mondo non sarà divelto... Fantasie sogni sconforti consolazioni. « Lasciatemi piangere, diceva .Goethe, non è vergogna, le lacrime danno vita alla polvere». E il mondo in polvere che la scienza ci fa imminente, sarà forse salvato, redento dalle lacrime che non sono vergogna. Oh se l'uomo cogliesse davvero, nell'istante che precipita, sul vortice che repugna e attrae, un affetto immortale, un segno, e sia pur l'ultimo, di fedeltà: se conoscesse che cos'è l'amore. Questo persistere dell'anima, questa continuità: qui è l'eterno e qui l'uomo lo coglie. Perchè la fede non nasce, perchè non muore; perchè la fede è. Chi fu fedele lo sarà per sempre:, chi ha pianto lacrime giuste ha liberato il mondo; chi si è fatto cenere forse risórgerà. Non è la scienza futile dei fisici che ci minaccia; è la viltà disperditrice. Se lo spirito vince, e dice di sì, anche le bombe non prevarranno. Francesco Bernardelli niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Anatole France, Einstein, Goethe