««Vi ripeto che non l'ho ucciso io non vi sono prove contro di me!»

««Vi ripeto che non l'ho ucciso io non vi sono prove contro di me!» In Corte d'Assise l'imputato del delitto di Afezzenile ««Vi ripeto che non l'ho ucciso io non vi sono prove contro di me!» Con queste parole pronunciate con voce fredda ed apatica Francesco Alterant si difende dalle accuse - La rievocazione del crimine: un colpo di rivoltella sparato alla nuca In Corte d'Assise ha avuto inizio il processo per il delitto compiuto a Mezzenlle la notte del 9 novembre 1963. Imputato è il quarantaduenne Francesco Alterant, operaio al Cotonificio Val di Susa di Pessinetto; secondo l'accusa, sostenuta in una difficile e voluminosa istruttoria condotta dal giudice dott. Isnardl e dal P.M. dott. Benedicti, l'AHerant avrebbe ucciso Giovan Battista Ru, di 47 anni, operaio al cotonificio Val di Susa di Fessinetto, mentre insieme percorrevano la mulattiera che da Fessinetto porta alla frazione Fugnetto di Mezzenile. Tuttavia — lo ammettono gli stessi magistrati inquirenti — nonostante il cumulo di elementi obiettivi raccolti, il processo è indiziario non soltanto perchè l'imputato ha sempre negato la sua colpevolezza, ma soprattutto perchè non si conosce la causale del delitto, non è stata trovata l'arma che 111111 i 1111111111111 ! I ■ 1111M1111111M11 ri ! 111N1 111II servi a consumarlo e perchè alcuni testi sono apparsi reticenti. In apertura d'udienza il Presidente ha riepilogato 1 fatti, alla Corte. La sera dell'8 novembre 1953 il Ru e rAlterant furon visti allontanarsi insieme dall'osteria della Pace, a Pessinetto. L'Alterant appariva molto ubriaco; il suo compagno lo sorreggeva per un braccio perchè non cadesse. Altre persone li videro dirigersi verso la mulattiera che conduce a Pugnetto. Mentre arrancavano faticosamente per l'aspra salita 11 scorse anche il guardiano del C.V.S. di Pessinetto, Francesco Vottcro Fin, che stava scendendo a valle. Altre persone quella notte percorrevano la mulattiera, distanziate le une dalle altre alcune centinaia di metri. Una di queste — Bernardino Vottero Quaranta — aveva quasi raggiunto la località Rels quando udì un colpo di arma da fuoco. Prosegui il cammino e, dopo pochi minuti, vide steso a terra, in una posizione che sbarrava quasi completamente la strada, il corpo d'un uomo. S'avvicinò, gli illuminò il viso con una lampadina tascabile e riconobbe il GioTan Battista Ru. In quel mentre sbucò dal fosso che costeggia la mulattiera, Francesco Alterant. Urlando come un pazzo gli si lanciò contro accusandolo di avere ucciso il Ru. Lo afferrò per il soprabito minacciandolo e pronunciando frasi econnesse. Bernardino Vottero riuscì a liberarsi dalla stretta e, spaventatìssimo, tornò indietro di corsa. Incontrò un gruppo di amici al quali riferì l'episodio. Tutti Insieme proseguirono il cammino e sorpassarono ' il cadavere senza fermarsi. Un altro gruppo non visto dall'Alterant scorse costui che si agitava e urlava come un ossesso vicino al morto. Nessuno di costoro denunciò il delitto; ad informare 1 carabinieri fu, 11 mattino successivo, il muratore Giovanni Berrà che, scendendo a valle, vide il cadavere. Il Ru era stato colpito a bruciapelo alla nuca da un proiettile di pistola fuoruscito dalle narici. In un primo tempo furono sospettati Bernardino Vottero e Domenico Ru, fratello della vittima. Su quest'ultimo, in particolare, si appuntarono 1 sospetti dei carabinieri polche diviso dal congiunto da vecchi e profondi rancori. Ma poi fu provato che tanto Domenico Ru quanto Bernardino Vottero erano innocenti e furono scarcerati. I sospetti conversero successivamente sull'Alterant. Fu arrestato, cadde in gravi contraddizioni e queste, insieme con gli Indizi raccolti a suo carico, costituirono un quadro di colpevolezza che fu ritenuto sufficiente per rinviare l'arrestato a giudizio della Corte d'Assise per rispondere di omicidio. Gli elementi a suo carico sono i seguenti: al momento del delitto era la sola persona che si trovasse accanto a Giovan Battista Ru; non seppe dire in quale posizione si trovava, rispetto alla vittima, al momento dello sparo; negò di avere visto il cadavere (menzogna ■lllllllltllttllllllllttlllljltllllllllltlltllllllllllllll grossolana: sapeva che il Ru era morto tant'è vero che del delitto accusò Bernardino Vottero) ; disse che quella notte stessa non sarebbe andato a cercarlo a casa — come effettivamente fece — se avesse saputo che era stato ucciso. Aggiunse che non era armato: non possedette mai una pistola. - Dopo l'esposizione del fatti il Presidente ha interrogato l'Alte rant. Pres. -r- Voi continuate a negare? l '' Imp. — Non ricordo più nulla, ero ubriaco. Pres. — Negare sempre, anche le cose più evidenti, non è una buona difesa. Imp. — So una cosa sola: sono innocente. Pres. — Ai carabinieri affermaste di avere udito due colpi; ciò per far credere ad una aggressione diretta anche contro di voi. Imp. — Mi sforzai di ricordare; ma la memoria fu tradita dal troppo vino bevuto. Per questo motivo sono caduto in quelle contraddizioni che ora mi fanno apparire colpevole; ma io, ve lo giuro, sono Innocente. In sostanza l'imputato ad ogni contestazione si è trincerato dietro la formula del < non ricordo ». Secondo l'accusa egli, venuto a diverbio con li Ru, l'avrebbe agflllltlllllllllllttlllllllllf ■lllllltlitlllllllllllllllllll lllllllllltlllllllllllllltlllllltlltlllllllllltlllllllllllllleredito. Durante la colluttazione si sarebbe impadronito dell'arma che la vittima si dice portasse sempre con sè ed avrebbe esploso il colpo mortale. Motivo? Fra gli ubriachi le liti possono accendersi per un nonnulla. Ha avuto quindi luogo la sfilata dei testimoni, quindici dei sessanta citati dall'accusa e dalla difesa. Quasi tutti si chiamano Ru o Vottero sicché a volte nascono equivoci. Alcuni hanno ricordato 11 passato della vittima, un tipo litigioso e violento; la vedova (costituitasi parte civile con il patrocinio dell'avv. Naga) ha asserito invece che diventava < nervoso » quando era « bevuto » ; non tutti gli volevano bene ma suo marito, in condizioni normali, era generoso ed aveva animo buono. Voleva bene a) suoi due bambini Angelo e Costantina che contano ora 8 e 7 anni. L'Alterant — che è difeso dagli avvocati Maminl e Si mone t ti. — al momento del delitto, secondo il perito prof. Mossa, non era nelle sue piene facoltà mentali. L'accusa però non accetta questa conclusione del perito. Il processo prosegue tutta la settimana: venerdì mattina la Corte (Pres. Carron-Ceva, giudice togato Ansaldi, P.M. Benedicti, cane. Flore) effettuerà un sopralùogo a Mezzenlle. Tcsa■ddplcsgtsmffprldrr

Luoghi citati: Cotonificio Val Di Susa, Mezzenile, Mezzenlle, Pessinetto