Confessa sorridendo ai carabinieri di aver dato l'arsenico alla fidanzata

Confessa sorridendo ai carabinieri di aver dato l'arsenico alla fidanzata Confessa sorridendo ai carabinieri di aver dato l'arsenico alla fidanzata "Lei mi ha piantato e io le ho detto: o mia o di nessuno,, Una serie di scenate di gelosia, culminate in due tentativi di avvelenare il pane e il vino della ragazza - Il giovane, affetto da grave esaurimento, era fuggito dall'ospedale (Dal nostro inviato speciale) Cossato, 28 febbraio. Dina Livia'Labricciosa è ancora emozionata e innervosita per quel che le è capitato. Per due volte ha corso il fischio di essere avvelenata dall'ex-fidanato Vilmer Rinaldi. E tuttavia non ha parole di condanna ma di commiserazione per lui. « E' un ragazzo ammalato, non si rendeva conto di ciò che ha fatto — dice. — Ha messo troppo veleno per topi nel vino e nei panini: come ha potuto pensare che non me ne accorgessi t ». Con tristezza aggiunge: < Pensare che gli ho voluto bene. Ma la vita che m'imponeva era troppo tempestosa per continuare. ». Ime ragazzi, i protagonisti di questo mancato dramma. Dina lAvia Labricciosa, una vivace brunetta di vènt'anni, padovana, che vive con i genitori, la sorella Maria di 15 anni e il fratello GHno di 11 (sono in tutto nove i figli) in frazione Bonardi. Dui è un giovane di SS anni, Vilmer Rinaldi, già abitante con i genitori in via Tarino, e ora nelle carceri di Biella, accusato di duplice tentato omicidio e di violazione di domicilio. Dina e Vilmer ti conobbero quattro anni fa in una sala da ballo, ai piacquero, cominciarono a' uscire assieme. Se non vi fu proprio un fidanzamento ufficiale, fu tacitamente inteso, con l'approvazione delle rispettive famiglie, che la strada intrapresa avrebbe condotto al matrimonio. Ma un paio d'anni fa il giovanotto cominciò a commettere delle stranezze. Non erano i aoliti bisticci tra'innamorati, erano liti furiose, scene violente. « Mi picchiava — dice Dina. — Erano schiaffi e pugni; e anche morsi». Gelosia. Dina assicura che non gliene dava motivo. iiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiniitiiiiii ■ ì n 11 ■ i ii i ii i Tuffano egli era geloso e insieme la trascurava, recandosi in ritardo agli appuntamenti, o mettendosi a giocare a carte con gli amici invece di farla ballare. Un'irrequietezza che si faceva ogni giorno più turbolenta, e che fini per raggelare i sentimenti della ragazza. Qualche mese fa i rapporti vennero troncati, vi fu la restituzione delle fotografie. Egli però continuò a mostrarsi innamorato, ad aspettarla all'uscita dalla fabbrica dove la ragazza lavora, a chiedere di essere perdonato. Invano. « Vilmer mi aveva dato troppe prove di non avere i nervi a posto » dice Dina. Infatti uria grave forma di esaurimento nervoso si andava sempre più acutamente manifestando nel giovanotto. Un mese fa i genitori lo fecero ricoverare all'ospedale di Biella. Una settimana dopo, però, egli riusci a fuggire. Da sera stessa ai recò a Cossato, « Sono fug. gito per te » disse alla ragazza. « Avresti fatto meglio a curarti » .ella rispose. Proprio questa mattina egli avrebbe dovuto essere ricoverato all'ospedale di Vercelli per un esame più profondo delle sue condizioni. Qualche sera dopo la sua fuga, altro colloquio tempestoso con la ragazza. Alla nuova richiesta di Vilmer di riallacciare il fidanzamento, essa rispose: « Piuttosto di sposarti mi faccio suora ». « Se ti /ai .mora, bene — egli disse. — Ma se ti vedo con un altro, vi ammazzo tutti e due >. Dina cominciò a impensierirsi. < Quello lì ne combinerà, qualcuna > disse in famiglia. E tuttavia non furono stupiti quando, neZIa notte di domenica £0. verso l'una, mentre Dina era a un ballo, il fratello Gino svegliandosi vide in camera Vilmer. « Niente, niente, è uno scherzo » questi disse svignandosela. Fu stabilito che si era introdotto in casa aprendo il chiavistello attraverso un pezzo di cartone collocato al posto di un vetro rotto. Non fu sostituito U vetro. Quattro giorni dopo, il giovedì, Dina nel fare colazione in fabbrica, nota che il vino ha uno strano odore e uno sgradevole sapore dolciastro. La aera il padre ne beve un sorso, e al mattino dopo racconta d'aver passato una notte infame, con mal di testa e di ventre. Nessun sospetto. Passano due giorni. Sabato mattina Dina, al momento di andare in fabbrica, dà un'occhiata ai panini. Sotto il salame nota una polvere color cannella, e un sedimento in fondo andato ad acquistare una scatola di veleno per topi (a'base di arsenico, com'è noto), e introducendosi per due volte in casa della ragazza attraverso quella porta imperfetta, ne aveva versato uria dose fortissima nelle provviste che Dina teneva pronte fin dalla aera. « Se non fossi riuscito con questo mezzo — aggiunse — sarei ricorso a un'arma ». Non lo ha detto con cinismo, ma con incoscienza, col tono di chi ve- L> "V JJ0n * re ° d ciò che dice. I genitori di Vilmer piangono sulla sciagura del loro ragazzo, g. f. alla bottiglia del vino. Questa volta i sospetti si affacciano. « Porto tutto dai carabinieri » dice al padre. E lì ai scopre tutto. Anzi è lo stesso Vilmer Rinaldi, subito invitato in caserma, a raccontare ogni cosa. Ridendo confessa: « Lei mi ha piantato, e io invece gli voglio ancora bene. Allora ho detto: o mia o di nessuno ». Un piano diabolico e insieme puerile, quale soltanto da una mente ossessionata poteva esser coiicepito. Mercoledì SS era Wllmer Rinaldi, 11 giovane arrestato, e Dina Livia Labricciosa, sua ex-fidanzata il i Q

Persone citate: Bonardi, Dina Lavia, Dina Livia Labricciosa, Labricciosa, Rinaldi

Luoghi citati: Biella, Cossato