La vendetta di una donna dentista di Francesco Argenta

La vendetta di una donna dentista — DRAMMA E FARSA NELL'ODONTOTECNICA — La vendetta di una donna dentista Ritoglie i denti al paziente che rifiuta di pagare la parcella - Gli abusi nella professione ed i pericoli che ne derivano - Dodici proposte di legge dinanzi alle Camere per sanare una situazione abnorme: unanime l'insurrezione della classe medica (Nostro servizio particolare) Roma, 23 marzo. Il j'accuse che un celebre avvocato parigino, maitre Zurfluh, si accinge a pronunciare dinanzi al Tribunale della Senna contro una donna-dentista, pone delle questioni che vanno al di là dei limiti in cui è convenzionalmente ristretta l'alternativa della pronuncia da parte- dei 'giudici: colpevolet incolpevole t La donna-dentista, le cui gesta sono attualmente oggetto di indagine da parte del giudice istruttore Muller, è tratteggiato, nella denuncia sporta dalla parte lesa, come una terribile e. pericolosa erinni. Di qui il clamore ohuil -caso, prossimo- a giungere all'* ribalta del giudizio, ha suscitato: di qui le discussioni che si sono scatenate fra i. medici ed i giuristi e che hanno condotto taluno a concludere amaramente: « Decisamente, ai. è commesso un grave erróre noli'ammettere le donne all'esercizio delle professioni liberali». . ... « Si faccia Vedete... » Contro queste conclusioni, che suonano come una decisa e preconcetta condanna, che hanno vagamente il sapore di un giudizio esecrativo, non mancheranno di insorgere, con quella vivacità che caratterizza ogni loro manifestazione, le esponenti delle tante leghe che han per fine o programma la difesa e la rivendicazione dei diritti della donna. Ma le proteste non varranno a fermare il parquet, non var¬ Ulllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll ranno, di certo, a stornare il corso della giustizia. Il caso ha qualcosa di lepido, pur nei suoi aspetti cosi amari cupi drammatici e indubbiamente cruenti. Un anziano industriale ricorre alle cure di una donna-dentista per farsi sostituire i denti che gli cadono uno per uno. Da donna-dentista, in luogo di una protesi che sostituisca ai denti mancanti o cadenti una comune dentiera, addiviene all'impianto di un certo numero di denti cosiddetti & pivots. Senonchè il paziente non ne è soddisfatto. E, in rapporto, soprattutto, alla labilità dei vantaggi che gli sono derivati ' dall'intervento della; ' donna-dentista, dal tecnicismo cui essa si è attenuta nell'espletamento della cura, egli protesta furiosamente quando la donna-dentista gli fa pervenire la parcella: uno sproposito, un eccesso, una somma iperbolica da pagarsi subito, in moneta corrente. — Va bene, ci metteremo d'accordo — risponde la donna-dentista quando il cliente le comunica, per telefono, la sua sorpresa per l'importo spropositato della parcella e dà, nel contempo, sfogo alle sue proteste — si faccia vedere... — D'industriale non tarda a farsi vedere. Suona alla porta dello studio e quando giunge nella sala di attesa è afferrato, per le braccia, da due colossi che lo trascinano nel gabinetto della odontoiatra, lo fanno assidero sulla poltrona, lo mettono, prigioniero, in balia llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll della erinni. Dato di mano ad uno di quegli arnesi ohe i dentisti manovrano con tanta indifferenza e scioltezza e che fanno tanto soffrire, la donna-dentista scalza reseca e distrugge i denti à pivots che aveva impiantato al disgraziato cliente. Compiuta l'operazione, l'erinni ordina ai due colossi di allentare la strettu, di riaccompagnare alla porta il « paziente ». Il malcapitato non vedeva l'ora di uscire da quella situazione. E, sospinto verso l'uscita, è come annichilito, non ha reazioni, non accenna a recriminazioni e proteste: infila le scale, e corre dall'avv. Zurfluh, il patrono • <che • ora l'assiste e ' che gli presta man forte. De cronache ■ non dicono se la donna-dentista sia addottorata in medicina o appartenga, invece, alla schiera dèi praticlens, come dicono oltralpe, vale a dire alla schiera dei cosiddetti odontotecnici, i quali rifiutano di essere confinati nel sottoscala, fra gli ausiliari dell'arte sanitaria, accampano diritti acquisiti, meriti eccezionali e sono in perenne lotta non solo con i medici o gli ordini dei medici, ma, altresì, colla legge. Che questa categoria di professionisti, indubbiamente spuria per gli inevitabili conflitti o contrasti cui dà luogo, in sede scientifica, la determinazione dei limiti in cui può estrinsecarsi la loro attività, sia numerosa, non può assolutamente dirsi. Anche in Francia, dove tuttavia, la disciplina giuridica dall'esercizio professionale stomatologico è regolata ben piì razionalmente che da noi, gli odontotecnici che pretendono di far la parte del medico-dentista sono poche centinaia. Ma, anche se non numerosa, la categoria è fra le più combattive, le più pugnaci. E così, per la ignavia o l'agnosticismo del legislatore, incoraggiato dall'atteggiamento dei parlamentari, che, per ragioni elettoralistiche, si fanno, di tanto in tanto, presentatori di proposte di legge volte a conferire il crisma dell'abilitazione anche a chi è sprovvisto di titoli accademici od equipollenti (dinanzi al Parlamento sono in corso di esame, da parte delle commissioni, ben dodici disegni di legge) l'abusivismo finisce col trionfare. Solenne monito La vendetta, tutta femminea-della odontoiatra di Parigi ha un singolare pendant — almeno nelle conseguenze — nel caso di cui ha dovuto occuparsi da noi la Corte suprema. I due episodi diversificano solo per il movente: nell'uno, la vendetta, nell'altro la truffa. Un odontoiatra abusivo, S.R., aveva fatto credere ad un tapino, tale A.Z., che la sua dentatura era irrimediabilmente tarata: necessitava estirpare tutti i denti rimasti, addivenire in seguito, all'applicazione di una protesi generale. si rassegnò al verdetto, lasciò fare. E usci dallo studio dell'odontoiatra abusivo senza più un dente, il viso orrendamente deformato, l'organo della masticazione irreparabilmente compromesso, perduto. Per compiere questo scempio, il dentista abusivo aveva preteso poche centinaia di lire: si riprometteva d'ottenere molto di più dall'apphcazioi<e della protesi. Ma, invece di ritornare dall'odontotecnico, A.Z. prese la via del Tribunale; denunciò l'avventura toccatagli e l'odontotecnico fu mandato in Assise per rispondere di lesioni personali aggravate e di truffa. I giurati, che soggiacciono, talvolta, a scrupoli inspiegabili, ammisero la volontarietà delle lesioni, ma negarono il movente truffaldino. E questo consenti all'odontotecnico di protestare, dinanzi alla Corte suprema, che «se l'estrazione dei denti era avvenuta in esecuzione di ' un'operazione che rientrava nell'esercizio della funzione di dentista, si poteva prospettare l'ipotesi di lesioni colpose e non quella di lesioni volontarie ». .Sfa la Cassazione non si è lasciata buggerare ed ha solennemente ammonito che, nella fattispecie, « il dolo si sostanziava nella scienza e nella volontà di strappare denti sani, non passibili di estrazione, cioè senza serio scopo di cura». L'insegnamento del Supremo collegio fa stato, come si suol dire: rientra fra % principi cui conduce l'applicazione del diritto ed ai quali hàn da attenersi le magistrature inferiori. Casi mortali 3-enonoM...., l'abusivismo si accompagna, da noi, al cosiddetto prestanomismo; all'ombra di un medico iscritto all'albo, un odontotecnico, inabilitato, per legge, ad invadere il campo professionale del medico-dentista, si installa in uno studio; pratica ogni sorta di terapie; fa affari d'oro; versa, a fine mese, al sanitàrio che lo avalla o Io copre, una tangente dei .guadagni che percepisce od ottiene. Il caso è tutfaltro che infrequente e di una certa drammaticità è quello che l'on. avv. Valdo Fusi ha denunciato ai pubblici poteri e che è, attualmente, oggetto di accertamenti medico-legali da parte del prof. Ruggero Romanese, direttore dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Torino. La signora dell'on. Fusi si era rivolta ad un gabinetto dentistico, ornato di una targf, ortodossa ed acquietante « Studio dentistico dott. Piano », sito in via G. Medici i4, chiedendo di iniziare una cura preventiva alle gengive. Accolta da. un signore in camice, che si qualificò per il « dott. Reynaudi », costui aprì una scatola di IcopiorRadium, ne trasse una fiala, iniettò, per cinque volte, alla paziente, il liquido. Senonchè il farmaco, come dicevano, del resto, le istruzioni scritte sulla scatola, non doveva, in nessun caso, essere iniettato: doveva solo applicarsi all'esterno. Le conseguenze di questa storditaggine da parte dell'odontoiatra, che non si era, neppure, preoccupato di leggere le istruzioni, non tardarono a verificarsi. E furono conseguenze dolorosissime e fatali: necrosi ai tessuti; paresi del labbro su¬ periore; sofferenze atrocissime; deformazione, e, forse, soltanto transeunte, del volto. Le indagini han rivelato che il dott. Piano — colpito, poi, dal Consiglio dell'Ordine, con una sospensione di sei mesi — aveva ceduto il suo nome al sedicente dott. Reynaudi, un comune odontotecnico, per l'apertura dello studio. Di qui le ragioni che han messo in moto la macchina giudiziaria, e che hanno fatto insorgere in coro gli organi della classe medica. « Come si possa tollerare in Italia uno sconcio del genere davvero non ai comprende » ha scritto , il Pensiero medico. Ma là intera classe sanitaria, con a capo l'Associazione medici dentisti, opponendosi alle proposte di legge che vorrebbero dare una sanatoria all'abusivismo nel campo dell'odontoiatria, segnala i pericoli cui potrebbe condurre il varo indiscriminato dell'uno o dell'altro disegno di legge. € Sarebbe un'offesa ed un attentato alla pubblica salute; ani violazióne patente . alla legge scritta ed. a quella morale» si .grida. E nel frastuono delle polemiche si inserisce la voce degli esperti in tanatologia forense. Può sembrare paradossale, ma si può morire anche per l'estrazione di un dente, ove l'intervento sia sconsiderato e, in determinati casi, non sia preceduto dalle ricerche cliniche di laboratorio. Buckley ha segnalato tre casi caduti sotto la sua osservazione : un uomo di 'iì anni, diabetico, morto in coma dopo l'estrazione di un dente; un altro di 56 anni, il quale, qualche tempo dopo una estrazione dentaria per piorrea alveolare, presentò sintomi di nefrite cronica ed uricemia che lo condussero rapidamente a morte; un terzo caso infine, quello di un individuo di -}s anni che, sottopostosi all'estrazione di un dente, in conseguenza di un ascesso cronico alveolare, presentò, poscia, una cellulite facciale e una meningite che lo condusse rapidamente alla tomba. C'è da rabbrividire, ma c'è. anche, da rimanere perplessi dinanzi alle tante proposte di legge d'iniziativa parlamentare con cui si vorrebbe longanimemente legiferare in questa controversa materia. Francesco Argenta

Persone citate: Buckley, Casi, Fusi, Muller, Reynaudi, Ruggero Romanese, Valdo Fusi

Luoghi citati: Francia, Italia, Parigi, Roma, Torino