I ragazzi per i «fumetti» spendono 10 miliardi all'anno di Francesco Argenta

I ragazzi per i «fumetti» spendono 10 miliardi all'anno UN PERICOLO COME LA TUBERCOLOSI— I ragazzi per i «fumetti» spendono 10 miliardi all'anno E sono pubblicazioni diseducative, per la più parte, dicono, in coro, educatori sociologi e criminologi. In America è stata instaurata una rigorosa censura. Si vuol arginare con questo espediente il dilagare della criminalità minorile (Dal nostro inviato speciale) Roma, gennaio. Nei discorsi inaugurali dell'anno giudiziario che von tenendo i procuratori generali presso le varie Corti di appello, è segnalato, univocamente, un inquietante aumento della criminalità minorile. Il fenomeno, per altro, è universale: lo si va registrando in tutti t paesi e, con punte, forse, ineguagliate, nei paesi d'oltre Atlantico, dove, in un quinquennio, appena, il numero dei criminali fra i dieci ed i diciassette anni è andato aumentando del ventinove per cento. ' « Starno di fronte ad un pericolo sociale grave come la tubercolosi », aveva ammonito il dott. Parisot al congresso che trovò adunati, qualche anno fa, a Nancy, gli. studiosi dell'allarmante fenomeno. Ma, oggi, il ' pericolo si presenta con proporzioni più vaste; le tradizionali viisure preventive che erano in atto non bastano più; devono essere integrate da nuove provvidenze; di giorno in giorno; nella totalità dei paesi. Alla lotta pre- ventiva contro l'affermarsi iitiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiii ed il dilagare della criminalità minorile, Io Stato di New York concorreva con un largo impiego di fondi (óltre sedici milioni di dollari all'anno) destinati, per la più parte, all'incremento delle attività ricreative e sportive. Ma il sacrificio è risultato pressoché vano e, nello Stato di New York, come nella più parte degli altri Stati della Confederazione, si sono dovute adottare misure d'altro genere, anche di natura drastica. L'esempio d'oltre Atlantico La più recente, fra queste misure, è quella che affida ad una commissione presieduta dal giudice Murphy, con le funzioni ed il titolo di « censore ufficiale per tutta l'America », il compito di far sparire dalle pubblicazioni a fumetti tutte le diseducative storie di orrore e, di sangue di cui le pubblicazioni periodiche per i ragazzi anche, e, soprattutto, là ridondavano. Contro l'editore de « Le notti dell'orrore », una pubblicazione a fumetti in quattordici fascicoli, definita la più immorale che sia mai circolata iiiiiiiiitiiiiiiiifiiiiiiiiitiiiiittiiiiiiiiiifiiiiiiiim in America, non si. è avuta pietà: sequestrate le copie giacenti presso lo stampatore; sequestrate, del pari, quelle che i librai vendevano clandestinamente. E contro l'uno e contro gli altri, la macchina giudiziaria non ha tardato a mettersi in moto. L'esempio che ci viene d'oltre Atlantico conforta e suffraga le istanze che si sono levate da noi, in una successione senza fine di convegni e congressi, dopo che a- Bologna, qualche anno fa, un ragazzo di 15 anni, Alessandro Marani, rapì e soffocò, a scopo di estorsione, 'un bimbo di sei anni, suo vicino di casa. Lo sciagurato ragazzo era un lettore, .frenetico ed appassionato di giornali a fumetti: da una di queste^put^' blicazioni, come egli stesso ebbe ' a confessare, aveva tratto l'ispirazione per il suo orrendo delitto; sull'esempio delle modalità onde l'eroe della vicenda aveva agito per portare a compimento il misfatto, egli aveva modellato e graduato la sua dinamica criminosa. Ora, è ovvio che il caso del ragazzo bolognese costituisce un caso-limite. La letteratura criminologica nostrana non ci sottopone alcun altro caso di una drammaticità siffatta ed abbrividente. Ma in seno alle schiere degli educatori, dei sociologi e dei criminologi è sempre vivo il convincimento che la letteratura a fumetti, così come è anarchicamente offerta dal mercato, abbia perniciose e fatali conseguenze sull'orientamento dei ragazzi; li sospinga fatalmente verso l'antisocialità; costituisca un fattore, e, sicuramente, fra i primari, della criminogenesi minorile. Sulla base di queste convinzioni (illazioni o induzioni che siano) v'ha, nei congressi svoltisi da noi, chi ha proposto radicali interventi legislativi contro la stampa a fumetti: chi ne ha invocato o richiesto, addirittura, la soppressione. E questo ha rimesso in discussione — per altro verso — una questione che si agita da decenni e che ha per termini i rapporti intercedenti fra 'a criminalità dei minori e Ivnal/abetismo. Privare i ragazzi della stampa a fumetti, un meccanismo che è di incomparabile ausilio per la loro evoluzione ideativa, per il loro sviluppo psichico ed intellettuale, significherebbe, in tanti casi, ricacciarli nel limbo. E tutti sappiamo cosa sia il limbo: non sono le tenebre dell'oscurantismi, ma qualcosa di molto vicino. Cosa dicono le statistiche Ebbene, la questione della interdipendenza fra l'analfabetismo e la delinquenza minorile, quale necessariamente appare alla « nostra formazione mentale di uomini del ventesimo secolo», è stata oggetto di ampi dibattiti in occasione del « Ciclo di studi comparati » sulla delinquenza minorile, svoltosi a Roma, ad iniziativa del ministero della giustizia. Il prof. Padellaro, direttore generale al ministero della P. 1. e presidente del Comitato centrale per la scuola popolare, era relatore su questo tema. Premettendo che gli « elementi del leggere e dello scrivere sono tanto necessari all'uomo, quanto gli enzimi lo sono alla vita della cellula, onde ci è difficile, oggi, concepire un qualsiasi primo accendersi di interessi umani, privando la mente di quella fermentazione che l'alfabeto provoca in essa », il prof. Padellaro ha osservato come sia, tuttavia, da riconoscere che talune obiezioni possono avere, rispetta ad una posizione cosi categorica, apparenza di validità. Si sono avuti anni, e non sono molto lontani, in cui la privazione di quegli elementi era considerata come causa preservante. Erano i tempi, cosiddetti, dell'oscurantismo: tempi in cui, non solo, era considerata pericolosa l'istruzione data alla donna, ma in cui i reggitori della cosa pubblica consideravano l'ignoranza come la salvaguardia o la scorza' protettrice della tranquillità sociale. Anche oggi non manca chi opina che una cecità ?ilfabetica salvaguarderebbe a sanità mentale dagli attentati che la cronaca nera, la pornografia, la infatuazione per il protagonista del delitto, aureolato dal fumo e dai fumetti, possono perpetrare, soprattutto in un'età in cui il potere critico è scars&; tacile ed evanescente, è insidiato o sommerso « dalle fòrze nascenti che provano se stesse ». Senonchè le statistiche, sia che si abbia riguardo all'analfabetismo di coloro che fuggono la scuola, sia che si abbia riguardo all'analfabetismo di coloro che la scuola cercano invano le quanti sono, questi ultimi, in una società, ancora, per tanti versi, così disorganizzataf) dimostrano che allorchè l'analfabetismo germina sul terreno dell'antiscolasticità, le condizioni per cui un minore può essere trascinato al mal fare si moltiplicano e si infittiscono. Nello spoglio delle schede relative ai condannati minorenni nel corso di un quinquennio, si è potuto constatare che, nel cerchio della scolasticità, il numero dei condannati analfabeti è quasi il doppio degli altri condannati: l'l,Sl rispetto allo 0,70. 310 milioni di copie Ora, è universalmente ammesso da tutti gli studiosi, come affermava Joubrel, che la delinquenza non nasce un bel mattino dal capriccio di un ragazzo perverso, ma è il risultato di una combinazione di forze. Ecco perchè ogni azione preventiva deve prefiggersi di disgregare queste forze e di annullarle. Le pubblicazioni a fumetti costituiscono una forza criminogenat E' lecito tarlare, in cospetto dell'orientamento cui obbedisce cotesta stampa, di suggestione e di rapporti di causalità con la criminalità minorile f Tutti gli studiosi convengono nell'affermarlo. E se — come osservava il prof. Carnevali — non e lecito dimenticare che la stampa è stata definita schiava e tiranna dell'opinione pubblica; che essa è un mezzo di espressione del móndo in cui viviamo; che non è, in fondo, colpa sua se questo mondo non è- quale dovrebbe essere ed ama più il vizio che la virtù, più il male che il bene; se un'aura di adattamento al delitto si è venuta, via via, diffondendo, ovunque, e in tutti gli strati sociali, cosicché ogni qualvolta un crimine passionale vien consumato, attorno al protagonista si ergono tutti compatti, (masse, intellettuali ed incolti) in un giudizio ammirativo per l'atto ócraordinario compiuto, ciò non vuol dire che si debba indulgere in eterno e supinamente a questo pericolosissimo andazzo. Il problema, a tutt'oggi insoluto, sarà oggetto ancora di discussioni. E chi lo sa per quanti mesi od anni ancora. Il legislatore, da noi, non ha fretta: procede sempre con passo podagroso. Intanto il fenomeno della stampa a fumetti, anche a prescindere dagli effetti perniciosi che può offrire per la gioventù, si dilata senza freni e senza disciplina. Stando alla statistica elaborata da Claudio Bucciarelli, in Italia si pubblicano annualmente SJf periodici e HO albi per ragazzi: sono sei milioni di copie alla settimana, più di 310 milioni all'anno. Stabilito, con lata approssimazione in difetto, il costo medio di ogni copia in lire trenta, i nostri ragazzi spendono, ogni settimana, nei giornali a fumetti 180 milioni, quasi dieci miliardi all'anno. C'è da rimanere esterrefatti, soprattutto se si pon mente a quello che affermano, in coro, educatori sociologi e criminologi, Francesco Argenta

Persone citate: Alessandro Marani, Carnevali, Claudio Bucciarelli, Padellaro, Parisot

Luoghi citati: America, Bologna, Italia, Nancy, New York, Roma