Il saluto di Biella all'industriale Rivetti

Il saluto di Biella all'industriale Rivetti Il saluto di Biella all'industriale Rivetti Biella, 7 marzo. Stamane, poco dopo le sette, 1 cancelli della villa Rivetti si sono aperti alla folla che già stazionava da qualche tempo nel pressi, per un estremo saluto alla salma del giovane Massimo, perito in un in7 cidente d'auto. Égli era circondato da grande affetto, per il suo carattere gaio, per l'affabilità dei suoi modi, per il coraggio sportivo con il quale affrontava la vita e per la tenacia con la quale lavorava. Nell'ultimo suo giro d'affari, egli, prodigando energia « ave va guadagnato un giorno» e ne era felice come di una con qulsta. Nel vivere di corsa, c'è un fondo di eroismo con il quale il .popolo simpatizza spontan eamente. Nell'ora mattutina e per 11 cielo coperto, fa assai freddo. Ma nessuno porta il cappello All'ingresso, un registro si copre di firme, ih un largo vassoio si accumulano biglietti da visita, in tal copia che ben presto esso non basta a contenerli. Massimo giace in una bara color noce cupo, nuda. Accanto una immagine della madre di Gesù, in iagrime. Da un momento all'altro, la bara non è più nuda. La copre, portata sopra a forma di tetto, una coltre densa di fiori (rose gialle con venature rosse, giacinti azzurri) con verde tenero e nastri annodati: c'è anche un nome: Alberto. E' il suo unico nipotino, circa un anno e mezzo, accorata separazione della v'ita che nasce da un'altra spezzata innanzi tempo. Arrivano poi le corone: si alternano e si abbracciano, garofani, orchidee, violette, callee, fiori di maggio, rose bianche e rosse. Sul carro funebre prenderanno posto quelle di < Papà e mamma », di « Corrado Renata, Luciana », < Zio Ermanno e famiglia », < Zia Glena e Famiglia », < Lanificio A. Simonetti », cioè 11 cordoglio dei più vicini. Alle nove, un corteo di almeno un chilometro si snoda verso la cattedrale. Dietro la bara, quattro ceri piangono, e piangono pur senza lagrime la madre, il padre,. 1 fratelli Alto, magro, diritto, ' caninissi¬ mo, lo zio Riccardo Gualino è una statua muta del dolore. Due ali di popolo si assiepano in via XX Settembre, via Italia, via del Duomo e nella piazza centrale, salutando il passaggio del feretro con brevi segni di croce. Qualche saracinesca si abbassa. La cerimonia funebre in duomo è brevissima. Appena appena la benedizione impartita da monsignor Botta, arciprete della cattedrale. Portata a braccia dai pompieri dello stabilimento di Vigliano, la bara raggiungerà poi il cimitero di Oropa. Dietro, a piedi per la stradicciuo la erta e ghiacciata, a 8 gradi sotto zero, la madre, il padre i parenti, gli, amici. a. a.

Persone citate: Botta, Corrado Renata, Riccardo Gualino, Simonetti, Vigliano, Zio Ermanno

Luoghi citati: Biella