Le meraviglie del Levante

Le meraviglie del Levante —™ IL LIBRO DEL GIORNO Le meraviglie del Levante Questo settimo centenario della nascita di Marco Polo, fin qui già cosi fiorente di studi e ristampe (d'una delle quali fu ampiamente trattato in queste colonne), vuol chiudere, come s'usa dire, in bellezza; su una nota così filologicamente alta da fare onore e alla cultura e all'editoria Iitaliana. Intendiamo 11 nuovo Milione della collezione: < I Classici Mondadori >, nel quale la squisitezza tipografica va di pari con l'efficacia strumentale; libro sì da vagheggiare come cosa bella, ma anche e più da leggere e consultare come utile quanto amabile breviario di devozione poliana. Perchè la novità di detta stampa, la quale ha avuto le dotte cure di Ranieri Allulli, è di riscontrare e compiere 11 testo più popolare del Milione, il trecentesco fiorentino detto < l'Ottimo > o < della Crusca >, col testo francese dell'edizione integrale che fu gloriosamente restituito da Luigi Foscolo Benedetto; per modo che in parole povere il lettore passeggia i due versanti, l'originario francese e il volgarizzato, dell'antico capolavoro. Oltre di ciò il volume reca in note aggiunte e passi d'un altro famoso testo poliano, il veneziano e cinquecentesco Ramusio; mentre all'occhio dà sedici tavole che riproducono le miniature del Codice Bodleiano di Oxford. Ma perchè il lettore medio non si spaventasse, reputando questo un Milione da filologi soltanto, l'Alluni medesimo, con una piacevole e bene ordinata introduzione, ci ha preparato l'accesso anche ai più sprovveduti, facendosi a narrare come a veglia chi fossero i < nobili signori Polo>, la prima andata dei fratelli Niccolò e Matteo alla corte di Cublai, che fu da mercanti («por gaagner et por fer leur proflt >) ; la seconda, col giovane Marco, figlio di Niccolò; le lunghe peregrinazioni, dimore e missioni del Nostro in Cina; 11 ritorno in patria (dove, secondo il Ramusio, non ci fu chi a tutt'a prima Io ravvisasse sotto l'orgogliosa cera del cercatore di mondo), la prigionia nel carcere di Genova, il dettato del ricordi al compagno Rustichello, e in- somma quel romanzo fuori del, romanzo (dall'Allulli meglio ! accertato in parecchi punti), che furono le circostanze dalle quali oi venne il meraviglioso libro, disserrante con la grazia di un novellino, in pia I di Levante rmescolanza del reale col so-ivrannaturale, le favolose terre | - Ma dopo tanta luminaria, | che cominciò anche prima deli centenario, col Momigliano, il Flora e altri critici, non porteremo i nostri moccoli alla rivalutazione estetica del libro di Marco, poema della memoria, canzone di gesta di un italiano del Duecento; e tanto meno alla storia della sua restaurazione filologica, così ben discorsa anche dall'Allulli. Ci ristringeremo a una notizia e un'osservazione, frutto l'una e l'altra dell'avere riletto con rinnovato piacere l'antico libro in questa nuova ristampa. Come s'intitolasse il perduto originale rustichelliano, Livre des mer- veilles du monde o Le divisa-1 ment du monde, la sua mate-!ria passò in Italia col nome di < Milione >, sulla cui origine, dopo il tanto arzigogolare che s'è fatto, resta salda la spiegazione del Ramusio. Che concorrendo si può dire tutta Venezia a visitare e intrattenere l'illustre viaggiatore per domandargli delle cose del Catai e del Gran Cane, come quello che nel discorrere delle gran ricchezze colà vedute, riferiva tutto a milioni, < gli posero per cognome messer Marco detto Milioni» (tanto il gusti) dei nomignoli è radicato anche nel reverenti), il quale, prima applicato all'uomo, passò poi alla sua creatura. L'osservazione è che In chiave di francese antico /.' Milione acquista grazie nuove, e che pur senza niente detrarre alla sapida classicità della redazione toscana, molti epi-sodi, come quello della montagna di Baldac, tramutata dalle preghiere del calzolaio, quello della donzella Aigiaruc tenzonante di spada coi suoi pretendenti e altri luoghi celebri, vi respirano e tondeg giano meglio; senza dire che rispetto all'Ottimo non pochi capitoli sonò nuovi di zecca.Declinando insomma il cen- , tenario poliano, questa nuova ! edizione critica del Milione ci dà speranza che passata la festa, non sarà gabbato il santo; che il vetusto capolavoro, quale oggi ci viene presentarlo, sia per entrare nel novero idei classici più frequentati e | amati. 1 | i * * Presso lo slesso editore Mon. dadori, nella collezione: <I classici contemporanei italiani >, vedono la luce, per la prima volta riunite in un vo- lume unico, le Prose di Ada Negri, un ricco e bel libro di; oltre mille pagine, che amari-1 candosi a quello, uscito tem-j po fa, delle Poesie, compie e ferma la prospettiva di quest'operosa scrittrice, la cui fortuna, già grandissima, non è poi stata tanto sbertucciata dal mutare dei gusti e delle scuole poetiche. Il volume, comprende quantità di novelle già raccolte sotto i titoli: Le solitarie e Finestre alte, il 1 romanzo Stella mattutina, in !cul Parve a. un crit!c0 che la poetessa, già un po' manierata, ritrovasse semplicità e getto, una serie di ritratti di donne (Sorelle), orazioni, bozzetti, e sparse prose riducibili al segno della oggi un po' screditata prosa poetica, ma che pur rendono testimonianza, meglio d'altri lavori più organici, dell'ispirazione e dell'arte della scrittrice. Nella dedicatoria d'una di queste opere, la stessa Negri dà in una definizione che si può bene estendere all'intera partitura | izile sue prose: < pagine In-1 quiete, di donna che sta ancora cercando se stessa... >. E il devoto editore: < La donna si stava forse ancora cercando; la prosatrice s'era invece trovata ed era pari alla poetessa consacrata a fama duratura. Pagine inquiete, per- 1 t < VerltàT tanto rispecchiano la vita tormentata e oscura degli umili e la vita lucida ma ugualmente tormentata dei più favoriti >. La sollecitudine sociale, che fu tra le maggiori corde della poetessa proletaria, vibra lanche nella prosatrice, ispira | le più belle pagine di questa Iraccolta, infonde in tutte un1 sentimento moderno. 1. p. j

Luoghi citati: Cina, Genova, Italia, Oxford, Venezia