Dante illustrato e Manzoni

Dante illustrato e Manzoni —= IL LIBRO DEL GIORNO s=— Dante illustrato e Manzoni In una collezione che s'intitola c Parnaso Italiano » l'editore Einaudi presenta un primo volume: Dante, la poesia. Sull'utilità, 1 pregi di questa ampia raccolta della nostra lirica che includerà la contempo ranea e dedicherà volumi singoli ai maggiori e antologie agli altri, è rinviato naturalmente 11 giudizio a opera compiuta, ma si può senz'altro dire ebe l'impresa è bella e 1 suoi criteri direttivi — scelta abbondante, quadro generale armonico, commenti sobriamente dichiarativi — son tali che convinceranno un pubblico bene interessato, di buon gusto, a vedere in essa qualcosa di pratico, cioè a portata di mano per una lettura misurata e agevole, volta a intendere meglio anche quelle stilistiche e quelle tematiche in cui si precisa nei secoli e negli autori la vicenda poetica. Auguriamoci bene, e limitiamoci intanto a presentare questo primo volume. C'è tutto il Dante lirico, cioè quello della Divina Commedia, delle Rime varie e delle poesie sciolte del contesto della Vita Nova e del Convivio, sulla base di edizioni critiche autorevoli. La prefazione del curatore Cesare Garboli è nella sua brevità assai densa e succosa; a rileggerla attentamente acquista chiarezza e forza, e vien solo da chiedersi se essa trovi poi il suo riscontro, cioè modo di illuminarsi meglio nel commento. Dante è poeta di un passato morente, di un'immensa rovina (e come « umana figura », davvero c spersa nell'età nuova che stringe, che 10 supera e non l'ascolta * ), ma egli si alza a giudicare la realtà e nel tempo stesso a ricostruirla con la forza che gli viene dal < retaggio ancora operante di un sistema ideologico compatto e saldo », 11 quale non può dunque essere estraniato dal resto — la poesia cosiddetta pura, le gemme liriche — come struttura e schema dottrinale. Questo è uno dei punti giustamente toccati dal Garboli. e forse voleva più lungo discorso. Le note sono stringatissime, chiare, esatte, sufficienti; anche se la poesia della Commedia, per essere bene intesa, non possa sempre, e forse mai. conten¬ tarsi di una spiegazione letterale. Un esempio qualsiasi: i due celebri versi finali dell'episodio di Pia de' Tolomei (< Salsi colui... », V° del Purgatorio) letteralmente si spiegano « lo sa bene colui che quando m'amava sposandomi m'aveva dato il suo anello nuziale»; ma resta tuttavia un capzioso enigma. L'interesse del libro è accresciuto dalle illustrazioni, le quali, con una intenzione ancora più meditata che in saggi precedenti, non si limitano a cercare una specie banale di equivalenza al testo. Secondo un suggerimento che viene dal Berenson ricordato opportunamente dal Longhi (discutendo del Poema che il Dali dovrebbe illustrare), il miglior commento figurativo a Dante sarà sempre quello delle « immagini dedicategli fra il Tre e il Quattrocento, quando, cioè. Dante s'intendeva ancora, più direttamente, quasi senza bisogno di storicizzare; ed è perciò più verosimile che le illustrazioni riuscissero a rendere con una discreta approssimazione persino quelle che sono state le immagini visuali di Dante stesso ». Nel nostro caso, sono state scelte le meravigliose miniature del codice senese per Alfonso d'Aragona, del principio del '400, opera di Giovanni di Paolo e di un altro grande, che un tempo si disse il Vecchietta. E passiamo a un altro libro che onora la cultura e l'editoria, contentandoci anche qui di una segnalazione. SI è iniziata l'editio maior delle opere manzoniane (Casa del Manzoni. Sansoni ed.) con un volume curato dall'insigne studioso Ireneo Sanesi, comprendenti le « poesie rifiutate » e gli < abbozzi delle riconosciute ». Anche se questa edizione nazionale non potrà avere tutto quel meticoloso apparato che il piano di essa in un primo tempo si riprometteva, accogliamo di buon grado, giustificandoci le difficoltà varie di ordine pratico, anzi esclusivamente economico, i risultati già vistosi, già soddisfacenti, di queste pazientissime fatiche. Piacerà anche al lettore non specializzato, cui forse l'idea che la lirica del Manzo¬ ni sia davvero grande e originale rimane ancora peregrina, rendersela qui più famigliare, seguendo il percorso dalla prima all'ultima redazione dei componimenti. E registrando gli scatti della celebre improvvisazione (ossia la tumultuosa creazione) del Cinque maggio, come di ogni altra lirica, compresa, tra le rifiutate, quella dell'Ognissanti che ha un ammirevole frammento, sentirà di dare ragione al Tommaseo che diceva: « Esemplari sono le correzioni de' grandi maestri. Chi non iscorre con piacere le varianti del Canzoniere di Laura? Chi non vorrebbe studiare sulle varianti del divino Poema?... Son queati i confronti che rivelano i secreti dell'arte, che mostrano la delicatezza del gusto, i bisogni del genio ». Il Sanesi cura e illustra questi secreti e delicatezze e bisogni come meglio non si potrebbe, in un'amplissima introduzione, in cui tutto il lavorio critico suo e di altri è giustificato e chiarito, fin nella minuzia: aggiunge ai suoi meriti una caratteristica, personalissima, che è la confidenza col lettore circa la storia privata delle sue ricerche. Poiché un nome di erudito; bibliofilo qui di frequente s'in-i contra. ed è quello di Marino Parenti, ben noto per l'esperienza grandissima e la fortuna che di solito accompagna non il gioco, ma la sapienza e la pazienza amorosa del ricercatore, citerò il suo Ottocento questo sconosciuto (Sansoni ed.), bella raccolta di suoi già apprezzati saggi, di curiosità letterarie, di gran rilievo molte, di prima mano tutte. Ci son qui numerose pagine manzoniane e ritratti di vecchi e poco conosciuti editori, scorci di artisti e recondite memorie. Di ùn vecchio libretto il Parenti fa questo giudizio: « Prosa limpida, senza contorcimenti, in cui la nota erudita o l'aneddoto non turbano mai la chiara visione critica; libro utile almeno quanto piacevole ne è la lettura. In fondo, a saperlo fare, i libri dovrebbero esser scritti cosi » Ebbene, il suo è scritto cosi. fr. ant.