Il prete che si calò nel tragico pozzo è un ex-minatore di carbone della Saar

Il prete che si calò nel tragico pozzo è un ex-minatore di carbone della Saar La seiugura nel cunicolo di Venaria: un morto e un redivivo Il prete che si calò nel tragico pozzo è un ex-minatore di carbone della Saar Oggi a Mazze i funerali della vittima - Lascia due bimbi e un ragazzo cieco - La pietosissima odissea della moglie che ha già perso il primo marito durante la guerra partigiana Ieri pomeriggio Libero Nodarl, l'uomo miracolosamente scampato alla tragedia di Venaria, era circondalo dalla moglie e da alcuni amici che erano andati a fargli visita. Tutti gli chiedevano particolari della tremenda avventura che egli aveva vissuto. Ma l'operalo non rlsoondeva che a monosillabi, e non perchè le sue condizioni fossero gravi, ma per il semplice fatto che 11 ricordare quei momenti di inesprimibile angoscia lo turbava e lo rattristava: lo rattristava soprattutto il pensiero che 11 suo com¬ IIIIItEIMlIMlIftlllMIIIMIMIllMIIUIIIIIIIlllIMIl pagno, il suo caro amico Luigi Cerruti fosse morto soffocato dalla terra a qualche : metro da lui. Lo stato generale del Nodarl, ricoverato nel reparto ortopedico del prof. Carlo Re, è stato giudicato ieri sera pienamente soddisfacente. L'operalo presenta alcune contusioni, ma di poco conto, ed un forte, diffuso indolenzimento in tutte le membra. Ma quel che lo costringe a letto è una forma piuttosto acuta di « choc » nervoso, d'altra parte perfettamente comprensivo. Fra qualche giorno egli potrà lasciare l'ospedale e far ritorno a casa. La parola < fine » invece e caduta sull'esistenza di Luigi Cerruti, L'epilogo del dramma si avrà oggi alle 14 a Tonengo di Mazze ove alla salma, trasportata da Venaria, saranno rese le estreme solenni Onoranze. Tutto li paese e larghe rappresentanze del centri vicini, parteciperanno al funerali che sono fatti a spese della ditta da cui 11 povero operalo dipendeva. La raccapricciante morte del Cerruti ha destato, com'è facile Immaginare, una vivissima commozione e un profondo cordoglio: egli era stimato e benvoluto da tutti. . Siamo andati a trovare la sua famiglia che abita in un unico misero stanzone. Ci ha accolti la moglie (che non è veramente sua moglie e 11 perche lo diremo fra poco). Margherita Bruno, di 40 anni. Accanto a lei era il figlio Sauro, di 16 anni, che essa ha avuto dal primo marito Virginio Nicolello. Sauro è un ragazzo molto sveglio e intelligente, colpito da una terribile sventura sta diventando cieco e ormai attorno a sè non vede più che ombre quasi indistinte. Su di un letto dormiva il secondo Aglio, questo avuto dal Cerruti, Giuseppe, di 6 anni; e Ir. culla stava l'ultimo nato. Fiorentino, di tre mesi. La donna appariva inebetita per il nuovo colpo che il destino avverso ha voluto vibrarle a tradimento come una pugnalata alla schiena. Margherita Bruno ha sempre avuto una vita difficile e drammatica. Nel 1944 essa viveva con il primo marito, il Nicolello, In una cascina, di proprietà del marchesi d'Incisa, nei pressi di Saluggla. La sera del 14 dicembre l due coniugi e il piccolo Sauro stavano mettendosi a tavola. Ad un tratto alla porta veniva bussato con violenza ed impazienza, ,11 Nicolello andava ad -à)>iyre ' e-iiélfa";stanza entravano due uòmini di mezza età, alti, robusti, vestiti in borghese. Parlavano in dialetto, ma non erano del posto. La Bruno .non 11 aveva mai visti. I due dicevano brevemente al Nicolello, .«Esca perchè vorremmo parlarle un momento ». L'uomo senza timore seguiva 1 due e prima di uscire si voltava esclamando « Scodella pure la minestra». Queste erano le ultime parole che la donna sentiva pronunciare da lui. Affacciatasi sulla soglia la Bruno vedeva il marito allontanarsi' fra una schiera di dieci o quindici individui: alcuni di essi le sembravano in divisa, due o tre con l'elmetto. Da quella sera LI Nicolello non ricompariva più, non dava più IIIIIIMIIIIIIIIIIIM Illllllllllllllllll Illllllll ctpcqpvvcssdecn alcuna notizia di sè Dopo la Liberazione la donna sporgeva denuncia ai carabinieri e venivano svolte diligenti indagini e ricerche, ma senza esito. Del Nicolello non al riusciva a trovare la più piccola traccia e non al riusciva nemmeno a sapere da chi fosse stato prelevato e perchè. Nel 1946 la Bruno, che viveva stentatamente con il figlio, incontrava il Cerruti. Fra 1 due nasceva una onesta simpatia t'he ben presto si tramutava Ili amore. La coppia si trasferiva a Tonengo e qui cercava di sposarsi. Ma ogni tentativo era vano polche il Nicolello non risultava ufficialmente morto. Tuttavia, nonostante questa loro posizione illegale, tutti il rispettavano e 11 consideravano marito e moglie. E come tali 1 due al trattavano, vivendo |n buon accordo, tento che mài nessuna nube era venuta ad offuscare la loro convivenza. Unico punto nero: la miseria. Ma ' contro la miseria 11 Cerruti coraggiosamente, ,g.upt}4ianamenr te lottava lavorando .con ', -diaci; • pllna e fervore e risparmiando con accanimento persino le cinque lire, persino la lira, pur di portare a casa il necessario per vivere. Durante le sosto deli-lavoro egli si nutriva molto parcamente, badando a non fare spese superflue: e per non dover sobbarcarsi 11 costo del pullman da Mazze a Torino e viceversa si era comperato a rate una bicicletta e con quella compiva lunghi e faticosi tragitti. Sabato mattina non doveva andare a lavorare perchè la sera precedente si era coricato con la febbre accusando dolori reumatici in tutto 11 corpo: la Bruno lo consigliava a stare a casa ma l'uomo, per non perdere* la paga, partiva egualmente. La situazione della famiglia è veramente disastrosa. La unica fonte di guadagno era il lavoro del Cerruti. Mancando il Cerruti nella casa non entra più un sol do. Il giovane Sauro spera di trovare una occupazione. « Sono quasi cieco è vero » ha detto < però, se potessi fare 11 telefonista... ». Inutile dire che. grandissima è l'impressione suscitata a Venaria dall'atroce fatto. Anche perchè a tale fatto hanno assistito a migliaia gli abitanti della piccola città. Ancora ieri molti parrocchiani si affollavano attorno al vice-curato don Giovanni Batti, sta Grande por apprendere dalla sua viva voce 11 .racconto di uno del più umani episodi del dramma. Com'è noto don Grande, sabato notte; visto che vi erano alcune esitazioni e confusioni, decisamente chiedeva di scende re nel cunicolo della morte per praticare all'infelice Nodari una iniezione corroborante. Il sacer. dote si calava verso le 21, ma non gli era possibile fare quello che si riprometteva. Il braccio del Nodari era semisepoltò e irraggiungibile a causa di un macigno che ostruiva 11 cunicolo. Don Grande doveva attendere un palo d'ore e dopo una ulteriore generosa opera di scavo dei pompieri poteva avvicinare l'operaio e fargli l'Iniezione: Iniezione che rianimava immediatamente il Nodari e gli permetteva di resistere meglio. Don Grande, Ieri pomeriggio, non parlava molto volentieri di questo suo atto di coraggio. Anzi si schermiva sorridendo e mormorava in fretto: « Non ho com pluto altro che 11 mio dovere ». Don Grande è una curiosa < simpatica figura. Ha 33 anni ed è quel che si definisce un bell'uomo: spalle larghe, robusta costituzione, volto franco e aperto, sguardo vivo e penetrante. E' disinvolto, moderno, comunicativo. A Venaria tutti gli vogliono bene, anche coloro che non frequentano troppo la chiesa. Sino al 1946 don Grande non era prete. E' nato a Casanova di Carmagnola ove ha la rianima, il papà e undici fratelli; di questi undici fratelli uno ha indossato la veste talare come lui < due sorelle sono divenute suore Sino al 1942 egli lavorava nei campi con 11 padre e per un certo tempo fu anche operaio. Nel 1942 veniva chiamato alle armi assegnato al lo Reggimento Alpini. L'8 settembre 1943 cadeva nelle mani del tedeschi che Io deportavano in Germania. Di qui finiva in una miniera di carbone della Sarre, ove lavorava duramente per mesi e mesi. Una volta persino restava per alcune ore sepolto to un cunicolo. Nel 1945 tornava to Italia. Tante sofferenze patite, tanti orrori visti avevano fatto nascere in lui la vocazione del sacerdozio. Entrava nel Seminarlo di Glaveno ove studiando sbrigar:: anche le mansioni di Infermiere. Nel 1953, terminati gli studi, veniva assegnato da prima alia Consolata di Torino e poi inviato a Venaria come vice-parroco. A Venaria don Grande dice di trovarsi molto bene, sia per 1 parrocchiani sia per il Vicario, un anziano sacerdote d'illuminata bontà e di vasta e profonda conoscenza di anime. H sacerdote ex-minatore La moglie e i Agli del Cerniti nella squallida stanza di Mazze