I «ribelli» Gilas e Dedijer condannati con la condizionale

I «ribelli» Gilas e Dedijer condannati con la condizionale Rapido processo e wxa.it o ss & sue & mas ss. a Belgrado I «ribelli» Gilas e Dedijer condannati con la condizionale // procedimento si è svolto a porte chiuse - I due ex-gerarchi, imputati di propaganda sovversiva, sono stati condannati il primo a 18 mesi, il secondo a 6, e subito rimessi in libertà (Nostro servizio particolare) Belgrado, 24 gennaio. Il Tribunale segreto di Belgrado ìia condannato Gilas a un anno e messo e Dedijer a 6 mesi di reclusione. « Entrambi — dice la sentenza — sono stati riconosciuti colpevoli di aver cospirato contro il regime comunista jugoslavo ». Tuttavia, sia Gilas che Dedijer hanno beneficiato della condizionale e sono stati dichiarati in libertà; è da notare, peraltro, che già si trovavano a piede libero. Le condanne sono state molto più miti di quello che non si attendesse. Forse l'intervento del loro ex-compagno di armi, Tito, ha avuto una parte nella mitezza della condanna dei due <ribelli». Così si conclude lo strano processo segreto di Belgrado. Come sono andate esattamente le cose in aula? Ben poco si è potuto sapere dalle poche persone ammesse ad assistere a questo giudizio: i giudici popolari (cinque operai prescelti ad affiancare l'opera del presidente), il presidente Milivoje Seratlic, i due magistrati in veste di giudici giurati e i due assessori eletti a fianco di questi ultimi hanno mantenuto un rigoroso riserbo. Non sembra perciò del tutto senza giustificazione l'ipotesi di un collega americano, che tutto non sia se non una commedia, dalle dichiarazionibomba di Gilas al processo, destinato a dimostrare la tolleranza del regime. Secondo questa ipotesi, tutto sarebbe stato combinato al fine di stornare l'opinione pubblica mondiale dal recentissimo riavvicinamento di Tito a Mosca, oppure per dimostrare che la Jugoslavia è davvero un paese di democrazia, se due personaggi come Gilas e Dedijer possono permettersi il lusso di criticare apertamente il governo e di restare, dopo una mite condanna, a piede libero Alle 7,30 sono arrivati al Palazzo di Giustizia i due accusa' ti, coloro che secondo l'art. 118 del còdice penale erano.passibili di una pena da 6 a SO anni di lavori forzati per avere svolto < propaganda tendente a sovvertire gli ordinamenti sociali, politici ed economici del paese ». Con loro erano alcuni stretti congiunti. La folla che stazionava già da un'ora almeno dinanzi al Palazzo di Giustizia, ha accolto il gruppetto con grida di « vigliacchi », «, traditori» e simili, mentre da parte di alcuni giovani veniva effettuato un tentativo di lancio di sassi, subito sventato dall'intervento della polizia. Così protetti, i due accusati guadagnavano la sala fissata per le udienze, dove un pubblico scelto già si assiepava nel recinto ad esso destinato. Qualche mir iiiiiiiiiiimmiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii nuto più tardi entravano in aula i due avvocati: Ivan Politcos per Dedijer e Xaljo Kovaoelic per Gilas; il primo di 7Jt anni, notissimo a Belgrado per aver difeso Tito nel 19S8 contro re Alessandro e monsignor Stepinac nel 1946 contro Tito; il secondo di 38 anni, senza un passato degno di così grande processo. Contemporaneamente i giornalisti. stranieri, presenti nella loro totalità dinanzi alla sala delle udienze, si vedevano consegnare un comunicato ciclostilato: la Magistratura jugoslava si vedeva costretta a sospendere tutte le autorizzazioni ad assistere al processo, nella certezza che «1 resoconti non sarebbero stati obiettivi e sinceri». Di lì a poco i corrispondenti stranieri venivano sloggiati anche dal corridoio del Palazzo e costretti a portarsi all'esterno dell'edificio. Più tardi, per una protesta dell'avvocato di Dedijer, anche i colleghi jugoslavi dovevano raggiungere il gruppetto della stampa bivaccante all'esterno del Palazzo. Da questo momento l'uscio dell'aula si sbarrava, e nessun occhio estraneo poteva posarsi sullo spettacolo che ai svolgeva all'interno. Si è saputo solo che il pubblico accusatore, dopo aver dato lettura in lingua jugoslava del « corpo del rea¬ tdYLnfdepdttscpiA to », vale a dire dei testi delle due interviste apparse sul New York Time e sul Times di Londra, si dilungava a sostenere come queste interviste fossero un'aperta violazione dell'art. 118 del Codice penale, e quindi gli accusati fossero passibili delle pene sanzionate dalla legge contro « i denigratori della Patria». La requisitoria del pubblico accusatore si concludeva alle 16, ora in cui l'udienza veniva sospesa per essere ripresa alle 17. Gilas e Dedijer ottenevano il permesso di consumare un ■iiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii breve spuntino con qualche panino fatto giungere apposi tamente da una vicina tratto ria, sia per i due accusati che per i membri del Tribunale. Nessuno del Tribunale, però, nell'intervallo si avvicinava ai due imputati, i quali trascorrevano quell'ora in compagnia dell'avv. Kovacelic, evidente mente nell'esame della situazione. Gilas e Dedijer però apparivano tranquilli ed assolutamente sicuri di loro stessi. Nel tardo pomeriggio si è proceduto all'interrogatorio di Gilas e di Dedijer, che hanno difeso energicamente le proprie ragioni. Verso le SO hanno avuto inizio le arringhe dei due patroni; prima ha parlato l'avvocato di Gilas, poi (dopo un nuovo intervallo dalle £2 alle 23) l'avvocato di Dedijer. A quanto sembra, la Corte è rimasta assai poco in camera di consiglio: la sentenza, probabilmente, era già stabilita fin dalVinizio del dibattimento. Più mite la condanna di Dedijer, più severa quella di Gilas, vero Capo della c ribellióne ». Ma entrambi stanotte soìio tornati liberi a casa loro. I (della A.F.P.) Gllas, con la moglie, entra nell'aula della Corte d'Assise di Belgrado, dove si svolge il processo a suo carico (Tel.)

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Londra, Mosca, New York