La giornata degli incontri

La giornata degli incontri IN SPAGNA NON BISOGNA AVER FRETTA La giornata degli incontri Le città sono isole ospitali dopo lunghe navigazioni-Uno spagnuolo impaziente ed il problema del progrèsso - Il contadino che pareva un santo di Zurbaran "Se ce un rimedio non ti preoccupare, e se non c'è, perchè ti preoccupi?,, iiiiiiiirtiiuiiiiiiiiiiiiiMMiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiii (Dal nostro inviato speciale) Madrid, dicembre. Tra una città e l'altra si distende smisurata e squallida la terra rossastra, come le foglie d'autunno, e, altrove, bruna segnata da bianchi frangenti di rocce calcinose. Talvolta è variata da alture bizzarre sgretolate sulla cima dai venti e dalla pioggia, così da illudere vi siano antichi castelli in rovina. Qualche albero forma ogni tanto una nera macchia sul rosso orizzonte e sovrasta persistente un ampissimo cielo leggero con veli di nubi fuggenti fino al limite di lunghe catene di montagne azzurrine, appena chiazzate di neve. Sono le città isole ospitali dopo lunghe navigazioni, intense, frenetiche di vita, concentrate alla cerchia delle loro mura o dei sobborghi poveri e sconnessi o di un fiume in magra. Anche Madrid è una tale isola nel vasto mare ondulato che la circonda. L'altro giorno pre- so dall'estro di liquidare tutte le mete turistiche convenzionali, mi alzai alle otto. Nella nebbia mattutina le grandi strade in salita e in discesa affondavano vuote tra gli alti palazzi terrei, come tra alture intersecate. Naturalmente fu del tutto vano che mi alzassi a quell'ora per concludere qualcosa, a Madrid, dove si va a letto alle tre della notte. Funzionavano solo i tranvai e la certosa di Sant'Antonio della Florida, dove è sepolto Goya, che volevo visitare si sarebbe aperta alle undici. Il Palazzo Reale si sarebbe aperto alle dieci e mezzo, fui così costretto a ripiegare verso l'albergo, ma non riuscivo a trovare il punto dove si sarebbe fermato il tranvai numero nove. Non vi era alcuna indicazione nel viale, quando un signore spagnolo venne a me per chiedermi dove era la fermata di quel tranvai. Eravamo nella stessa condizione, dissi che ero italiano e avevo oramai capito che in Spagna non bisogna avere fretta. A lui parve avere trovato un'anima consolatrice e mi si aperse con foga. Era appena arrivato da Barcellona, aveva affari urgenti da combinare, doveva incontrarsi con uomini importanti della capitale per avere il loro appoggio, ma era contrariato dal tempo che gli toccava perdere, c Sì, soggiunse, in Spagna non bisogna avere fretta, ma così rimarremo sempre indietro di cinquant'anni sulle altre nazioni. Ha visto come funzionano da noi le impiegate della posta per fare una raccomandata? Una rilascia la ricevuta e l'altra attacca lo scontrino, mentre conversano amabilmente sul bello e sul brutto tempo. Per tre giorni alla settimana non abbiamo luce elettrica e nelle fabbriche si lavora solo di notte. Come si può progredire? E in Italia come va? ». Per consolarlo gli risposi che tutto il mondo è paese, e anche in Italia si progredisce senza fretta. Mi chiese ancora se con tutto questo da noi la vita fosse tranquilla. Lo assicurai che tutto era tranquillo e allora anch'egli mi disse che infine anche in Spagna tutto era tranquillo. In quel momento arrivò il tranvai numero nove e si fermò proprio davanti a noi. Rasserenati come se il progresso si fosse avverato, salimmo col sorriso sulle labbra. Quel giorno doveva essere dedicato agli incontri per la strada invece che alle mète turistiche. Nel pomeriggio andai per un'autorizzazione a un ufficio governativo che mi avevano detto era aperto fino alle cinque, invece era chiuso. Me ne andavo preso dal dispetto, quando un uomo dal volto olivastro, come un santo di Zurbaran, nero nello sguardo attonito, nero nelle sopracciglia e in tutto il vestito fino al berretto, mi chiese timido dove fosse l'Ospedale Provinciale. Guardai nella carta e gli indicai la strada. Gli domandai di dove veniva, veniva da Segovia, dove faceva il contadino ed era giunto a Madrid per visitare suo padre che era ammalato. Tutte le sue speranze che potesse riprendere la salute di un tempo stavano nei famosi medici della capitale, ma gli portava la buona notizia che sulla sua terra aveva piovuto e così il frumento avrebbe germogliato bene. Nella disgrazia questo era un grande sollievo ed era certo che a suo padre questa notizia avrebbe fatto bene come una medicina. Volle sapere se l'ospedale era distante, lo era assai. Mi chiese se vi era un tranvai per andarvi, ma non glielo sapevo indicare. Soggiunse che sarebbe andato a piedi, era abituato a camminare. Dissi che avrebbe perduto molto tempo e che a Madrid II tempo era assai denaro. Sorrise lievemente nel suo duro volto e mi rispose con un altro proverbio: « Se c'è un rimedio non ti preoccupare, e se non c'è, perchè ti preoccupi? ». La sua voce era sommessa, ma sicura nel dare quella specie di responso da Sibilla. Sempre con un tono di grande rispetto mi ringraziò nel salutarmi e si confuse tra la folla. Feci buono anche per me quel proverbio: non dovevo preoccuparmi se l'ufficio era chiuso, il mattino dopo sarebbe stato aperto. Non avevo ancora terminato quella via che una donna anziana, rugosa in volto, cerulea nello sguardo, presa a braccio da una ragazza, mi fermò per chiedermi dove fosse la chiesa di Sant'Ignazia. Consultai ancora la carta e risposi che era vicina. La ragazza era incipriata con abbondanza e il rossetto alle labbra era dato male: erano di certo della campagna. Venivano dalla Mancia, il prete del loro villaggio aveva fatto una lettera di raccomandazione per il prete di quella chiesa per mettere la ragazza a servizio. Entrambe erano vestite del loro meglio, con una stoffa che voleva apparire di seta e qualche gioiello a buon mercato scintillava pallido sul petto. La donna disse che era vedova, che la figlia era ormai grande, tutta la sua speranza era nel lavoro che avrebbe fatto a Madrid, dove le cameriere sono ricercate e pagate bene. Sua figlia avrebbe imparato a tenere una casa in ordine e quando si sarebbe sposata avrebbe fatto onore al suo uomo. La ragazza sorrideva furbesca tra i riccioli disposti con cura. Nel piccolo villaggio della Mancia, non vi era nulla da imparare, ma si viveva come le pecore. Eravamo giunti alla chiesa e mi lasciarono dopo avermi detto che speravano nella grazia di Dio, il quale aveva già concesso di incontrarsi con me, che avevo loro fatto trovare quella chiesa, dopo averla invano cercata da mezz'ora, E scomparvero per la porta di lato, sempre prese a braccio, come per non sperdersi, come per farsi coraggio l'una con l'altra. Allora mi riapparvero più squallide ancora le terre che si distendono immense fuori dalla città, con montagne lontane al limite dell'orizzonte, e lunghe nubi livide, argentee e rotolanti danno, quando arriva lo scirocco, il solo variare del cielo e della vita. Giovanni Comisso L'orologio Wyler Vetta è l'unico munito del bilanciere brevettato Incaflex a bracci Qmsibili che annulla gli urti. E' costruito con materiali di primissima qualità e secondo i più progrediti principi dall'orologeria svizzera di alta precisione. Soddisfa le più raffinate esigenze grazie alla serie dei suoi modelli modernissimi ed eleganti. L'orologio Wyler Vetta riunisce in sè le migliori caratteristiche tecniche conosciute dall'arte orologiaia Vfifler Veffa

Persone citate: Giovanni Comisso, Goya, Segovia, Wyler Vetta