Cinque genovesi denunciati per lo scandalo dei miliardi

Cinque genovesi denunciati per lo scandalo dei miliardi Cinque genovesi denunciati per lo scandalo dei miliardi Gli imputati sono ora più di 150 - L'accusa: truffe pluriaggravate allo Stato - I primi interrogatori Roma, 10 gennaio. Un nuovo processo, -contro cinque genovesi (il marchese Matteo Di Negro, Carlo e Alfredo Galli, Enrico Barflbino e Mario Nardilli) si è inserito oggi nella causa che da 10 mesi si svolge dinanzi alla 4° sezione del Tribunale, a carico di 146 trafficanti di valuta, accusati di aver trasferito illecitamente all'estero circa 13 miliardi di lire all'epoca della guerra coreana. Per questi nuovi imputati la sezione istruttoria della Corte d'Appello procedette separatamente, essendo indispensabili più approfonditi accertamenti sulle loro singole responsabilità. Nel dicembre scorso l'indagine dei magistrati è terminata e si è così profilata la necessità di connettere il procedimento penale a loro carico con quello già in corso dinanzi a) Tribunale. Le imputazioni contestate ai genovesi sono quelle di truffe pluriaggravate ai danni dello Stato. In aula bì sono stamane presentati soltanto Carlo ed Alfredo Galli e Matteo DI Negro; per Enrico Barabino è stata invocata dal suo difensore, avvocato Maggioncalda, la nullità del decreto di citazione, non essendo stati specificati in esso i reati attribuiti all'accusato; la istanza è stata respinta dai magistrati Carlo Galli, di 27 anni, al quale si addebita di aver svolto la funzione di intermediario fra l'ex-carpentiere calabrese Domenico Ciurleo, venuto illecitamente in possesso di forti somme di valuta estera, e l'agente di cambio Matteo Di Negro, è stato il primo ad essere interrogato. «Non ho mai avuto — egli ha detto — il minimo sentore che i dollari da me trattati provenissero da fittizie importazioni di merci. Nel propormi la vendita della prima partita di valuta, il Ciurleo, cliente del Banco di cambio che io gestivo a Genova insieme con Enrico Barabino, mi assicurò che desiderava disfarsi di dollari assegnati dall'autorità competente per il pagamento di merci, le quali erano già state pagate con valuta del mercato libero e introdotte in Italia. Credetti in buona fede che i dollari potessero spendersi liberamente all'estero, essendo in quel periodo molto incompetente in materia di commercio estero, e accettai di incaricar- mi dell'operazione >. | Presidente — A chi vi rivol-igeste per la vendita della va-1 IU^?!, ., „ . .... Ga.'.-i — Al marchese Matteo! D, Negro, con il quale avevo già in precedenza avuto rapporti di affari. Egli si impegnò a versare il controvalore in lire italiane, ed io, secondo l'abituale prassi di Borsa, tenni celato il nome del venditore. Andato e buon fine U primo affare ne concludemmo altri, sempre con le stesse modalità. Presidente — Quale prezzo Ciurleo pretendeva per i suoi dollari? Galli — Quello del mercato libero della giornata.- Presidente — ... Mentre egli li acquistava al prezzo ufficiale. Diteci piuttosto chi indicava il nome del beneficiario estero della valuta. Galli — Il marchese Di Negro, che, a sua volta, riceveva l'indicazione dai propri clienti. Complessivamente, le persone imputate nello scandalo valutario sono ora più di 150. Il processo continuerà domani.

Luoghi citati: Genova, Italia, Roma