Riservato al mulo il posto più asciutto della grotta di Arrigo Benedetti

Riservato al mulo il posto più asciutto della grotta — LA SICILIA ESCE DAL SONNO DEI SECOLI =— Riservato al mulo il posto più asciutto della grotta Ritratto sociale di una piccola città - Vizi cardiaci, reumatismi, rachitismo sono attributi quasi naturali degli "aggrottati,, - Madida la coperta del letto e piogge inaspettate • La coabitazione con gli animali è generale - Mancano 240.000 stanze - "In certe condizioni di vita - ha detto un sacerdote - non si sa come pesare i peccati della carne,, lllllllllllIIIIIIIIIIIIlIlllllllllllllllllIIIIIIIIItlllllll(Dal nostro inviato speciale) Catania, dicembre. La sera che tornai da Scicli dopo aver visto le grotte in cui vivono più di quattromila contadini e braccianti, mentre gli occhi erario ancora pieni dello spettacolo di quella antica miseria, il pensiero correva su nelle felici province dell'Italia centrale e settentrionale. « Lassù — dicevo tra me — finisce la gaia domenica. Le case della pianura e delle colline sono illuminate. Anche la radio è accesa per le notizie sportive. Le immagini della televisione attirano gli avventori nei caffè, nelle osterie. Davanti ai cinema c'è la fila. Sulle strade corrono tante automobili, i motoscooters s'insinuano nei sentieri che portano alle cascine. Le ragazze con ancora addosso gli abiti festivi che per alcune ore le hanno rese uguali alle signorine di città s'inginocchiano o si siedono sul seggiolino per mungere le vacche nelle grandi stalle. La gente è felice, gonfia di cibo e di riposo. Possibile, di lassù, immaginare quello che oggi io ho visto qui a Scicli t ». L'inizio del tempo Scicli è una piccola città nella cotica in cui sboccano i torrenti di San Bartolomeo e di Santa Maria Nova, da due vallate che in realtà sono due strettissimi corridoi di pietra. Il cimitero che si vede arrivando da Modica dà il ritratto sociale della cittadina. Al centro, le cappelle dei ricchi; in disparte, quasi inghiottite dalla terra, le croci dei poveri. La stessa divisione si riproduce nell'abitato. Gli agricoltori, gli artigiani benestanti, gli avvocati, i commercianti abitano vecchie case ad uno o a due piani, raccolte intorno alla chiesa principale e al municipio,- gli altri vivono nelle grotte che traforano le pareti delle due valli. Li chiamano jli « aggrottati ». / vecchi dicono: « Ci stava mio padre, il padre di mio llliilllIIIlllllllllllIIIIIIillllIIIIIIIIIIIItlItlllIllllllllB l e i a o padre », con un gesto che indica l'inizio del tempo quando Adamo ed Eva, peccatori, lasciarono il paradiso terrestre e vennero ad abitare le grotte di Gasmena, come anticamente si chiamava la città. Eppure quella domenica, nelle valli di San Bartolomeo e di Santa Maria, c'era aria festosa. Gli aggrottati avevano allineato nel fondo valle, con le stanghe rivolte in su, i carretti dipinti. I muri ed i somari erano nelle grotte con la famiglia. Coloro che obliano la parte più alta, dove s'arriva percorrendo sentieri difficili, avevano lasciato gli animali in certe casupole costruite a ridosso della roccia. Via via che salivo, incontravo uomini vestiti di nero, col berretto nero. Premurosi si scostavano perchè passassi più agevolmente-; borbottavano un « Buongiorno », un « Dio sia con voi », o qualche cosa di simile. Vidi piccole e sorridenti vecchie, che spesso avevano ventanni meno dell'età apparente, farsi ' sulla porta della grotta, invitarmi ad entrare; mentre le .figlie, piccole di statura, coi fianchi e il petto sviluppatissimi, si ritraevano nell'ombra. Rare le donne giovani, quasi il matrimonio le avesse prese bambine e subito trasformate in anziane. Gli aggrottati sono una popolazione che ha caratteristiche sue. I vizi cardiaci, i teumatismi, il rachitismo sono malattie comuni, considerate come attributi della natura umana. Appena entravo, gli aggrottati diventavano ossequiosi, sornioni. Quando i miei occhi erano attratti da inattesi aspetti quasi confortevoli dell' abitazione, come un forno ingegnosamente costruito, subito qualcuno mi metteva una mano addosso, m'indicava lo stillicidio dell'acqua in una catinella posta su un letto. Non capivo perchè il letto fosse stato lasciato sotto lo stillicidio, mentre avrebbe potuto essere spostato in un punto meno umido; ma osservando il pavimento pieno di pozzanghere, capivo che le cadute dell'acqua dovevano essere irregolari, come se l'umidore trasudato dalla volta di pietra color tabacco, si raccogliesse a capriccio ora qua ora là, producendo inaspettate piogge. Una vecchia mi fece toccare la coperta della branda su cui giaceva per i reumatismi: era madida. Quando mi fermai ad osservare un mulo che si trovava nell'unico punto asciutto della grotta, mi sentii addosso lo sguardo di gente che aspettava da me un elogio. Quando muore la giumenta Non è questione di versante fonico o tirrenico; la maggioranza dei contadini e dei braccianti siciliani vive in case che se non sono grotte non risultano tuttavia più igieniche. La coabitazione con gli animali è generale. Un architetto che lavora per l'ESGAL (ente siciliano case ai lavoratori), mi ha detto: « Quando disegno un'abitazione per i contadini, faccio in modo che vicina alla camera da letto in cui fatalmente si raccoglierà la famiglia, ci sia una stanza dove possano essere sistemate le bestie. Nei primi tempi nessun contadino dormirà, se non udrà nel sonno il fiatare dell'asino o del mulo. Gli animali rappresentano la sua ricchezza; quando muore una giumeìita, in certi paesi la famiglia riceve le condoglianze come fosse morta una persona di casa». Presa nell'insieme la popolazione dei centri affollati che superano i ventimila abitanti (in Sicilia ventimila abitanti non sono eccessivi per un centro rurale), arriva a 42S.O00 unità con poco più d'ottantamila vani disponibili, ciò che dà un indice medio di i.JS per stanza. E questa media sale a 5 nella provincia di Messina, a 5,60 in quella di Catania, fino al massimo di 5,80 a Caltanissetta. Se si tiene conto che l'indice medio nazionale è di 1£, ne risulta che per portare a questa media l'indice siciliano occorrerebbero all'incirca 240.000 stanze. Certo, il governo regionale ha fatto in pochi anni più di quanto fecero i governi centrali dall'unità alla guerra. Per esempio, in Sicilia t resti della scenografica architettura fascista non hanno risalto, a differenza di ciò che accade a poche ore di navigazione, di là dal mare, sulla costa libica. Il risanamento edilizio siciliano cosi diventa un compito che non potrà essere risolto in tina generazione. L'ESCAL ha un programma d'edilizia popolare per sci miliardi; ma che cosa sono i 16.831 vani previsti con questa spesa a petto dei 21)0.000 che occorrono? Il «miracolo» del masso Intanto a Licata, uno dei Comuni più poveri della costa meridionale, tremila delle novemila famiglie vivono in una sola stanza. Sull'amena collina che domina la città, mille persone abitano case che in realtà sono stalle. A Modica mille e cinquecento famiglie stanno in ambienti che qualsiasi ufficio d'igiene del centro e del nord dichiarerebbe inabitabili. Nelle grotte della collina che guarda il centro cittadino altre decine di famiglie. Se ci si sposta nei putiti più progrediti dell'isola, ct Messina, troviamo nella caserma Cuccar elio un affollamento che ha fatto dire ad un prete: « In certe condizioni di vita il sacerdote non sa come pesare t peccati della carne... ». A Caltanissetta, ombellico della Sicilia e capoluogo di una provincia dall'agricoltu¬ ra abbastanza progredita, l'affollamento dei quartieri di Santa Flavia e di San Domenico conduce a non diverse valutazioni morali. Si tratta di quartieri posti nella parte più alta della città. Vi arrivai una sera così tiepida che pareva non di dicembre ma di fine agosto. Le donne scambiandomi forse per qualche agente assistenziale mi accolsero con sottintesi polemici. Quando entrai nella caserma di Santa Flavia zeppa di famiglie di zolfatari e di braccianti, l'odore della miseria mi stordì. Alcune donne preparavano la minestra in certi barattoli slabbrati; altre lasciate le pentole vennero a rimproverarmi qualche cosa. « Viene da Palermo », dicevano. Ora che la Sicilia si sveglia, i segni dell'abbandono secolare risultano per naturale contrasto più tragici e più ricchi d'ammonimento. Le poche rase costruite nelle valli degli aggrottati di Scicli sono certo una promessa di migliore avvenire ma si direbbero assttrdi campioni, segno della furbizia dei potenti. Le stesse opere che l'Ispettorato regionale dei LL. PP. ha costruito per ■iiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniili contenere i torrenti paiono assurde come la luce elettrica che il Municipio ha fatto giungere fino alle grotte. Come se si volesse circondare di comodità moderne una atroce miseria che invece si vorrebbe cancellata rapidamente. Lungo le pareti rocciose è un continuo rotolare di sassi. Nella valle di San Bartolomeo, la notte tra il dieci e l'undici dello scorso gennaio, accadde quello che gli aggrottati chiamano il miracolo. S'era staccato dalla parte più alta del monte un masso di una quarantina di tonnellate; ed era venuto giù schiantando fichi d'India ed altre piante; ma un carrubo lo fermò. Ora è lassù, imbrtgliato da un muro costruito dal Comune. Se fosse sceso, pensavo guardandolo dal basso, gli abitanti delle catapecchie a valle sarebbero stati schiacciati. Non so se espressi a voce alta questo pensiero. Fatto sta che il contadino che m'aveva indicato il carrubo miracoloso mi disse: « Se fosse sceso, Dio ne guardi, avrebbe ucciso i nostri muli! ». Arrigo Benedetti iiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiniiiiiiiiMiiiiiiiiMiiiiiiiiilli