L'incontro di Londra

L'incontro di Londra L'incontro di Londra Roma, 12 febbraio. Sia in Inghilterra che in Italia il viaggio di Sceiba e Martino viene definito in termini di franca soddisfazione, òhe comunque non tendono a creare aspettative di risultati eccezionali. Nei colloqui in programma non si prevede, infatti, la trattazióne di problemi specifici di cui si attenda una soluzione italo-inglese, e c'è da ritenere che le conclusioni consisteranno essenzialmente in una calorosa riaffermazione della ritrovata tradizionale amicizia fra i due Paesi. Son previsioni abbastanza facili, e comunque ampiamente giustificate da due ordini di motivi. I problemi che òggi interessano in comune l'Italia e l'Inghilterra, secondo una diligente classificazione che ne da l'ufficiosa rivista Esteri, sono infatti i seguenti: difesa dell'Europa occidentale, della democrazia e della' pace, in alleanza con gli Stati Uniti, contro il comunismo; sicurezza del Mediterraneo; unità delle sorti dell'Inghilterra é del continente; stretta amicizii con la Francia e necessità di buoni rapporti tra la Francia e la Germania Occidentale; realistica considerazione della politica balcanica, anche in funzione del particolare atteggiamento di Tito verso il Cominform. Si tratta di questioni certamente importanti, alcune delle quali sono ampie e complesse, ma è sufficiente enunciarle per comprèndere che nessuna *uiò esser definita in tre o quattro giorni di conversazioni bilaterali. Si ammette, quindi, ragionevolmente che il convegno di Londra fornirà solo l'occasione per individuare certe linee lungo le quali potrà svolgersi la collaborazione futura. Se questo si otterrà, sarà il caso di dire che sono stati raggiunti gli obbiettivi desiderati in questo momento dai due governi. Sono governi di due Paesi che hanno finalmente ritrovato la buona strada della collaborazione leale e sincera: e in questo senso, appunto, dicevamo che quando i comunicati ufficiali parleranno di una riaffermata amicizia italo-inglese, non sarà usata un'espressione convenzionale priva di vero significato. E' una realtà, difatti, che sui rapporti fra i due Paesi hanno cessato di gravare le pesanti ed ingrate questioni che in questo dopoguerra si sono tanto a lungo trascinate, ipotecando o paralizzando ogni risorsa delle nostra diplomazia. E', per nostra fortuna, finito il tempo in cui i viaggi londinesi dei nostri ministri miravano, per ovvia necessità, a salvare qualcosa dal disastro del trattato di pace: o la misura delle riparazioni, o le navi, o le colonie, o il nostro diritto a partecipare al Patto Atlantico, o Trieste. E' questo il primo viaggio che nostri ministri intraprendono senza avere in programma di postulare qualcosa, ma solamente di conversare, come si conviene fra alleati, fra amici nuovi ed antichi. Salvato il salvabile all'interno ed all'estero, Sceiba e Martino hanno la buona sorte di poter finalmente parlare con gli inglesi in un nuovo linguaggio. Esistono ancor oggi prò Memi italiani, o meglio, per usare la felice formula di Carlo Sforza, « aspetti italiani di problemi europei », ma hanno natura affatto differente di quelli fino ad oggi dibattuti, e perciò so no per buona sorte più facilmente comprensibili. Oggi, per fare il caso che ci sembra più indicativo, l'Italia chiede ancora collaborazione per la soluzione del suo problema economico e sociale: ma avendo prò spettato con il Piano Vano» ni uno schema di program ma scientificamente studiato, che apre davvero ilvi» sanamente della nostra situazione. E' probabile quindi che il convegno di Londra sarà davvero il punto di partenza per una più proficua collaborazione fra 1 due Paesi. v g

Persone citate: Carlo Sforza, Memi