Imputati ed accusatori desiderano tutti il processo

Imputati ed accusatori desiderano tutti il processo Imputati ed accusatori desiderano tutti il processo Roma, 17 marzo. La sera del 7 settembre scorso, quando i giornali diffusero la notizia dell'arresto di Ugo Montagna e di Piero Piccioni, implicati nella vicenda Montesi, sembrò che una striscia di polvere avesse incendiato da un capo all'altro la città. Capitò che in un cinema gli spettatori si mettessero ad applaudire alle decisioni del magistrato. Ovunque, nelle case e fuori, si discuteva del clamoroso fatto, si riferivano le prime notizie sui protagonisti. Nella calda sera estiva il Lungotevere della Lungara, dove ha sede il carcere giudiziario di « Regina Coeli », fu invaso da una folla eccitata, a stento trattenuta da cordoni di agenti. Questo, soltanto sei mesi fa. Oggi, le conclusioni della requisitoria sulle indagini per la fine della ragazza di via Tagliamene, che rinviano a giudizio Piccioni, Montagna e Polito (e sOn pur gravi nei loro elementi di presunta reità) sono state accolte da una popolazione apparentemente stanca, quasi satura di tanto clamore gassato. I protagonisti,, in libertà provvisoria dopo clnquantanove giorni di detenzione, ostentano serenità. Il marchese di San Bartolomeo va e viene, per le faccende quotidiane, guidando la sua automobile. Il giovane-Piero Piccioni, che è tornato a vivere nella casa paterna di via della Conciliazione, pare assorbito dalla sua attività di musicista di hot-jazz A chi gli chiedeva di esprimere le sue impressioni, il giovanotto ha risposto alzando le spai le: «Non temo nulla coscienza è tranquilla cesso confermerà la mia innocenza ». L'altra settimana Piero ha passato una notte a casa di amici, che avevano ospitato Lionel Hampton, il direttore Ula mia jil prò- americano di orchestra jazz, e (con lui ha suonato al piano, con allegria e passione. Ha fatto anche ascoltare agli amici il concerto per orchestra scritto durante i due mesi di prigione: narra di aver lavorato di notte, infervorato, mentre i carcerieri gli ricordavano che in una cella vicina, don Morosini, che poi fu fucilato dai nazifascisti a Róma, aveva composto una sintonia ispirata al mistero dell'alba. Ugo Montagna ha accolto anch'egli l'annuncio del rinvio a giudizio, con affettata noncuranza. «La giustizia degli uomini' non mi sarà negata» ha detto. Il marchese ha scritto un libro: < Le memorie di uno smemorato » e pare che vi sia un editore.americano disposto a lanciarlo negli Stati Uniti. Anna Maria Moneta Caglio, l'accusatrice, continua ad alloggiare in un grande albergo vicino alla stazione. La si vede talvolta in trattorie alla moda, ma la sua aspirazione è quella di darsi alle opere di bene, di raccogliere denaro per sollevare le ragazze-madri che vivono nell'indigenza; vuol far l'assistente sociale; manifesta in ogni colloquio con i giornalisti, aspirazioni mistiche. Oggi, non si sa come, s'era sparsa la voce che la «ragazza del secolo» si era uccisa. Tempestata di telefonate ansiose essa s'è messa a ridere. « Io uccidermi? Non ci penso nemmeno». Poi, curiosa, ha chiesto: « Chi ha messo in giro questa frottola? ». «Mah!» ha risposto maliziosamente il giornalista. «Capisco, capisco, ma sa che le dico? la notizia mi mette allegria...». Gli avvocati oggi, nel rendersi conto degli elementi della requisitoria, erano anch'essi calmi. C'erano tutti: Lupis e Morra, difensori del Montagna; De Luca e Augenti, difensori di Piccioni; Carbone, patrono della parte civile nelle persone dei Montesi i Zegretti, difensore, del guardiano Anastasio Lilli; Marinaro, difensore della. Ganzaroli. Quando sono usciti dagli uffici della Procura, conversavano fra loro, senza animazione, come se avessero preso conoscenza soltanto di cose già sapute. Gli avvocati di Montagna e di Pic j cioni non si opporranno aL rin vio a giudizio dei loro clienti. Sembra che tutti vogliano questo strano processo. Ma un personaggio del dramma, tace. E' il vecchio questore Polito. L'uomo che per mezzo secolo ha servito la causa (della pubblica sicurezza, se ne ! o o sta rinchiuso in casa e, quando esce, fa in modo che nessuno possa vederlo. E' andato nella sua villa di Anzio, vi si è trattenuto un giorno, poi è tornato nella sua casa dei Parioli. Trascorre molte ore nel suo studio, il volto imbron '.iato, a riordinare carte, a raccogliere documenti- Ha fatto sapere che si difenderà con indomabile energia. Chi lo conosce, sa che non scherza. Nemmeno a Montecitorio, che da ieri ha spalancato i portoni, vi è l'effervescenza 11- j scontrata in passato per il cgsmndstddaLSLUIlliaia Ili i^l, . ni II t-"-* " I caso Montesi. I deputati, nei J corridoi, parlano d'altro. Nella galleria, Colonna, che già fu sede, nell'estate scorsa, di animati crocchi, di dispute accanite in cui s'innestavano evidenti fini politici, non Ve stasera che 11 solito via vai di cittadini, nel risuonar fragoroso delle orchestre e nel clamore dei venditori di giornali che annunciano le ultime notizie. Delio Marìotti

Luoghi citati: Anzio, Roma, Stati Uniti