Il giovane che uccise sette volte oggi davanti ai giudici di appello di Gigi Ghirotti

Il giovane che uccise sette volte oggi davanti ai giudici di appello Il giovane che uccise sette volte oggi davanti ai giudici di appello Aldo Garollo, la «belva di Vetriolo», assassinò i genitori, due suoi amici e la loro madre, per timore che rive lasserò due altri omicidi da lui compiuti - La duplice condanna all'ergastolo e il nuovo processo a Brescia (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 23 febbraio. .Domani mattina la Corte di Assise d'appello di Brescia ut riunirà per giudicare ancora una volta uno tra i più foschi campioni della criminalità del dopoguerra, Aldo Garollo, già due volte condannato all'ergastolo dall'Assise di Trento per due diversi delitti consumati in quella provincia, sulle montagne dell'Alta Valsugana. Il 9 dicembre 1946 a Vetriolo, in quel di Le vico, Aldo Garollo, poco più che ventenne, uccise a colpi di pistola automatica, in una sola notte, i propri genitori, Adolfo e Antonia, e colpì in modo gravissimo la propria sorella Adelia. In una casa vicina, al limitare del paese, uccise poi i fratelli Sergio e Narciso Avancini e la loro madre Giulia Toller. Lo spaveiitoso massacro lasciò atterriti e increduli gli stessi carabinieri accorsi per le indagini. La sorella di Aldo, ricoverata in condizioni quasi disperate all'ospedale, non sapeva o non voleva dare alcuna indicazione sull'assassino. TI Garollo, che si mostrava sconvolto dal dramma, avanzò dapprima l'ipotesi di una ven- detta da parte di qualche soldato tedesco ancora vagante per i monti del Trentino. Ma una sua curiosità, insistentemente manifestata agli indagatori, lo tradì alla fine: « E' vero che nella pupilla degli assassinati rimane impressa l'itnmagine dell'uccisore t >. Sul filo dei primi, sospetti le autorità inquirenti riuscirono a mettere il giovane criminale davanti a molte contraddizioni, ed infine Aldo Garollo confessò pienamente il misfatto. Al processo, celebrato a Trento nell'aprile del 1948, egli non spiegò però in modo persuasivo il movente di tanta furia sanguinaria. Disse che t fratelli Avancini lo perseguitavano e lo volevano indurre ad astoni brigantesche; aggiunse che la propria famiglia 10 angariava con rimproveri continui e che l'ira, quella notte, lo aveva accecato. Non si riuscì a capire come mai la sorella del giovane, sopravvissuta alla strage, continuasse a rifiutarsi a qualsiasi testimo nianza. La Corte respinse le richieste dei difensori perchè-all'im putato fossero concesse le attenuanti della seminfermità ai menteì e credette di identificare in una questione di eredità il motivo della selvaggia aggressione contro la famiglia Garollo; in un vecchio rancore contro gli Avancini la strage consumata nella casa vicina. L'ergastolo sembrò suggellare per sempre il destino della < belva di Vetriolo >. Ma, chiuso quel processo, un'improvvisa rivelazione mise l'autorità giudiziaria in condizioni di spiegare con più validi motivi l'odio del giovane Garollo per la sua famiglia e per gli Avan cini. Fu una donna, che per curiosità aveva assistito al processo e attentamente scrutato il criminale tra le sbarre, a gettare uno spiraglio sul segreto che l'ergastolano aveva saputo tanto gelosamente cu siodire. La donna, una montanara che parla il dialetto tedesco della Valle di Palù, rivelò di avere riconosciuto in Aldo Garollo uno dei giovani mosche rati e armati fino ai dènti che 11 9 settembre 1946 erano im provvisamente comparsi sullo spiazzo della povera contrada di Sant'Orsola di Palù e s'erano poi diretti al « maso > soli tario dove abitavano due cognati, Gaspare Tessainer e Domenico Moltrer: l'uno e l'altro erano stati ritrovati uccisi da raffiche di arma automatica. iviiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiMiiiii Tutto, alla luce di questa importante rivelazione, apparve allora più chiaro. L'uccisione dei due fratelli Avancini doveva essere messa in rapporto al timore che essi, probabilmente partecipanti alla crudele impresa, di Sant'Orsola di Palù, rivelassero ai carabinieri la colpa di Aldo Garollo; la loro madre li seguì nella stessa sorte per gli stessi motivi. E cosi, sempre per la paura di dover essere chiamato'a rendere conto alla giustizia, il Garollo doveva infierire anche contro i propri genitori. La sorella di Aldo, Adelia, aveva taciuto per non aggravare ulteriormente la posizione dell'assassino. Il processo per la uccisione di Gaspare Tessainer e di Domenico Moltrer si concluse, pure a Trento, nell'aprile del 19SS con una seconda condanna all'ergastolo per ii giovane sanguinario. La difesa ricorse contro tutte e due le sentenze: per la prima, quella relativa all'eccidio di Vetriolo, i difensori eccepivano la mancanza di un supplemento di perizia psichiatrica, che avrebbe confermato forse le condizioni mentali gravemente menomate del Garollo al momento del delitto. La seconda sentenza veniva impugnata per difetto di prove sicure, poiché manca la confessione dell'imputato e sembra poco chiara l'identificazione del Garollo da parte della montanara di Palù. La Corte di Cassazione decise quindi di riunire i due processi e di- affidarli alla Corte d'Assise di appello di Brescia per il verdetto di secondo grado. Domani il Garollo sarà nuovamente interrogato dai uiudici. La difesa si batterà su un punto chiave: la debo lezzo, della prova sul delitto di Palù. Se riusciranno a scagio nare Aldo Garollo da questa accusa, gli avvocati difensori Quaglia e Castelletti, avranno il terreno aperto ad una nuova richiesta di perizia psichiatrica, perchè verrebbero a mancare i presupposti della strage di Vetriolo. Alla ragione di chiunque ripugna, infatti, pensare che un giovane abbia potuto, se non in preda alla follìa, sopprimere senza motivo i propri genitori, ferire la sorella, uccidere due amici e la loro madre. Battaglia difficile, come si vede, ma che può riservare qualche sorpresa. I difensori tenteranno di restituire un volto meno disumano al giovane ohe fu detto la < belva di Vetriolo >. Gigi Ghirotti iiiiiiiiiiiiiiiiiminiiiHiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiinn L'ergastolano Aldo Garollo