Tumulto in Tribunale e scambio di pugni per la sentenza al "processo dei guappi,,

Tumulto in Tribunale e scambio di pugni per la sentenza al "processo dei guappi,, Tumulto in Tribunale e scambio di pugni per la sentenza al "processo dei guappi,, La Corte bolognese ha condannato entrambi i fratelli Di Franco per il delitto avvenuto ih Baviera - Antonio grida: "Preferivo l'ergastolo, rpa dovevate assolvere luì !.. - Urla e drammatiche scene d-'un gruppo di napoletani (Dal nostro corrispondente) Bologna, 5 febbraio. Il € processo dei guappi > ha avuto oggi un epilogo drammatico. L'aula del Tribunale era gremita da mia folla ansiosa, tra cui moltissimi napoletani residenti a Bologna, per ascoltare la sentenza. Prima di dare lettura del verdetto, il Presidente della Corte ha ammonito severamente imputati e pubblico a mantenere un contegno serio ed educato e a rinunciare a quei commenti e a quelle manifestazioni che non possono esse¬ re tollerati in un'aula di giustizia; st è avuta chiarissima la sensazione che la sentenza era di condanna per entrambi i fratelli Di Franco. Infatti, il dispositivo ■ letto dal comm. Scotti nel più profondo silenzio dell'aula riconosce Antonio Di Franco colpevole di concorso nell'omicidio di Antonio Amura e lo condanna, con le attenuanti generiche^ per tale reato a 1$ anni di reclusione; lo dichiara inoltre colpevole del tentato omicidio di Pietro De Rosa e, concesse le attenuatiti generiche, lo condanna e sotto questo profilo a 4 anni e 8 mesi di reclusione: cioè, in totale, a 18 anni e 8 mesi di reclusione. Michele Di Franco, riconosciuto colpevole dell'omicidio dell'Amurà, viene condannato, in concorso delle generiche, a 14 anni di reclusione. Poco dopo la sentenza sono accaduti in aula alcuni clamorosi incidenti. Per comprendere il loro significato e la loro portata, è bene riassumere prima il delittuoso episodio che è all'origine del processo. L'epilogo giudiziario ha avuto luogo a Bologna perchè i protagonisti avevano stabilito qui la loro residenza, Ma si tratta di imputati napoletani; ed t testi erano in parte napoletani e in parte tedeschi. L'episodio ebbe luogo la sera del 9 maggio del 195S in una, trattoria di Weiden, in Baviera, dove esiste una piccola colonia di napoletani, commercianti di stoffe. Tra le altre, vive in Baviera la famiglia di Antonio Di Franco, di B4 anni, composta, oltre che dal capo famiglia, dai figli Antonio, di 25 anni, e Michele, di St anni, e di Anna Talotti, moglie di Michele. Il grossista che forniva la stoffa ai Di Franco era certo Giovanni Amura, il quale era aiutato nel suo lavoro da un socio, tale Pietro De Rosa. Secondo quanto dichiarò alla polizia Antonio Di Franco (e questa versione fu poi confermata dai figli), il 9 maggio l'Amura aveva invitato a cena, in una trattoria dèlia cittadina, i Di Franco, la Talotti e la giovane tedesca Ingeborg Hutter, di SI anno. A cena, tuttkvia, i figli del Di Franco, la moglie di Michele e la fidanzata di Antonio non si recaro* no subito. Preferirono andarsene a ballare. Ma mentre stavano danzando, furono chiama, ti da una telefonata: era l'Amura che desiderava, ad ogni costo, che essi' fossero alla loro tavola. E le due coppie allora finirono con l'accettare. Quando si recarono in trattoria, l'Amura sembrava leggermente alticcio. Ad un certo momento la conversazione toccò un tasto delicato; i rapporti d'affari. La discussione si fece violenta e ad un certo momento l'Amura cavò di tasca, fulmineo, un coltello. Ma il gio. vane Antonio fu ancóra più lesto di lux e gli affondò la lama nel ventre. Poche ore do po) l'Amura decedeva. Il De Rosa, che nulla aveva fatto per separare i due contenden ti, fu colpito da un'altra coltellata. Visse per qualche giorno tra la vita e la morte, me poi riuscì a salvarsi. Pietro De Rosa ha dato invece una versione del tutto di versa. Non fu tuttavia, in grado di spiegare la causale del suo ferimento, nè dell'uccisione dell'Amurà. Per quest'ultimo fatto, però, avanzò due ipotesi: la prima che si potesse trattare d'una ragione d'affari; la seconda che i Di Fran¬ cr«srdtbleDgzgcccde a o l i l . a u e l i co avessero avuto con l'Amura dei motivi di rivalità fra « guappi y; la reciproca gelosia aveva forse per oggetto la risolutezza e l'abilità nell'uso del coltello in caso di rissa coi tedeschi. Quando il giudice e il Pubblico Ministero si sono ritirati, la passionalità partenopea è esplosa incontenibile. Antonio Di Franco ha abbracciato piangendo il fratello Michele, sforzandosi di consolarlo e di fargli mantenere la calma. Ma a cedere per primo alla drammaticità .dell'ora è stato proprio quello dei due fratelli che sembrava il più padrone di sè, e cioè l'Antonio. Questi, vedendo che la madre e la sorella dell'Amurà stavano per uscire dall'aula, si è lasciato travolgere dall'ira ed ha cominciato ad inveire verso di loro e a gridare. Ha finito le sue invettive dicendo: <Oggi è nato un criminale. Sono stato un bravo ragazzo fino ad oggi, ma ora diventerò un criminale I Povero fratello mio. A me potevano dare l'ergastolo, ma lui dovevano assolverlo >. Anche Michele, eccitato dalle escandescenze del fratello, ha cominciato ad agitarsi col viso stravolto. Per frenarlo, l'Antonio lo ha abbracciato tentando di immobilizzarlo, e per un attimo i due fratelli hanno lottato violentemente tra loro, scambiandosi pugni. Divisi dall'immediato intervento dei carabinieri di guardia, i due si sono subito calmati, stringendosi l'uno all'altro col viso in lacrime. Intanto, fuori, nei corridoi e nel cortile del Palazzo di Giustizia, i familiari e gli amici dei due condannati si abbandonavano, urlando, a strazianti scene dt dolore. g. c. Antonio e Michele Di Franco dopo la sentenza (Telefoto) ■llllllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllUIIIIIIIIIIIUIIIIIIIIIMIIIilltillllllllllllllllllllllllllllllllllll

Luoghi citati: Baviera, Bologna