Non si deve perdere l'occasione di spezzare l'assedio della miseria

Non si deve perdere l'occasione di spezzare l'assedio della miseria CONCLUSIONI DELL'INCHIESTA SUL PETROLIO ITALIANO Non si deve perdere l'occasione di spezzare l'assedio della miseria Importanza di una legge mineraria adeguala alta nuova situazione - Dopo quattro anni di procedura d'urgenza, la commissione parlamentare ha approvato 3 articoli su 24 - Se così si continua il boom del petrolio scoppierà al di fuori di ogni aggiornato controllo legislativo - Aspre polemiche: la sinistra per il monopolio di Stato, la destra per l'iniziativa privata Termina con questo articolo la nostra Inchiesta sul petrollo, che ci ha portati via via da Alanno negli Abruzzi a Ragusa in Sicilia e dalla Valpadana a Montecitorio. Se di portata rivoluzionaria appaiono per l'economia italiana le recenti scoperte d; giacimenti petroliferi, non sembra che fino a questo momento la classe politica 111111 ■ 11 !( i n i:■ 11111 m in 111 i111111 n 1111n 111(i u n11r: dirigente si sia mostrata sollecita nell'adeguare le leggi minerarie alla nuova situazione. (Noatro servizio particolare) Roma, marzo Se nessuno più dubita del fatto che l'Italia è avviata a inserirsi fra i grandi Paesi che producono petrolio, mah te sono le polemiche sui modi come servirci della rivoluzionaria fortuna; e sono polemiche fra le più aspre, spinte volentieri fino al limite delle invettive, in tutto proporzionate alia portata degli interessi in gioco: un diluvio di miliardi, un groviglio di affari militari e politici, e la scena è il mondo. Teoria e pratica Limitandoci ad osservare quel che avviene sul palcoscenico «aitano, porgiamo dapprima l'orecchio agli attori che si agitano nell'estrema sinistra. Vogliono il mqnopolio di Stato. All'obbiezione che i giacimenti di Ragusa e di Alanno sono stati trovati grazie ai lavori di una società americana e che la nazionalizzazione porterebbe alla fuga dei capitali stranieri dall'Italia, gli intransigenti di sinistra rispondono che ormai possiamo far benissimo a meno di dollari e sterline. Coltivando i due giacimenti già ubicati,, potremmo recare all' economia italiana un sollievo di tot) e piil miliardi l'anno; ebbenef destiniamo una parte notevole di questa somma a individuare nuove riserve, incaricando delle ricerche l'Ente di Stato, VENI, che ha un'attrezzatura mineraria adeguata e tecnici di primts- llllItflIlllllllllllllIlllllllllIlllllllllllIlllllllllllllB simo ordine. E' certa che nel giro di pochi anni saranno trovati altri giacimenti, e gli italiani, in virtù del loro petrolio, potranno risolvere tutti i problemi posti dalla miseria. E' certamente una tesi semplice, lineare, suggestiva; finanche, troppo. Sentiamo ora quel che rispondono nel settore opposto del palcoscenico, a destre: non appena la Sicilia, avvalendosi della sua autonomia nel campo minerario, si diede una legge che favoriva e garantiva i ricercatori privati, ecco precipitarsi là stranieri e italiani, ed ecco saltar fuori dal fervore della concorrenza la grande scoperta del giacimento di Ragusa. Volete la riprova che quando si è' in molti a cercare si trova d\ più di quando il cercatore è uno solot Guardate allora ad Alanno negli Abruzzi. Concludono che se il loro ragionamento è esatto, vale tanto per l'Italia insulare e peninsulare quanto per la stessa Valpadana. La quale, pertanto, dovrebbe essere aperta all'iniziativa privata per quel che riguarda le ricerche del petrolio. La verità e che si tratta di un problema molto complicato, e il semplicismo degli uni e degli altri non giova a risolverlo. Hanno ragione gli uni quando affermano che l'interesse della collettività deve essere preminente, essenziale, nell' utilizzazione della nuova ricchezza; ma hanno ragione anche gli altri quando sostengono che 10 Stato tutto da sè non può fare. Hanno poi torto gli uni e gli altri quando tracciano la strada teorica, ideale, del petrolio italiano senza prima prendere in esame 11 terreno pratico, reale, sul quale deve essere costruita. A guardia di quel terreno c'è una delle maggiori potenze finanziarie e politiche del mondo: è il Cartello internazionale del petrolio. Può piacere o dispiacere, ma resta il fatto che il nascituro petrolio italiano deve fare i conti con questo colosso. Un indice della sua forza è nei bilanci delle sette compagnie che lo compongono: complessivamente presentano una cifra otto volte più grande di quella del bilancio dello Stato italiano. Manco a dirlo, dietro quei pingui bilanci, stanno compatte schiere di parlamentari, ministri, diplomatici di ogni rango, una folla multicolore di società alleate, associate o dipendenti, milioni e milioni di azionisti; e tutto questo a cominciare dagli Stati Uniti, la patria d{ cinque fra le sette compagnie del Cartello. Ad ammonire nemici e velleitari, i grandi feudatari del petrolio schierano anche il minaccioso ricordo delle imprese compiute per difendere o estendere il loro dominio. Per quella sete di giustizia che è negli uomini, per la istintiva volontà di ribellione contro il sopruso, piacerebbe a moltt italiani lanciare la iiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiitiMiiiiiiiii sfida al Cartello, indurlo a battersi. In fondo, la parte di David è quella che più esalta i singoli ed i popoli. Tuttavia non è il caso nostro: David era un giovanotto muscoloso e che sapeva il fatto suo, la nostra industria del petrolio è appena sul nascere. Perciò, prima dt pensare a sfide e a duelli, cerchiamo di far nascere viva e vitale la nostra industria, ingegniamoci di assicurarle una infanzia la più sana possibile. Molto dipenderà dalle leggi che ti Parlamento saprà darci e dal modo come gli organi amministrativi sapranno eseguirle. Per quel che riguarda le leggi il punto dt partenza ci pone in condizioni favorevoli. La legge più vecchia è quella mineraria del 1927, tuttora in vigore; è costruita sul principio che tutto ciò che si trova nel sottosuolo appartiene allo Stato, alla collettività: è perciò lo Stato che concede alle condizioni che ritiene di dover fissare i permessi di ricerca e' lo sfruttamento delle miniere. In linea teorica, è una legge sfavorevole agli investimenti; perchè, una volta che le ricerche danno risultati positivi, nessuna garanzia ha il ricercatore privato di poter coglierla i frutti delle sue fatiche. In linea pratica le cose vanno diversamente: e sovente i ricercatori finiscono con Vottenere dalla burocrazia quel che vogliono. La possibile confisca C'è poi la legge siciliana del S agosto 1949, che favorisce largamente l'iniziativa privata e lascia un margine decisamente ristretto alla discrezione degli organi amministrativi. Si compone di pochi articoli, ha il pregio della chiarezza e della semplicità: chi accetta di sedere al tavolo da gioco delle ricerche petrolifere, non ha incertezze sui propri diritti e doveri. Fra canone o royalty, ricchezza mobile, imposta sull'entrata e altri tributi, le. imprese devono versare non meno del SS per cento sui loro proventi netti. Energiche sono le cautele fissate per il caso che un giacimento non sia sfruttato o lo sia male; si arriva alla confisca di tutto il campo, compresi gli impianti e le attrezzature. La terza legge porta la data del 10 febbraio 1953, e riguarda l'esclusiva all'Ente di Stato, VENI, per la ricerca, la coltivazione e il trasporto degli idrocarburi nella Valle Padana. Ha dato ottimi risultati, sviluppando straordinariamente le risorse del metano,' ossia di una merce non esportabile e quindi di nessun interesse per gli investitori stranieri; ha poi dato il modo allo Stato di controllare i prezzi del metano e per tal via di moderare gli squilibri che altrimenti si sarebbero verificati fra le industrie che avevano a loro disposizione la nuova fonte di energia e le altre. Come si vede, abbiamo una legge generale largamente iiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinin superata e due recenti leggi particolari, per la Sicilia e per la Valpadana, basate su criteri opposti: la prima sull'iniziativa privata, la seconda sul monopolio di Stato. Poiché sia l'una che l'altra hanno conseguito innegabili successi, è prevedibile che nè i comunisti avranno partita vinta nella loro richiesta di affidare a un ente statale il monopolio del petrolio siciliano, nè gli americani prevarranno nella loro massiccia offensiva per aprire all'iniziativa privata la Valpadana. Per quel che riguarda U resto dell'Italia, davanti alla decima commissione della Camera è oggi in discussione la nuova legge mineraria che sancisce il principio della libertà di ricerca e di coltivazione per tutti, italiani e stranieri. Dopo quattro anni di procedura d'urgenza, la commissione ha finora esaminato solo tre dei Si articoli; finito l'esame della commissione, il progetto dovrà essere' discusso in aula e poi trasmesso al Senato. Col passo tenuto finora, occorreranno alcuni decenni per approvare l'urgentissima legge; sicché molto probabilmente il boom del petrolio scoppierà al di fuori di ogni controllo legislativo aggiornato. E' facile previsione che in quel caso si determinerà uno stato di anarchia, dove a pagare sarà come al solito la collettività. Infatti, se la vecchia legge del '27 lascia praticamente ogni cosa all'arbitrio della burocrazia, quale forza potrà salvarci in quella sarabanda di centinaia di miliardi t E' un grave pericolo, una insidia mortale questo ritardo ad approvare la nuova legge; per quanto imperfetta, è sempre meglio di niente. E rincresce dirlo, nessun indizio lascia vedere nel governo e nel Parlamento una meditata conoscenza dei problemi posti dall'apparizione del petrolio in Italia o alcuna preoccupazione per le grosse, nere nubi che stanno addensandosi intorno atta culla del nascituro. Poiché si è ancora in tempo per rimediare, speriamo che ohi può si affretti ai ripari, traendo fuori dal limbo parlamentare la legge mineraria, adeguandola alle nuove realtà, facendone uno strumento di benessere per il paese. Se non saremo ragionevoli, se non ci mostreremo fin da ora provvisti di molta prudenza, andrà perduta una delle occasioni più favorevoli che si siano mai presentate a noi italiani per spezzare l'antico assedio della miseriaNicola Adelfi

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