Opera lirica e televisione

Opera lirica e televisione L'OPINIONE DEL MAESTRO MARIO ROSSI Opera lirica e televisione Baden Baden, gennaio. ' Caro Direttore, Il problema « Melodramma alla Televisione > posto da Vittorio Gui, sulle colonne de «La Stampa» del 21 corr., non mi sembra così grave, o per lo meno, così problematico, « irrisolvibile ». Anzi direi che fra gli esperimenti realizzati dalla nostra televisione, gli ultimi già dimostrano che il < compromesso» fra teatro e cinema (questo è, in fondo, ancora lo spettacolo televisivo) si è sviluppato più verso le esigenze fondamentali dell'opera d'arte che non verso quelle soltanto spettacolari. In altre parole abbiamo notato che pur prevalendo la sensazione visiva questa è stata assoggettata più che possibile all'espressione musicale. Qualsiasi forma d'arte adattata ad una nuova forma di realizzazione, ha bisogno — direi ha diritto — di assestarsi, di compenetrarsi e di trovare infine quel « modus vivendi » dal quale poi nasce la tradizione. Non era cosi forse ai primi tentativi del teatro in musica? E non.era cosi pure al primi passi del cinema? Ora il caso della televisione, che si appropria di una forma d'esecuzione tradizionale qual è il Melodramma, deve andare cauta nel descrivere visivamente quello che la musica esprime soltanto spiritualmente; ma ha, o avrà, nello stesso tempo, tante di quelle possibilità tecniche da migliorare addirittura certe assurdità che, alle volte, il Melodramma in teatro, comporta. °gg'. P^r esempio, diciamo che è bellissimo vedere alla ribalta sette o otto personaggi che, in pose più o meno ridicole, gomito a gomito, a squarciagola esprimono, ognuno, i propri affanni all'insaputa dell'altro; oppure che < sulla piazza si schiamazza» e invece sulla piazza non succede proprio nulla, oppure <a casa, a casa, amici, dove ci aspettano le nostre spose » e le nostre spose son tutte lì in scena vicino a loro perchè dovono dire poi la stessa cosa. Diciamo che è bellissimo perchè è la musica che sublima tutte queste ridicole convenzioni; anzi è lo stato d'animo nel quale ci porta il magico potere dell'invenzione musicale che non ci fa rabbrividire, ma neppure accorgere di tante assurdità. La televisione, finché non avrà trovato un suo mezzo di espressione idoneo a realizzare le opere d'arte create per altra sede, senza alterarne lo stile, dovrà scegliere, come in fondo sta facendo, quei melodrammi che più si prestano ad essere teletrasmessi, cioè quelle opere i cui libretti abbiano una loro vita propria, assurda o drammatica che sia. Intanto risolvere certe situa zioni, che pensandole in televisione possono: far accapponare la pelle come la pira del « Trovatore » o l'Eri tu del « Bai' j in maschera» — dove non esiste che un fattore esclusivamente musicale interpretativo — e rà problema non facile per il regista; ma chissà che non si trovi, in questi casi, un mezzo per cui l'immaginazione scomparendo, o quasi, o che so io, dia addirittura forza alla musica? E' tutta una questione di sensibilità, misura e buon gusto. Uomini in possesso di tali doti ce ne sono e se ne possono trovare. Dunque ben vengano anche alla televisione e si pongano il problema del Melodramma considerando l'esatto valore di questa forma d'arte, più che mai viva nell'esigenza spirituale del pubblico — lo abbiamo visto — perchè dominata dal linguaggio universale più amato che è la musica. Cordiali saluti. Mario Rossi

Persone citate: Baden Baden, Mario Rossi, Vittorio Gui